Prima crisi nel mercato di lavoro tedesco Gli immigrati incominciano a ripartire di Tito Sansa

Prima crisi nel mercato di lavoro tedesco Gli immigrati incominciano a ripartire Aumenta il numero dei disoccupati e degli orari ridotti Prima crisi nel mercato di lavoro tedesco Gli immigrati incominciano a ripartire (Dal nostro corrispondente) Bonn, 8 ottobre. Comincia a farsi seria anche in Germania la situazione sul mercato del lavoro. In settembre — come ha informato oggi il presidente. dell'ufficio centrale del Lavoro di Norimberga, Josef Stingi — il numero dei disoccupati è aumentato solo del 5,7 per cento rispetto ad agosto (da 527 mila a 557 mila), ma è più che raddoppiato rispetto a un anno fa, quando fu di 219 mila unità. Il tasso di disoccupazione (considerato «normale» a guota 1,5 per cento, è ora del 2,4 per cento). Ma esso non tiene conto di coloro — in primo luogo stranieri — che, perduto il posto di lavoro, hanno abbandonato la Germania. Questo dato dei «lavoratori ospiti» che sono rientrati in patria è finora stato taciuto, con la spiegazione che i «computers» di Norimberga non ne tengono conto. Oggi — per la prima volta — è stato fornito, sia pure in forma approssimativa: dei 2 milioni 595 mila stranieri che lavoravano nella Repubblica federale a fine settembre 1973 ne sarebbero rimasti «all'inarca» 2 milioni 400 mila o 2 milioni 450 mila, cioè i rimpatri per rotazione o per abbandono si aggirano tra le 145 mila e le 195 mila unità. Quanti tra di loro gli italiani? I perfettissimi cervelli elettronici non lo sanno, gli esperti ritengono che il numero dei nostri connazionali sia diminuito «all'incirca» da 450 mila (settembre 1973) a 400 mila. I disoccupati italiani — che riscuotono come sussidio di disoccupazione il 62,5 per cento del salario netto, più 13 mila lire mensili per ogni persona a carico — erano a fine settembre 14.224, cioè 3.73G più che il mese precedente, e per la prima volta il tasso di disoccupazione degli italiani ha superato quello dei tedeschi (circa il 3,5 per cento contro il 2,4 per cento). Lo stesso vale per turchi, jugoslavi, greci, spagnoli e portoghesi. Più che il ninnerò dei disoccupati (in particolare nell'industria meccanica, negli uffici amministrativi, nei grandi magazzini, nei trasporti, nell'edilizia e nel settore tessile), preoccupa l'ufficio del Lavoro dì Norimberga l'enorme aumento del numero di coloro che lavorano a erario ridotto. Da agosto a settembre è più che raddoppiato, da 105 mila a 265 mila unità (in particolare nell'industria automobilistica in crisi), mentre il numero dei posti di lavoro disponibili è sceso a 29S mila. Nell'esporre le nuove cifre, Josef Stingi ha invitato a non drammatizzarle, benché siano «preoccupanti», perché per la prima volta dopo molti anni il numero dei disoccupati è aumentato in settembre, che normalmente era il mese della ripresa del lavoro prima del boom natalizio. Ciò fa prevedere Che il numero dei senza lavoro aumenterà «notevolmente» mi prossimi mesi, ma «è poco probabile» che toccherà il milione di unità. Se nei prossimi mesi dovesse aggirarsi siigli 800 mila, l'ufficio centrale del lavoro dovrà sborsare tutte le proprie riserve di circa 1200 miliardi di lire e poi chiedere l'intervento dello Stato. Ufficialmente, i datori di lavoro non fanno alcuna distinzione tra lavoratori tedeschi e «lavoratori ospiti», quando si tratta di licenziare. Ma in pratica, questi ultimi cominciano a venire discriminati, in particolare quelli provenienti da Paesi non appartenenti al Mec (cioè tutti, esclusi gli italiani), ai quali sovente le autorità non rinnovano il permesso di soggiorno. E Josef Stingi, per quanto rifiuti qualsiasi discriminazione dei lavoratori stranieri (che sarebbe gradita alle maestranze tedesclvs e anche ai sindacati), confida di salvare l'occupazione degli indigeni mediante rimpatri «spontanei» imposti dalla libera economia di mercato. In un'intervista ha detto: «Sono convinto che molti stranieri rimpatrieranno spontaneamente, perché non si fanno più ore straordinarie» (cioè viene a mancare il motivo per cui sono venuti, guadagnare il più possibile nel più breve tempo possibile). Un allettamento ad andarsene è stato offerto dalla più grande industria automobilistica, la «Volkswagen», il cui presidente Rudolf Leiding ha offerto a 6 mila dipendenti premi straordinari di liquidazione a coloro che si dimetteranno. A Wolfsburg, dove gli italiani sono circa 5 mila ,già 700 nostri connazionali — secondo informazioni di buona fonte — si sono messi in lista nelle prime 24 ore. Coloro le cui domande verranno accolte, riceveranno somme varianti tra un milione 200 mila e 2 milioni e mezzo di lire. Tito Sansa

Persone citate: Josef Stingi, Rudolf Leiding

Luoghi citati: Bonn, Germania, Norimberga, Wolfsburg