Merckx: "Ancora due anni e poi smetto ma continuerò a vincere fino all'ultimo,, di Maurizio Caravella

Merckx: "Ancora due anni e poi smetto ma continuerò a vincere fino all'ultimo,, Il campione del mondo parla del suo lavoro e dei suoi programmi Merckx: "Ancora due anni e poi smetto ma continuerò a vincere fino all'ultimo,, "Le gairibe sono buone, il viale del tramonto è lontano" - Eddy, con entusiasmo, confessa che correrebbe anche gratis "Soltanto in sella mi sento veramente me stesso" - "Non sono un robot, soffro e ho un cuore come tutti gli altri" (Dal nostro inviato speciale) Canonica Lambro, 8 ottobre. Chi si diverte a fargli i conti in tasca, assicura che nel capace portafogli di Eddy Merckx entrano non meno di trecento milioni l'anno: uno al giorno, in pratica, considerando due mesi di pausa invernale. Potrebbe vivere di rendita da gran signore limitando le sue apparizioni alle « classiche », invece corre tre o quattro volte la settimana, magari in paesini sperduti. Ieri ha gareggiato in una kermesse in Belgio sotto la pioggia, oggi è a Canonica Lambro (mille abitanti scarsi, inutile cercarla sulle carte geografiche) e si allena per la Coppa Agostoni. Vinca o perda, per lui non cambia nulla. Ma Eddy vuol vincere lo stesso. Come un purosangue di razza, che non sopporta neanche una mosca davanti al naso. Ammucchia soldi, semplicemente perché se continuano a darglieli lui continua a prenderli. E non ha neppure il tempo per spenderli, visto che per almeno nove mesi l'anno, va a casa solo per cam.biare. la .valigia, proprio come un commesso viaggiatore. » Ma non laccio il forzato della bicicletta solo per denaro — spiega —, sarebbe scioco. Da molti anni sono più abituato a pedalare che a camminare. Soltanto in sella mi sento veramente me stesso. Correrei anche gratis, mi creda. Dopo tanto tempo è diventato quasi un vizio: c'è chi non riesce a stare senza sigarette, io non riesco a star lontano dalla bicicletta. L'entusiasmo c'è sempre, e mi spiace di invecchiare ». — A ventinove anni, forse è presto per certi discorsi. » Non é presto. Ho deciso, Ira due stagioni smetto: quando scade il mio contratto con la Molteni, dico ciao a tutti. Ma fino a quel momento voglio ancora divertirmi un po', le gambe sono sempre buone. Eddy è sul viale del tramonto, dicevano in tanti dopo la mia sconlitta ai mondiali di Barcellona. E io lasciavo dire, perché rispondere con le parole non mi piace. Ouesto è stato un anno sfortunato: una brutta bronchite all'inizio, che mi ha latto saltare la Sanremo: poi, recentemente, una noiosa influenza che mi ha costretto ancora a letto. Eppure ho vinto una trentina di corse, tra cui Giro d'Italia, Giro di Svizzera, Tour e Campionato del Mondo. E torse non ho finito. Qualcuno è geloso di me, gli piacerebbe vedermi in ginocchio, ma non è ancora il momento ». — Adesso, però, limiterà l'attività? « Certo, abusare del mio fisico sarebbe un errore: una grande corsa a tappe in una stagione, è più che sufficiente. E poi, per continuare ad amare il ciclismo non bisogna esserne prigionieri. Mentre gli altri sono al mare, a godersi il sole io ad esempio sono al Tour: fa un caldo soffocante, fatico in salita e mi capita di invidiare la gente comune, che in quel momento è libera, mentre io non lo sono affatto. I tifosi forse non credono che io soffro in bicicletta: mi hanno definito "robot". ma io solo so quanto è sbagliata questa definizione. Chi non soffre non vince, ed io ho due gambe ed un cuore come tutti gli altri ». — Oual è il suo peggior nemico? « La noia: alzarsi al mattino e non saper che cosa lare. La famiglia è tanto, ma non è tutto: dopo un po' ho voglia di uscire, di muovermi, stare senza far nulla è come essere in gabbia. E allora prendo la bicicletta e vado, non importa dove. Ma non faccio II turista: se non fatico, se non soffro, non riesco a scaricare i nervi ». — Lei ha avuto tutto: vittorie, soldi, una magnifica famiglia. E' felice, o le manca qualcosa? « La felicità vera, secondo me, è un'utopia. Esiste un surrogato di felicità, che ci creiamo da noi stessi, accontentandoci di quello che abbiamo. Ciascuno vorrebbe salire un gradino, poi un altro ancora, ma la scala non finisce mai: invece bisognerebbe avere la lorza e la saggezza di voltarsi indietro, per osservare chi invece è soltanto all'inizio della scala e non arriverà mai dove siamo noi. Per me la felicità è questa. E io sono felice, perché ho avuto tanto: tutto non è possibile ». — E' religioso? « Sì. Vado In chiesa, quando posso: e faccio il segno della croce prima di ogni gara, perché ho paura di cadere e non mi sento affatto un "superman". Si, ho davvero paura, come tutti, e prego che non mi accada nulla di male: ho tanto, ma potrei perdere tutto in un attimo, e lo so ». — Non soffre a staccarsi di continuo da sua moglie e dai suoi figli? « Certo. Ci sono dei momenti molto difficili, verrebbe voglia di piantare tutto. Ma poi mi faccio forza ed esco, penso che non sarà sempre cosi e ciò mi aiuta. D'altra parte questo mestiere me lo sono scelto, non ho mal fatto altro. Voglio andare avanti, finché posso, per i miei tifosi ed anche per me stesso. Ma non sono un uomo di ghiaccio come qualcuno crede. Le cose importanti me le tengo dentro, tutto qui ». — Qualcuno dice che il ciclismo finirà con Merckx. • Non è vero. Avete Baronchelli, che al suo primo Giro d'Italia per un soffio non mi ha battuto. Avete Moser, un asso per le corse in linea. E in Belgio c'è Maertens, che l'anno scorso avrebbe potuto diventare campione del mondo, se non avesse corso per me. Piuttosto, consiglierei agli italiani di andare di più all'estero, se continuano a gareggiare tra di loro non imparano nulla: Moser lo ha capito. Il ciclismo è in crisi, è vero: perché la gente non va più in bicicletta, non si rende conto dei nostri sforzi, non ci capisce. O forse siamo noi, che non riusciamo più a farci capire ». Maurizio Caravella

Persone citate: Agostoni, Baronchelli, Canonica Lambro, Eddy Merckx, Maertens, Merckx, Moser

Luoghi citati: Barcellona, Belgio, Italia, Sanremo, Svizzera, Tour