Miliardi Gescal

Miliardi Gescal DIBATTITO Miliardi Gescal La formula proposta per sbloccare i fondi destinati all'edilizia pubblica La Stampa con l'Intervento del dott. Nerlo Nesl, consigliere regionale e vicepresidente della Cassa di Risparmio, apre un dibattito sul problema della casa e sulla crisi dell'edilizia, al quale sono invitati amministratori, tecnici e sindacalisti. Le opinioni che saranno espresse non coincideranno necessariamente con la linea di questo giornale. Mentre l'edilizia pubblica è sostanzialmente ferma, a tutto il 30 agosto scorso giacevano inutilizzati fondi di provenienza dei lavoratori e dei datori di lavoro per 1075 miliardi di lire: 575 miliardi alla Cassa depositi e prestiti, 500 presso vari istituti di credito. E' vero: a fronte di tali giacenze vi sono programmi già deliberati che le impegnano quasi totalmente: ma si tratta di programmi che, tenuto conto dei tempi tecnici di progettazione, di appalto e di esecuzione delle opere, comportano erogazioni effettive a un ritmo finora non superiore ai 20 miliardi al mese; e questo esborso è largamente compensato dalle entrate certe derivanti dai contributi sociali, dai riscatti, dai canoni. Ne consegue che la giacenza inutilizzata dei fondi non è — almeno nel breve periodo — destinata a diminuire, se non con provvedimenti di natura straordinaria. Di fronte a queste gravissime disfunzioni è evidente che occorre pensare — nel lungo periodo — a nuovi meccanismi di raccolta e di gestione dei fondi, almeno per la parte di edilizia abitativa a carattere pubblico; ma ogni soluzione strutturale ha sempre tempi tecnici di attuazione non brevi ed effetti ancora meno immediati. E tuttavia esiste una situazione congiunturale del settore che, anche per I suoi riflessi sull'occupazione, richiede provvedimenti immediati. E' in questo quadro che — discutendosi alla Regione Piemonte la possibilità di tentare un esperimento pilota in questo campo — ho preso lo spunto dalla situazione attuale per esaminare se è possibile una estrapolazione regionale sulla quale basarsi per un esperimento che potrebbe avere un profondo significato, perché comporterebbe una azione congiunta della Regione e degli istituti di credito, che sarebbero coinvolti e corresponsabilizzati in una attività programmata. In questi ultimi tempi è stata formulata — per soluzioni di breve periodo — una serie di proposte: nuova emissione di cartelle fondiarie e loro collocazione nelle riserve obbligatorie delle aziende di credito; mobilitazione del risparmio postale, elevando il relativo saggio di remunerazione; emissione di un prestito nazionale per l'edilizia popolare; destinazione all'edilizia pubblica di una parte degli investimenti delle riserve tecniche delle compagnie di assicurazione. Ritengo peraltro che queste proposte, pur meritevoli di attento esame, partano dal presupposto di una scarsa disponibilità di fondi per l'edili¬ zia pubblica e non tengano conto della situazione reale. A mio parere, invece, è da questa che bisogna partire, senza arrendersi di fronte alla facile e scontata obbiezione che gli esistenti meccanismi legislativi e regolamentari non consentono di utilizzare i fondi giacenti. E' difficile — a mio avviso anche assurdo — convincere la gente che aspetta una casa, gli operai, I tecnici e gli imprenditori edili, che 1075 miliardi (una cifra enorme anche per questi tempi) destinati dal Parlamento a fare case, non possono essere toccati per questioni burocratiche. Bisogna inventare dei meccanismi legislativi e regolamentari nuovi. Va lentamente maturando in sede parlamentare (in questi giorni vi è stata una significativa presa di posizione in questo senso della Commissione dei lavori pubblici della Camera) il progetto di una « Finanziaria nazionale per l'edilizia pubblica » che gestisca, in accordo con II sistema del credito, tutte le risorse del settore. E' questa una soluzione che consentirebbe di utilizzare in modo unitario le risorse disponibili, assicurando un flusso costante e univoco dei rientri e del reimpieghi. Ma è una soluzione che richiede certamente tempi politici e tecnici non brevi. Per l'immediato, l'unico modo per sbloccare i 1075 miliardi — che sono intestati al Comitato di liquidazione della Gescal e al Comitato per la edilizia residenziale, e cioè, in sostanza, al ministero dei Lavori pubblfci —' è,' a mio parere, che questi tondi vengano impiegati per sottoscrivere appositi titoli obbligazionari che possono essere emessi dagli istituti di credito abilitati alla concessione di mutui per l'edilizia convenzionata ed agevolata. La situazione potrebbe essere limitata nel tempo (da 2 a 5 anni) in rapporto alle esigenze di rientro dei capitali. Ciò consentirebbe agli istituti stessi di riaprire quasi immediatamente le operazioni di finanziamento per l'edilizia pubblica, sulla base di programmi territoriali, coordinati dalle Regioni. Le operazioni di finanziamento assumerebbero la forma di a anticipazioni » che sarebbero via via convertite in mutui veri e propri, secondo i programmi di cui sopra. Mi auguro che queste proposte non vengano considerate dai «tecnici» troppo fantasiose. Ma non abbiamo forse bisogno in questo momento così triste per il nostro Paese di coraggio e di fantasia? Nerio Nesi

Persone citate: Nerio Nesi, Nerlo Nesl

Luoghi citati: Piemonte