Quando il calcio ha ragione

Quando il calcio ha ragione Quando il calcio ha ragione Un gruppuscolo estremista di Milano ha diffuso un messaggio che pare verrà affisso a San Siro, a Genova, e poi in altri stadi, ove si denuncia il calcio come « strumento di colonizzazione di massa ». E' la vecchia storia della « droga » somministrata al popolo ingenuo, e che un'interpretazione delirante cerca di strumentalizzare con intendimenti eversivi. Inutile ribattere a certi concetti che sanno di rimasticature ideologiche mal digerite. Sul « fenomeno football » e sullo sport in generale ci siamo espressi più volte, e con chiarezza, indicandoli quali fonti di spettacolo, gioco, possibile e legittimo diletto. Se oggi difendiamo la liceità del campionato è perché crediamo che i nodi dolorosi e amari della nostra vita collettiva hanno ben altri luoghi ove venir misurati e risolti: non certo negli stadi e durante novanta minuti di dribbling, gol, applausi. A chi verrebbe in mente di fare a pezzi la sua bicicletta perché la benzina costa cara? Ci sia consentito un aneddoto: un vecchio signore, con gli affari che andavano male, con la famiglia in angustie, uscì di casa e si comprò una cravatta nuova. Gli domandarono: ma perché, ma cosa te ne fai? Rispose: mi rallegra un momento. Quella cravatta è il nostro campionato. Morale della favola: un pallone non è il nemico. Chi lo vede tale, è distorto, è persona intenzionata a far danno. Vita e politica non c'entrano con l'area di rigore. g. arp.

Luoghi citati: Genova, Milano