Si ricomincia con tre derby

Si ricomincia con tre derby Si ricomincia con tre derby Si parte con tre derby. Uno, classico, fra Bologna e Juventus, addirittura una sfida strapaesana per tutto il calore, la passione davvero genuina, che i bianconeri sanno smuovere ogni volta che si recano In Emilia. Gli altri sono inediti. Uno riguarda il duello fra le squadre che, in fatto di spirito di gioco e di tattica, più appassionano il commissario tecnico Bernardini, si tratta di Lazio-Cesena. Il terzo pone a confronto le due società che per prime hanno battuto con chiarezza e con una profonda presa di coscienza la strada del calcio nuovo, della preparazione il più possibile scientifica: l'Inter, che Fraizzoli non angustia con richieste di scudetto, affidata al trio Suarez-Ouarenghi-Calligaris, va a giocare sul campo del Varese preparato da Maroso-Arcelli-Begnis. Una battaglia che non sarà certamente solo atletica, a dimostrazione che il lavoro fisico non « uccide » chi sa giocare al calcio. Il computer ha varato un campionato che riduce al minimo le partite di rodaggio, se è vero che guardando appena più avanti si trova alla seconda giornata un Juventus-Milan. E' giusto sia così, in quanto di stagione in stagione il livellamento dei valori si è fatto sempre più evidente. La prima giornata del torneo di serie B, fratello minore ma non meno interessante ha addirittura capovolto i valori tradizionali del «fattore campo». E' auspicabile che via via il fenomeno si estenda. Dopo aver dimostrato come ogni squadra parta alla pari con l'avversario an¬ che in campo avverso, si arriverà anche a capire che gli arbitri possono dirigere dove vogliono, senza le distinzioni medioevali secondo le quali chi abita in piazza del Duomo non può condurre in pieno equilibrio, ad esemplo, Inter-Torino. Speriamo che la serie A ci aiuti a seguire la strada aperta da Fulvio Bernardini, che ha smitizzare i cosiddetti « mostri sacri » senza tirarli giù dal piedestallo, ma sostenendo con semplicità e chiarezza che ogni cosa ha (e fa) il suo tempo. Se Rivera e Mazzola si sono fermati a Stoccarda, questo non è però sufficiente per sostenere che il calcio italiano ha voltato pagina. Disputate con l'impegno che la condizione di forma permetteva sia la Coppa Italia che il primo turno dei tornei interna¬ zionali, le squadre iniziano soltanto adesso la stagione. Nella lunga fetta di estate che ha fatto seguito ai - mondiali », tecnici e giocatori hanno detto la loro, hanno fatto promesse. Conserviamo I ritagli più significativi dei quotidiani, le dichiarazioni più impegnative: fra qualche domenica sarà interessante fare i primi confronti. Gli entusiasmi sono comunque ancora vivi, squadre come la Juventus hanno sinora dimostrato una propensione al gioco d'attacco che onorano giocatori e tecnico, e che non dovrebbe affievolirsi di fronte ad eventuali difficoltà. Il quotidiano sportivo torinese ha chiesto ai tecnici di serie A, nei giorni scorsi, cosa farebbero nel nostro campionato le squadre che più hanno fatto parlare di loro ai campionati del mondo, ovvero Germania Ovest, Olanda e Polonia. Quasi tutti i trainers le hanno considerate con notevole rispetto, solo Rocco ha parlato di una « Polonia da centroclassifica ». Forse le domande gli erano state poste prima che la sua Fiorentina si inabissasse a Budapest, di fronte ad una Honved più ricca di fama che di qualità attuali, paladina di un calcio magiaro che è di certo inferiore a quello polacco. Ai protagonisti del campionato che parte si chiede anche serietà e sincerità nelle dichiarazioni: giocatori, dirigenti e tecnici debbono ricordare che la parte più accesa dei tifosi vive sulle loro parole, che è meglio dare pane al pane e vino al vino che trincerarsi dietro le solite frasi di comodo che spesso ali- mentano pericolose illusioni, o finiscono di esasperare più o meno latenti rivalità. Ai giocatori si chiede di dimenticare le proteste verbali in campo, di abbandonare il vittimismo per non creare difficoltà ai direttori di gara ed alimentare pericolose tensioni nel pubblico. Chiediamo agli arbitri di punire i vigliacchi, quelli che al tackle duro faccia a faccia preferiscono la botta « scientifica » che fa male e non crea rischi, ed ancora alle giacchette nere domandiamo di sacrificare un poco del loro spirito di categoria per proteggere di più chi gioca a football Non badare esclusivamente ai peccati di lesa maestà » nei loro confronti ma proteggere gli atleti leali. Inutile fare appelli ai tifosi. Il calcio deve sdrammatizzarsi da solo, dal suo interno, i giocatori per primi debbono entrare sempre più in quella coscienza professionistica sottolineata dalle giuste conquiste sindacali e dalle aperture pubblicitarie. La prima giornata di serie B ha offerto un episodio esemplare: per i disaccordi fra la società ed il trainer Invernizzi, il Taranto ha giocato ad Avellino con nessun tecnico in panchina. La squadra l'ha guidata un giocatore, Il capitano Luciano Aristei, che nel finale « si è sostituito » non sentendosi in grado di continuare. Aristei ha deciso la formazione con i compagni, è stato ottimo in campo. La stagione parte accompagnata da giustificate speranze. L'augurio, a poche ore dal via. è che non restino tali. Bruno Perucca

Persone citate: Begnis, Bernardini, Bruno Perucca, Calligaris, Fulvio Bernardini, Invernizzi, Luciano Aristei, Mazzola, Rivera