"Le donne proletarie sono più all'avanguardia delle altre,,

"Le donne proletarie sono più all'avanguardia delle altre,, Il dibattito sui problemi dell'emancipazione femminile "Le donne proletarie sono più all'avanguardia delle altre,, Catterina Brunicardi: "Nei ceti borghesi sembrano contente così" - Bianca Guidetti Serra: "Il costume è più avanzato della legge almeno nella nostra regione" - Aida Spadavecchia : "E' anche colpa nostra" - Liliana Richetta : "Ci siamo lasciate blandire" Il dibattito sulla donna ed i diritti civili (una specie d'improvvisata tavola rotonda) clic si è sviluppato sino a questo punto, ha messo in luce, attraverso l'intervento di esponenti femminili del mondo politico, culturale, imprenditoriale, una contraddizione di fondo della nostra società: l'esistenza di una serie di principi costituzionali, clic proclamano la parità tra uomo e donna, c la mancanza di norme che li traducano In pratica. Ci sono, secondo le nostre interlocutrici, gravissime responsabilità del potere politico, cui si accompagna una mentalità più o meno diffusa, che rende ancora più irto di difficoltà il cammino. Il banco di prova di un'effettiva volontà riformatrice, il diritto di famiglia, continua ad essere eluso. «La nuova legge — hanno osservato parecchie — percorre lentamente e stancamente il suo iter. Non si sa quando andrà in porto». Le prospettive? Ci sono qua e là venature d'ottimismo, ma lo stato d'animo più diffuso è la sfiducia. E tipico, in proposito, l'intervento di Catterina Brunicardi, presidente dell'Associazione Piemonte dottoresse in medicina e chirurgia, e membro del Consiglio nazionale donne italiane. Secondo la Brunicardi forse si sono perse troppe occasioni per tradurre in pratica il discorso dei diritti civili. Ora la situazione si è complicata: l'orizzonte politico è confuso, quello economico incertissimo. In questo quadro, sostiene, un dibattito sui diritti civili «può essere utile a livello culturale o meglio può essere una conversazione adatta nella cornice di un salotto». Aggiunge: «Ogni tanto si fanno tavole rotonde ed intervengono fior di psicologhe, sociologhe. Ma i risultati? Scarsissimi o nulli. Si ripetono i soliti discorsi che le esperte conoscono a memoria». Ci sono anche responsabilità delle interessate. La donna borghese, secondo la Brunicardi, si è quasi assuefatta a questo ruolo subalterno, in un certo senso si può dire che «le vada bene così». Per quanto possa apparire paradossale sembra diversa la situazione di parecchie proletarie che vivono in un ambiente dove, forse anche per necessità, la corresponsabilità è più accentuata. Il tema del diritto di famiglia ritorna con l'intervento dell'avv. Bianca Guidetti Serra. Non condivide l'affermazione, registrata qua e là nel corso delle interviste, secondo cui «le leggi sono più avanzate rispetto alla mentalità». E' vero anzi il contrario: «/I costume è più progredito delle norme giuridiche». Non è una considerazione valida in senso generale, tant'è vero che la Guidetti Serra precisa subito: «Almeno nella nostra città». E questo «può avere riverberi sul piano processuale», dove il magistrato capace di tastare il polso della gente, è in grado di dare interpretazioni meno stridenti con il modo di sentire della comunità. Sotto questo profilo c'è da registrare un'evoluzione. La legale ricorda una sentenza di una decina d'anni fa. Un marito praticamente mantenuto dalla moglie che dirigeva un'azienda aveva chiesto la separazione per colpa adducendo tra gli altri motivi il fatto che la donna abitasse abitualmente altrove. La moglie aveva precisato che non poteva fare diversamente in quanto l'impresa si trovava in un'altra città. La richiesta dell'uomo era paradossale, ma ancor più paradossale fu la sentenza: egli riusci ad ottenere la separazione per colpa. « Cose — dice la Guidetti Serra — che oggi non capiterebbero più ». Ma è chiaro che non ci si può sempre affidare al buonsenso del magistrato. Occorrono norme moderne. La legge in discussione al Senato sul diritto di famiglia rappresenta un passo avanti, sempre che (e qui c'è un collegamento con il discorso dell'on. Magnani Noya, socialista) il testo rimanga inalterato e non si accolgano certi emendamenti che « distruggerebbero in pratica lo spirito della nuova legge». In particolare suscita fortissime riserve la ventilata reintroduzione, attraverso un emendamento, dell'istituto della separazione per colpa, im- pncgdcssgsziiaaqzcsctCpcc > m11111111 i 111111 ■ i ■ i 111 ■ 11 ■ 1111 l 111 ri ■ 11 ( 111 prontato a principi repressivi. Pessimismo e amarezza anche nell'intervento di Aida Spadavecchia Bertolotti, da 25 anni dirigente di una azienda nel campo delle costruzioni. « Per i diritti civili della donna — afferma — si è fatta poca strada, essi non sono affatto acquisiti. Il progresso, badiamo bene, non c'è stato neppure a livello internazionale. La donna viene ancora invitata a fare la calza, chiusa in un ruolo circoscritto. Vediamo ad esempio che nella politica è assente quasi dappertutto. Ovunque siamo maggioranza, ma senza forza ». Perché? L'imprenditrice non risparmia critiche alle stesse donne: « E' anche un po' colpa nostra oltre che della mentalità corrente e del costume. Che cosa facciamo in concreto per scuoterci di dosso questa condanna? E' stato detto che il cervello non ha sesso, le pro¬ fessioni non hanno sesso. Ma il cammino verso una parità reale è molto lungo e difficile ». Aida Spadavecchia parla del suo lavoro (« Tutto il giorno tratto solo con uomini»), ribadisce che « il mondo è di chi lavora e di chi opera, non importa se uomo o donna, occorre tutelare la dignità dell'individuo ». E poi « il mondo va avanti, si evolve, tutta la società cambia: non si può non tenerne conto. Affermare i diritti civili vuol dire adeguare il sistema delle leggi alle modificazioni in atto e alle aspettative della società che cresce ». Prosegue: « Invece, prendiamo il diritto di famiglia: da decenni discutiamo e non succede nulla. Siamo arrivati al divorzio, buo'il ultimi, ma quante altre questioni dormono? Si tratta anche di volontà politica, che si esprime nei ! governi che ormai cadono come le foglie. La società è malgover- \ nata, è un continuo arenarsi di tutto. Vediamo la situazione dell'edilizia. Mancano le case, i soldi ci so7io, ma non costruiamo. Così è per i diritti civili: programmi, progetti, dichiarazioni di principio. Un'orgia di parole senza fatti ». Anche per Liliana Richetta, presidente del Consiglio nazionale delle donne italiane, una federazione di 36 associazioni femminili e miste, « la condizione femminile si pone al centro del problema dei diritti civili. Ogni volta che nella storia si è espressa una forte tensione morale su questo tema, si è avuta un'avanzata delle donne. Ad esempio in America il movimento di liberazione della donna si è affermato parallelamente a quello di liberazione dei negri ». La Richetta aggiunge: « Certo, nessuno regala il progresso, bisogna battersi. Dalla Resistenza ad oggi si parla di riformare il diritto di famiglia. Ne discutevamo già sotto l'occupazione tedesca, prefigurando II mondo di domani. Da allora non sì sono fatti molti passi avanti. C'è chi ha voluto che le cose andassero così. Ma pure le donne sono corresponsabili dei ritardi, mai la loro rabbia si è tradotta in voti (salvo che al referendum sul divorzio). Ci siamo lasciate blandire. La storia del diritto di famiglia è esemplare. 1 parlamentari hanno discusso per un giorno se il cognome della donna debba precedere o seguire quello del marito. Siamo al ridicolo. Questo dà il metro della mentalità ». Pessimismo? Rassegnazione al « vada come vada »? No, risponde ancora l'esponente dei movi menti femminili: «Nonostante tutto sono ottimista, si è andato affermando il metodo della partecipazione, dobbiamo chiederci: come lo useremo? Può essere ima grossa occasione, per affrontare con senso pratico, in spirito di collaborazione, i problemi reali, a dimensione umana ». Antonio De Vito Clemente Granata Guidetti Serra, Richetta, Spadavecchia e Brunicardi

Luoghi citati: America, Piemonte