Disavventura di negozianti

Disavventura di negozianti Leggi uguali per tutti? Disavventura di negozianti Vendevano zucchero a 400 invece che a 375 lire il chilo: sono stati arrestati e chiusi in carcere a Saluzzo - Qui, allo spaccio, lo hanno pagato 500 lire il chilo (Dal nostro corrispondente) Saluzzo, 4 ottobre, (u. z.) Tre commercianti del Saviglianese, arrestati e incarcerati per aver messo in vendita lo zucchero a 400 lire il chilo anziché a 375, hanno pagato la stessa merce, allo spaccio del carcere di Saluzzo, 500 lire il chilo; hanno denunciato il fatto al procuratore della Repubblica della nostra città, dott. Aldo Ignesti, che ha ordinato un'indagine. I tre negozianti sono Domenico Bertinotti, di Cavallermaggiore, Federico Sanino, di Marene, e Francesco Chiavazza, di Savigliano. Erano stati arrestati il 14 settembre scorso dai carabinieri di Savigliano, che avevano loro contestato la violazione dell'articolo 14 del decreto legge 15 settembre 1947, n. 896, che vieta la vendita dello zucchero a prezzo maggiorato. II prezzo di vendita dello zucchero è fissato infatti in 355 lire il chilo, per lo sfuso, per quello in confezioni speciali il prezzo di vendita al pubblico è invece di 375 lire. Se poi nella zona non c'è grossista, i prezzi possono essere aumentati di 5 lire il chilogrammo. Lo stesso giorno dell'arresto dei tre commercianti, i carabinieri di Savigliano avevano accertato il medesimo reato a carico di altri cinque negozianti, Lucia Roera e Giovanna Maccagno, di Savigliano, Felicita Vottero e Maria Villosio, di Monasterolo, e Margherita Bergese di Genola. Le cinque donne erano state denunciate a piede libero alla magistratura e la procura della Repubblica di Saluzzo il 27 settembre aveva emesso nei loro confronti un ordine di cattura che era stato eseguito il giorno successivo. I tre uomini erano stati portati al carcere giudiziario di Saluzzo, le cinque donne alla sezione giudiziaria femminile del carcere di Cuneo. Tutti erano rimessi in libertà dopo pochi giorni. Appena in carcere, i tre negozianti avevano comprato dello zucchero allo spaccio del penitenziario, gestito da Bruno Scocchi, che abita a Saluzzo in via della Resistenza 8. Così funziona lo spaccio del carcere: il gestore acquista la merce che ritiene opportuna oppure che è maggiormente richiesta dai reclusi e la immagazzina in un locale all'interno del carcere. Ogni mattina un agente di custodia, accompagnato da un detenuto, fa il giro delle celle e delle camerate e annota le richieste di merce di ogni detenuto. Questa viene consegnata il giorno successivo ai reclusi, che si vedono addebitare l'importo di quanto acquistato sul conto personale che l'amministrazione del carcere tiene per ogni singolo detenuto. Domenico Bertinotti, Federico Sanino e Francesco Chiavazza, dunque, appena in cella, ordinano un chilo di zucchero ciascuno, glielo portano il giorno dopo e in loro presenza sul loro conto personale veniva addebitato 500 lire. I tre stupiti, avanzano qualche protesta, ma naturalmente l'addetto alla contabilità non poteva fornire spiegazioni. Quando il procuratore della Repubblica giungeva in carcere per interrogarli, la loro prima lagnanza era per il prezzo dello zucchero. « E' zucchero in zollette, dovrebbe costare al massimo 375 lire il chilo e qui ce lo hanno fatto pagare molto di più », protestavano. Il magistrato verbalizzava le loro affermazioni, li interrogava e ascoltate le argomentazioni dei tre commercianti tornava in ufficio.