Freddo polare a Watkins Glen da oggi le macchine in pista di Michele Fenu
Freddo polare a Watkins Glen da oggi le macchine in pista In America il duello finale tra Ragazzoni e Fittipaldi Freddo polare a Watkins Glen da oggi le macchine in pista Il pilota ticinese zoppica ancora lievemente dopo l'incidente in prova - Scheckter potrebbe ancora inserirsi nella lotta - Il bilancio di una stagione brillante ma sfortunata per la Ferrari (Dal nostro Inviato speciale) Watkins Glen, 3 ottobre. A Watkins Glen fa un freddo polare. Nella notte è caduta una spolverata di neve. « Vorrà dire — è la battuta corrente tra i piloti — che domenica correremo con i pneumatici chiodati ». In realtà, le previsioni del tempo per Il fine settimana sono discrete. Clay Regazzoni e Niki Lauda sono tornati dalle brevi vacanze a New York ed oggi hanno assistito alle ultime rifiniture alle loro macchine. Da Maranello è arrivata una scocca per sostituire la vettura danneggiata nell'uscita di pista di Regazzoni e i meccanici sono al lavoro per approntarla come muletto di riserva per le prove che cominciano domani. Regazzoni è tranquillo. Il piede sinistro è ancora un po' dolorante, soprattutto nel tallone e lo svizzero cammina curiosamente sulla punta. « // calcagno mi fa male — dice Clay — ma tanto non devo usarlo per guidare ». Comunque una imbottitura speciale sarà posta sul pianale della sua Ferrari per diminuire l'affaticamento dell'arto. La sfida è decisiva. In questo momento della verità sono di fronte Clay Regazzoni, 35 anni, svizzero, pilota della Ferrari, ed Emerson Fittipaldi, 28 anni a dicembre, brasiliano, pilota della McLaren. Le quattordici gare disputate finora, 4200 km ed oltre 24 ore di corse ruggenti non hanno ancora designato l'erede di « re Stewart ». Anche Jody Scheckter, 24 anni, sudafricano, pilota della Tyrrell, potrebbe vincere questo pazzo campionato, ma dovrebbe avere dalla sua una fortuna quasi incredibile. Regazzoni e Fittipaldi hanno 52 punti, Scheckter 45: il distacco, almeno in teoria, sembra incolmabile. La sfida richiama grandi avvenimenti sportivi del passato e lascia con il fiato sospeso. Due uomini, o forse tre, che si battono sul filo del 300 l'ora per un titolo che assicura Insieme prestigio e notevoli vantaggi economici e che riverbera, direttamente o Indirettamente, i suol riflessi sull'Industria automobilistica di un paese piuttosto che di un altro, suscitando un brivido di paura. Verrebbe voglia di dirgli « Sfate prudenti », ma sarebbe ridicolo; e poi a modo loro, lo sono, perché correre è per essi una professione. Fa rabbia, invece, che il campionato del mondo sia ancora a questo punto, con tutto da decidere dopo tante gare. Fa rabbia perché una Casa, tramite uno dei suoi piloti, avrebbe meritato da tempo il titolo: è la Ferrari, che con Niki Lauda e Regazzoni ha dimostrato una netta superiorità, rendendosi protagonista di una stagione esaltante. Sul piano della competitività e dell'organizzazione tecnico-sportiva nessun » team » è stato più bravo del nostro. Eppure siamo qui, a Watkins Glen, a cercare in due ore scarse di un Gran Premio che sarà convulso, nervoso, affidato alla fortuna un « imprimatur » definitivo. Osservando lo sviluppo dell'annata, è facile considerare che Lauda o Regazzoni avrebbero dovuto già consegnare a Maranello quel titolo che Enzo Ferrari ricevette l'ultima volta nel 1964 da John Surtees. L'austriaco, con la 312/B 3 rinnovata dai tecnici Forghieri. Bussi e Rocchi, ha formato la coppia regina della Formula 1, quella che era destinata alla naturale successione del binomio Stewart-Tyrrell. Lauda ha esaltato le qualità della sua rossa monoposto, prima restituendole dignità con il lungo lavoro di collaudo svolto nell'inverno, poi guidandola con fredda abilità in prova e in corsa. Niki ha conquistato nove volte la « pole position », prestazione che dimostra il livello dell'uomo e della macchina, tre volte ha ottenuto II giro più veloce in gara, due volte si è imposto. Questo è stato il guaio: almeno in quattro occasioni Niki è stato fermato da assurdi inconvenienti quando era lanciato verso la vittoria. E Regazzoni? Meno veloce nelle prove — anche per una minor finezza nel mettere a punto la vettura — ha combattuto con tenacia in ogni Gran Premio, riuscendo con partenze prodigiose per tempismo a guadagnare le posizioni perdute, o meglio non conquistate, negli allenamenti. Ed anche per lo svizzero, autore — lui definito per anni « scassamachine » — di una stagione equilibrata ed accorta, l'amarezza di tanti punti persi per un nulla. Così, questo dominio delle nostre vetture, tornate alla ribalta dopo anni amari, rischia di non trovare il suggello logico, il premio più ovvio. Perché Fittipaldi è un avversario duro, con una squadra forte, diretta da gente con molto pelo sullo stomaco. Il brasiliano ha avuto fortuna, ha saputo approfittare di ogni occasione, ha dimostrato — occorre riconoscerlo — una grande classe nel condurre una macchina non sempre a punto, non sempre valida su ogni circuito come le Ferrari. E Scheckter potrebbe fare II « colpo grosso » in questo Gran Premio degli Usa che assomiglia ad una folle roulette. Se nello sport certe situazioni seguissero il filo della logica, se coloro che maggiormente meritano ricevessero il premio giusto, non ci sarebbero dubbi: domenica Regazzoni e la Ferrari conquisterebbero il « mondiale » 1974. Ma, purtroppo, spesso le cose vanno diversamente, ed è per questo che gli Italiani — ne sono arrivati da tutta l'America a Watkins Glen — si rodono nell'attesa. Michele Fenu
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