Il processo ai Murri (e alla loro società)

Il processo ai Murri (e alla loro società) PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Il processo ai Murri (e alla loro società) "Fatti di gente per bene", di Mauro Bolognini, con la Deneuve Fatti di gente perbene, di Mauro Bolognini, con Giancarlo Giannini, Catherine Deneuve, Corrado Pani. Italofrancese, colore. Cinema Romano. Quando ancora usavano i subdoli delitti familiari, il processo Murri (1902) sollevò uno scalpore senza precedenti. Alle Assise di Torino, presenti i maggiori luminari del Foro, rifulse la bravura del cronista giudiziario della « Stampa », Cini Rosario, che, senza conoscere la stenografìa, per settimane e settimane scrisse sulle ginocchia cartelle su cartelle (un ragazzetto gliele strappava via via di mano per precipitarsi a portarle in redazione): un «servizio » esemplare, sia per il rispetto giuridico (l'intero dibattimento echeggiava), sia per quello del « colore »: com'era vestita, quale l'atteggiamento, quali i più fuggevoli moti espressivi di Linda Murri, l'eroina della fosca vicenda. Bolognini ha rievocato il caso Murri con buona informazione; non si è schierato né con innocentisti né con colpevolisti (Linda è lasciata nel mistero); e viceversa ha messo in risalto le correnti ideologiche che cozzarono dentro il famoso « affaire »: il positivismo trionfante, un già pugnace socialismo, l'ortodossia cattolica e lo spirito retrivo delle classi conservatrici. Il conte Francesco Bonmartini è trovato ucciso nel suo ricco appartamento di Bologna. Lasciamo agli spettatori di seguire in questo « giallo » storico le modalità del delitto e gli avvincenti sviluppi delle indagini. Tullio Murri, il cognato dell'ucciso, si protesta unico responsabile del delitto, che avrebbe commesso per salvare la sorella Linda dalle sevizie morali del marito, sbordellatore e baciapile. Ma prende sempre più corpo il sospetto che vi siano stati dei complici: di dottor Pio Naldi, Rosina Bonetti, amante di Tullio, Carlo Secchi, amante di Linda; e soprattutto che istigatrice del viricidio sia stata Linda stessa. Ora bisogna sapere che Tullio e Linda erano figliuoli di Augusto Murri, clinico di fama mondiale: onde il grande scoppio che fece quel « caso ». Come suole, nessuno dei condannati espiò intera la pena: Linda, che aveva la stoffa di Madame La farge, incantava, e restò per moltissimi l'immagine dell'innocenza perseguitata, fu graziata dal monarca, e Tullio ebbe poi modo di scrivere un libro di memorie intitolato « Galera ». Più direttamente stroncato dalla vicenda uscì Augusto Murri. Quanti hanno bene a mente questa tragedia di famiglia che involse passioni politiche, troverà che molte sue circostanze sono riprodotte fedelmente e altre invece sunteggiate un po' alla svelta. Poco male. Il film soffre, se mai, un po' di freddo (il titolo promette un attacco che poi non mantiene); i fatti sono partecipati dal regista assai meno di quel che non sia la cornice ambientale del primo Novecento, squisitissima (immagini di Ennio Guarniero. Cast accurato e interminabile. La Deneuve, qui castanoscura, è una Linda credibile, bene scelta; Giannini un sensibile Tullio, ardente socialista preso di mira dai malvoni. Ma non si possono non citare anche Pani, Bozzuffì, Manni, la Betti e Fernando Rey con Rina Morelli (i coniugi Murri). Quel minimo di erotico da cui nessun regista può esimersi, è affidato a un sospetto rapporto tra fratello e sorella e alla plastiche grazie di Tina Au- mont. . I. p. z Catherine Deneuve e Giancarlo Giannini,

Luoghi citati: Bologna, Torino