Diciassettenne sorpreso a rubare è ucciso dal carabiniere che spara alla porta chiusa

Diciassettenne sorpreso a rubare è ucciso dal carabiniere che spara alla porta chiusa Il tragico episodio in un magazzino di scarpe ad Acqui Diciassettenne sorpreso a rubare è ucciso dal carabiniere che spara alla porta chiusa Il giovane, con tre complici, era penetrato nel deposito per compiere un furto - Una vicina, uditi rumori sospetti, ha dato l'allarme - Il militare tenta di fare saltare la serratura e spara tre colpi ferendo mortalmente il ragazzo - Gli amici, 13,14 e 16 anni (Dal nostro invialo speciale) Acqui Terme, 28 settembre. E' morto, ucciso da tre pallottole, mentre stava rubando scarpe. Se ne era sia messe ai piedi un paio, stivaletti robusti, capaci di tenere la pioggia; scarpe come queste non le aveva mai avute. Le sue vecchie, da tennis, sfondate, le aveva lasciate sul pavimento del magazzino; sono state trovate vicino alle macchie del sangue che gli era colato dalle ferite all'addome, al braccio. Diciassette anni, ladro già di vecchia esperienza. Questo al di là della porta oltre la quale il ragazzo era, assieme ad altri tre ami- ci, ancor più giovani di lui, per rubare. E di qua, nel cortile, c'era un vicebrigadiere di ventun anni, armato di una pistola M 12, un'arma che assomiglia a un mitra piccolo e che può sparare a raffica. E il vicebrigadiere l'ha usata: tre colpi. Rosario Pardo, nativo di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, apparteneva ad una di quelle famiglie numerose del Sud che vanno in cerca di miglior fortuna e non la trovano. Il padre, Giuseppe, manovale, nel '72 aveva lasciato Niscemi ed aveva portato su, ad Acqui, tutta la famiglia, moglie e sei figli, tra cui Rosario, che era il maggiore. Un'esperienza dolorosa: poco lavoro per il padre, e Rosario che non ne combinava una buona, andava a rubare ciclomotori. « Nel periodo in cui ha abitato qui — dice un maresciallo dei carabinieri — lo abbiamo denunciato nove volte ». Nell'autunno '73, giusto un anno fa, la famiglia riparte, chiude l'infelice parentesi di Acqui, e ritorna a Niscemi per combattere con la vecchia miseria. Dieci giorni fa Rosario scappa da casa, insieme con un amico, Antonio Di Benedetto, di quattordici anni. Vanno a Milano, vivono di espedienti, piccoli furti, dormono nelle automobili dopo averne forzato le serrature. Per Rosario, Acqui Terme è un richiamo: qui ha degli amici con i quali ha compiuto bravate e furti. I due si dirigono da queste parti e fanno combriccola con i fratelli Gaetano e Luigi Forgia, rispettivamente di 16 e 13 anni, anche loro già ben noti ai carabinieri per furto. E ieri sera ecco il gruppetto in azione. Manca poco a mezzanotte. Entrano da un portone che è a metà della salita della Schiavia, la scalinata che da Corso Italia conduce al Duomo. Il portone immette in un corridoio a cielo aperto che dà su un cortile interno. Lo sbarra un cancello, ma salendo su un bidone della spazzatura è facile scavalcare il muretto. Nel cortile s'afTaccia il retrobottega della Calzoleria Poggio; e s'affaccia anche la porta del magazzino dello stesso negozio. I ladruncoli scelgono quest'ultimo locale. L'uscio è diviso in due settori, uno fisso e l'altro che si apre, entrambi hanno vetri nella parte alta, coperti da ante di legno. I ragazzi riescono a scardinare l'anta di sinistra, rompono un vetro, uno di loro entra per il varco, dal- l'interno fa scattare la ser-ratura, apre la porta, cosi entrano anche gli altri tre. Riaccostano l'uscio. Per prima cosa si levano tutti le loro scarpe vecchie e incominciano a provarne di nuove. Buttano per aria tante scatole. La tabaccaia Edvige Diana, le cui finestre danno sul cortile, sente rumori provenire dal magazzino. Telefona ai Guglieri, i proprietari della calzoleria. In casa c'è soltanto la moglie, Bruna; Giovanni, il marito, è ad una cena con amici. La signora telefona al « 113 », dà l'allarme ai carabinieri. Una pattuglia che è in giro di perlustrazione viene avvertita via radio e di lì a pochi minuti è nel cortile, nel quale entra dopo essersi fatta aprire, dal metronotte Silvio Visconti, un portone da corso Vigano. C'è buio, si sentono rumori provenire dall'interno del magazzino. Il vicebrigadiere Luigi Prati (è di Chiavari, in servizio da tre anni) spiega poi di non aver capito come era fatta la porta. Scambia per una finestra il settore di sinistra al quale i ladri avevano tolto l'anta di legno e rotto il vetro. E pensa che la parte di destra sia l'unico uscio e che si apra spingendolo non in centro, ma dal lato dello stipite. Prova a spingerlo in questo punto, ma ovviamente non si apre. « Siamo carabinieri — intima a voce alta —, aprite ». Di là nessuno risponde. Nel magazzino, intanto, sta avvenendo qualcosa. I ladri hanno trovato una porta interna che dà su una scala che porta al piano di sopra, dove c'è una stanza abitata dalla portinaia, la quale però è assente. L'uscio è solo socchiuso, e i ladri entrano nella camera, accendono per un attimo la luce. Il vicebrigadiere la vede dal cortile e pensa che i ladri siano tutti su. Invece su ce ne sono soltanto tre; uno, il Pardo, è ancora giù, proprio dietro la porta. Il vicebrigadiere, visto che l'uscio non si apre I spingendolo, pensa di far i saltare la serratura sparan j dovi contro dei colpi. La ser1 ratura è al centro, ma lui ! crede sia a destra, e spara in quella direzione. Pare che non avverta con la voce, prima di premere il grilletto, che sta per sparare. Così, tre colpi raggiungono il giovane, il quale comincia a perdere sangue, ma ha ancora la forza di salire le scale interne fino ad un pianerottolo dove c'è una finestra che potrebbe offrire la salvezza. Ma sull'ultimo gradino si accascia. I suoi compagni si mettono a gridare: « Ci arrendiamo, c'è un ferito ». Ora la porta viene aperta, i carabinieri entrano, arrestano i ragazzi, il ferito è caricato su un'ambulanza che lo porta all'ospedale di Acqui. I medici, constatato che versa in condizioni disperate, decidono di farlo trasferire all'ospedale di Alessandria, più attrezzato. La lettiga parte, ma a metà viaggio il ragazzo spira. La morte sopravviene quando l'ambulanza è già in territorio di Alessandria, quindi la competenza territoriale è della magistratura alessandrina. In serata, alle 21, il vicebrigadiere Prati viene accompagnato ad Alessandria, dove è interrogato dal sostituto procuratore dott. Parola. Essendo indiziato di omicidio colposo, è assistito dal legale. L'interrogatorio continua a lungo. r. 1. Acqui. Luigi e Gaetano Forgia (Foto « La Stampa ») Rosario Pardo Giovanni Guglieri