I cattolici del dissenso spiegano la loro scelta di Liliana Madeo
I cattolici del dissenso spiegano la loro scelta In un capannone a Roma l'anti- sinodo I cattolici del dissenso spiegano la loro scelta Sono alla ricerca di "un modo diverso di essere Chiesa" - Rappresentanti da tutta Italia - Il contrasto tra le comunità e la gerarchia Roma, 27 settembre. «La nostra ricerca di un modo diverso di essere Chiesa ci ha condotti a un tale plinto di tensione con le gerarchie ecclesiastiche, che abbiamo sentito — come improrogabile — la necessità di un momento di riflessione e di confronto su esperienze analoghe di vita comunitaria»: con queste parole un giovane dalla folta barba scura ha aperto oggi i lavori di un convegno promosso dalla comunità di San Paolo sul tema: «Comunione ecclesiale e ministeri nella Chiesa». Nel capan. none che la comunità ha pre so in affitto dopo l'allontanamento di dom Franzoni dalla basilica di San Paolo, continuavano ad affluire i partecipanti, alcune centinaia, provenienti da tutta Italia. C'erano i rappresentanti dei gruppi del dissenso che si sono attirati i maggiori fulmini da parte delle autorità della Chiesa per le lotte condotte i contro l'autoritarismo religioso, i travisamenti del messaggin evangelico, tutte le forme di oppressione e sfruttamento i dell'uomo: l'Isolotto, Oregina, le comunità di base romane, quelle di Formia, Bologna, Verona, Milano, Urbino, Cata- j nia, della Lucania. C'erano anche gli «esperti», i professori di teologia e filo-1 sofia, come Diez Alegria, Bruno Corsani, padre Dupont, Piero Brugnoli. Don Marco Bisceglia, parroco di Lavello (Potenza) ha parlato a nome delle comunità di base lucane: una fitta rete che passa attraverso Muro Lucano, Terranova del Poi lino, Avigliano, Venosa, Mate ra, Montescaglioso paesi fra i più desolati d'Italia, dove si è avuto il maggior numero di sacerdoti rimossi dalle loro funzioni. Egli ha detto: «Il movimento da noi ha circa 12 anni. Vedevamo le parrocchie spopolate. Assistevamo al dissanguamento dell'emigrazione e alla disgregazione sociale della regione. Leggevamo le lettere degli emigrati, con le loro storie di emarginazione, razzismo, solitudine. Vivevamo tra forme Potenza,! di sottosviluppo e sottoccupazione, sfruttamento della manodopera minorile e avvilimento della dignità umana perpetrato attraverso il sistema clientelare, con la mediazione del clero e della de. Queste sofferenze non potevano non incidere sulle nostre coscienze». Ha quindi aggiunto: «L'esperienza di Camilo Torres, andato a combattere e a morire nella guerriglia dell'America Latina, ebbe un'enorme risonanza fra noi. Ci fu un momento in cui alcuni di noi pensarono davvero che la violenza armata fosse l'unica soluzione possibile. Così, in no¬ me della fede, del Vangelo e della dignità umana, ci siamo impegnati a denunciare le responsabilità della casta sacerdotale meridionale e della casta democristiana; a lottare al fianco dei braccianti; a promuovere la diffusione della parola di Cristo. La reazione è nota. Due anni fa, io fui sollevato dall'incarico dell'insegnamento di religione. Stasela, scade ^'ultimatum del vescovo che chiede le mie dimissioni, cui farà seguito un decreto di rimozione. Da domenica, probabilmente, la parrocchia sarà occupata dai parrocchiani». Liliana Madeo
Persone citate: Avigliano, Bruno Corsani, Camilo Torres, Diez Alegria, Franzoni, Marco Bisceglia, Piero Brugnoli, Venosa
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