Gli slavi hanno ora una marcia in più

Gli slavi hanno ora una marcia in più Gli slavi hanno ora una marcia in più Anche gli avversari degli azzurri sono già a campionato avanzato e pertanto godranno di una migliore preparazione atletica - Qualche polemica per i molti giocatori dalmati convocati - Due terzini esordienti come l'Italia • Per Rocca le insidie della "torre" Suriak se Bernardini non sposterà al suo controllo Zecchini - I tecnici jugoslavi temono Caso soprattutto "perché è stato preferito a Causio" (Dal nostro inviato speciale) Zagabria, 27 settembre. Una ventata di primavera su Zagabria. Sole e azzurro dopo tanta acqua. Davanti allo stadio della Dinamo, sul cui terreno si svolgerà la gara di domani e nella cui foresteria sono in ritiro da lunedì i nostri avversari, il trainer Ante Mladinic guarda il cielo sereno con soddisfazione, mentre scandisce gli undici nomi che ha scelto. « Meno male — mormora —, /'/ terreno pesante avrebbe favorito gii italiani ». E' convinto, del resto da più giorni ogni sua dichiarazione contiene riferimenti precisi alla nostra squadra, di andare incontro ad una grossa battaglia. La sua battuta di stamane vale per entrare subito nel vivo del discorso: gli azzurri non credano di dover affrontare una gara amichevole, anche se in campo internazionale questa definizione può ormai essere messa da parte. La Jugoslavia, come noi del resto, è in un momento delicato, ma certo nessuno dei giocatori vuole perdere questa partita, la cui importanza sul piano sportivo si inquadra in un clima generale di rinnovata rivalità. Mladinic dà la misura di questa attesa rabbiosa con l'attenzione che pone In molti particolari, per il modo secco con cui dice: « Degli italiani so tutto, non mi sorprenderanno di certo. Semmai temo che qualcuno dei miei giocatori non sia all'altezza ». Di certo, si può dire che se il rinnovamento azzurro è il frutto di una precisa volontà, per il calcio jugoslavo la situazione è diversa. Dopo i « mondiali » sono usciti dallo staff tecnico il selezionatore Miljanic (andato al Real Madrid) e il numero due Ciric (Valencia), mentre per quanto riguarda i giocatori non sono disponibili: il terzino sinistro Enter Hadzjabdic (da non confondersi con l'omonimo Jemal del Velez Mostar che farà domani II suo esordio in Nazionale proprio con la maglia numero tre) è andato allo Charleroi, il portiere Marie ha iniziato il servizio militare e per due anni è perso per II foot-ball visto che in Jugoslavia non ci sono in proposito le nostre usanze, Dzajic non accenna a rimettersi da un infortunio al piede, quindi Bajevic, Acimovic, Bogicevic e Karasl non sono disponibili per motivi diversi. Con tutto ciò, il foot-ball di queste parti ha sempre delle grosse risorse, e domani per i nostri ci sarà da soffrire. Malgrado tutto questo salasso, trovato in Mladinic il nuovo per quanto poco convinto commissario unico, la Nazionale jugoslava presenterà domani in campo all'inizio otto giocatori della « rosa » dei mondiali, due terzini esordienti — appunto Jemal Hadzjabdic e Dzoni, 22 e 26 anni — e un quasi esordiente, Il portiere Olia Petrovic della Stella Rossa, omonimo del compagno di club Vladimir Petrovic che sarà in campo come mezz'ala. La continuità è poi assicurata da una base tecnica nettamente superiore alla nostra, dovuta al fatto che i giocatori non smettono l'addestramento Individuale sui cosiddetti « fondamentali » in nessun momento della carriera. Quindi non si tratta solo di carenza di impostazione del giovani (e da noi sarà sempre peggio, perché cominciano a scarseggiare gli istruttori per i ragazzi in quanto le società non si decidono a pagarli per quanto valaono, riversando però milioni sopra i titolari della panchina) ma di sbagliata interpretazione della professione da parte degli stessi calciatori. Stamane, mentre con alcuni colleghi jugoslavi raccoglievamo l'annuncio ufficiale di Mladinic, su un campo secondario dello stadio si allenavano i giocatori della Dinamo Zagabria (serie A). Ebbene, una buona mezz'ora della seduta l'hanno svoltr in un boschetto adiacente al terreno, ciascuno con II suo pallone, dribblando e ridribblando gli alberelli, con degli slalom veloci sotto lo sguardo attento e severo del trainer. Confronti di questo tipo ci danno già torto in anticipo, qualsiasi sia il risultato di domani. La strada della ripresa della Jugoslavia sarà più agevole della nostra, anche se al momento la loro concentrazione è certamente diversa da quella palesata ai campionati del mondo. E inoltre loro sono più avanti sul piano del ritmo essendo a campionato avanzato (e che campionato, pochi tornei sono duri e cattivi come quello jugoslavo) per cui porranno sulla bilancia una miglior condizione atletica. Domani aarà dura perché questo è un foot-ball basato sul controllo del pallone, su scambi di posizione, su giocatori che per tecnica personale e spirito di gioco possono fare di tutto, dall'attacco alla difesa. A nostro favore le polemiche che serpeggiano nell'ambiente, la preponderanza un po' forzata degli atleti dell'Hajduk di Spalato (9 su 18 convocati) a testimonianza del peso della Dalmazia nella federazione, ai danni di Belgrado che per altro ha perso forze nei suoi club Stella Rossa e Partizan, i quali pure hanno nomi gloriosi. Tatticamente i nostri avversari dovrebbero presentare gli esordienti Dzoni e Hadzjabdic terzini d'ala, Buljan e Katalinski ad alternarsi nel lavoro di stopper e libero davanti al portiere Petrovic, un centrocampo con Vladimir Petrovic, Jerkovic e Vladic, Oblak numero 9 di maglia e centravanti arretrato in realtà, Poplvoda a destra e Surjak a sinistra come punte. Oblak, centrocampista di lusso ai mondiali, nell'Hajduk fa addirittura il centravanti vero, anche questo a testimonianza della duttilità di questi giocatori. Surjak con i suoi 190 centimetri di statura sarà un pericolo per Zoff, ma sulle palle alte viene avanti spesso anche Katalinski alto sull'I .83. Questo lo schema dei nostri avversari, che sarà interpretato con notevole movimento e con una propulsione offensiva che ancora stamane Mladinic ci ha detto « piuttosto controllata ». Al di là del risultato che gli azzurri otterranno, siamo qui per vedere con quale autorità, con quale scioltezza, con quale facilità (ma temiamo con quali difficoltà) la nostra rinnovata Nazionale affronterà un avversarlo che costituirà un test valido sotto ogni aspetto. Bernardini non deve farsi illusioni, e neppure la squadra. In difesa abbiamo il problema Surjak, il quale finirebbe nella zona di Rocca con molto nostro timore in quanto il romanista è valido in tutto meno che nel gioco di testa, e tentare uno scambio tra i terzini aggraverebbe ulteriormente la situazione. Quando Rocca si presentò alla prima chiamata in azzurro, per una selezione giovanile, di testa era una mezza frana, e se lo ricorda bene lui stesso ad onta degli elogi fatti al suo trainer Helenio. Meglio sarebbe Zecchini su Surjak, vera punta, e Rocca contro Oblak che fa un gioco di maggior movimen¬ to. Bernardini dovrà star bene attento a formare le coppie in campo. Questo è un test anche per lui. A centrocampo Capello, Benetti e Re Cecconi dovranno cercare di imporre, con l'aiuto di Caso, il proprio gioco. Lasciare l'iniziativa a forti palleggiatori quali sono i jugoslavi in questa zona del terreno sarebbe un rischio troppo grande. I nostri avversari hanno molto timore di Boninsegna e Prati, e anche di Caso perché « è stato preferito a Causio ». Che abbiano un po' di paura anche loro, almeno. Noi contiamo che non ne sentano troppa gli azzurri. Il nuovo corso dovrebbe cominciare con una svolta in tutti i sensi, a partire dalla mentalità. Bruno Perucca