Un grande angelo verde e blu divide i parrocchiani al Frais di Franco Giliberto

Un grande angelo verde e blu divide i parrocchiani al Frais Polemica su opere moderne d'arte sacra in Valsusa Un grande angelo verde e blu divide i parrocchiani al Frais E' opera del torinese Molinari e fa parte di una serie di sculture che adornano una nuova chiesetta - La commissione diocesana le ha giudicate irriverenti e indecorose e ha invitato il parroco a rimuoverle (Dal nostro inviato speciale) Frais, 27 settembre. Un grande angelo di vetroresina verde e blu, che pianta sul sagrato una croce di acciaio inossidabile con un gesto perentorio e un'espressione di sfida per chi non voglia prenderlo sul serio; un gruppo di figure intagliate nel legno grezzo (a una dimensione, come gli oggetti lavorati a traforo) e disposte lungo la parete di una nuova chiesa, in atteggiamento d'ascensione verso un placido Cristo, anch'esso di legno: sono questi gli «arredi sacri» che hanno suscitato in Val di Susa una vivace polemica. La commissione diocesana d'arte sacra li ha definiti «non soltanto brutti, ma indecorosi e irriverenti». Il parroco di Chiomonte don Francesco Gros (titolare della nuova chiesa oggetto della disputa in frazione Frais) è stato invitato a «sostituire quelle figure con immagini più convenienti». Del «caso» si parla un po' dappertutto in Val di Susa; Frais è diventata meta di curiosi. Soprattutto di domenica, la messa che don Francesco celebra quassù è seguita da molta più gente che un tempo. Gli «arredi sacri» giudicati indecorosi dalla commissione diocesana sono al centro delle discussioni. «La Curia costringerà don Francesco a togliere quelle figure? Possibile?» dice la gente. Ci sono due partiti: «I giovani — spiega don Francesco — favorevoli e per nulla scandalizzati dalle sculture. I più anziani, che palesano qualche perplessità, ma anche un desiderio di non apparire retrogradi. Criticano magari. Però riconoscono che si è tentato un discorso stimolante, molto più efficace del Sant'Antonio leccato e impomatato». La nuova chiesa di Frais è venuta su in cinque anni e mezzo. Il progetto è degli architetti Comoglio e Valletti, le strutture sono di cemento nudo non «lavorato» all'interno, a piccole fasce concave lungo le pareti esterne. Pianta rettangolare, profilo e massa volumetrica che ricorda vagamente la stazione d'arrivo di una funivia, una enorme vetrata a nord che incanta i fedeli con la vista sul Monte Niblé, il Monte Aria e il Rocciamelone: proprio in faccia al passo da dove — dice la leggenda — passò Annibale con i suoi elefanti. Due artisti torinesi — Mario Molinari, scultore assai noto e Anna De Rossi, pittrice apprezzata dalla critica — hanno «fabbricato» per don Francesco Gros gli «arredi» che dovrebbero essere rimossi. L'angelo sul sagrato pesa un paio di quintali, è fissato su una base di cemento che racchiude un cuscinetto a sfera. Il vento fa ruotare la scultura, l'effetto è suggestivo. E' opera di Molinari come le figure in legno. Una Madonna intagliata e dipinta (rosso e blu) sistemata ai piedi del Cristo è invece della De Rossi. Non è chiaro se il giudiziodelia commissione diocesana parta da sole considerazioni estetiche. Parrebbe di no, se si valutano gli aggettivi usati per definire gli «arredi». Chi non ha visto le opere potrebbe pensare, per esempio, a qualche indulgenza degli autori per particolari, diciamo così, troppo realistici. Ma le figure di legno sono al limite della stilizzazione, asessuate. E allora? La questione è aperta. «Non c'è dubbio — commenta Mario Molinari — che nelle intenzioni mie, di Anna De Rossi e di don Francesco Gros di irriverenza non c'è nemmeno l'ombra. Quanto al al risultato del nostro lavoro, mi sembra già positivo che la gente lo discuta e lo giudichi. Ha ragione don Francesco: un Sant'Antonio ben colorito in volto, con le candirne, ì gigli e il recipiente per gli oboli xù piedi, avrebbe lasciato indifferenti tutti. Do \ po un'ora sarebbe stato snobbato». Il parroco di Chiomonte non concorda con il giudizio della Commissione diocesana. Dal giorno della «prima pietra», cinque anni e mezzo fa, per la nuova chiesa di Frais è diventato falegname, muratore, fabbro, imbianchino, manovale. «Ci sarà da discutere — dice — ma sono sicuro che il grande equilibrio del nostro vescovo alla fine risolverà questa polemica nel migliore dei modi. Volete saperne una? Anche i parrocchiani che da principio erano perplessi quando hanno sentito che forse gli "arredi" dovranno esser tolti hanno sgranato gli occhi. C'è chi ha già cominciato ad affezionarcisì». Franco Giliberto Frais. Da sinistra: lo scultore Molinari, la pittrice De Rossi e don Francesco Gros

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