Gli "anni ruggenti,, del Grande Gatsby

Gli "anni ruggenti,, del Grande Gatsby In anteprima a San Sebastiano Gli "anni ruggenti,, del Grande Gatsby (Dal nostro inviato speciale) San Sebaslian. 27 settembre. Qualche impressione in punta di penna sulla prima europea del Grande Gatsby che ha concluso fuori concorso il XXII festival del cinema di San Sebastian — un brivido era corso fra le molte «sefloras» del festival all'annunzio che ci sarebbe stato Robert Redford. Troppo bello perché fosse vero. Erano invece presenti il regista Jack Clayton e due belle interpreti, Keran Black e Lois Chiles. L'inglese Clayton si rivelò nel '59 con La strada dei quartieri alti interpretato dalla Signoret e rifulse nel '63 con Suspense, Col film odierno egli non ha certo fatto torto alla sua firma di ottimo artigiano, anzi si può dire che ha vinto largamente il confronto quanto a spiegamento di mezzi con le precedenti riduzioni del famoso romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Perché l'artista che più soffrì dei veleni hollywoodiani è poi diventato un tema ricorrente del cinema americano in vena di autocritica. Sanno anche i bambinelli delle elementari che II grande Gatsby con tutto il suo carico autobiografico è il romanzo che meglio esprime l'America dei cosiddetti «anni ruggenti». Diciamo subito che in tanta febbre per la moda degli Anni 20 e per conseguenza in tanta calca di concorrenti il film di Clayton per quanto concerne la resa ambientale tocca l'eccellenza. Antiquari del primo Novecento o anche semplicemente quanti hanno vissuto in quel periodo hanno di che pascere l'occhio in una splendida galleria di particolari che rendono a pennello quel modo di vestire, di abitare e di essere. Dalle acconciature alle punte del. le scarpe le figure tramandano autenticità; cappelli e cappellini di organza golfetti abiti cinture borsette monili grammofoni eccetera sfolgorano di esattezza e così le ambientazioni le suppellettili e gli «esterni», (giacché la natura è datata). Nel trascinare indietro nel tempo a forza di ricamo, Il grande Gatsby è poco meno che perfetto. Ma il lettore vorrà sapere non solo della corteccia ma anche della polpa del film e del suo tono rispetto a quello del libro. Ebbene deludono. Allo scintillamento lirico di Fitzgerald sottentra una decorosa luminaria di idee convenute, alla flessuosa genialità la rigida impalcatura dei lavori precostituiti. Degli «anni ruggenti», manca il ruggito, le sregolatezze sono regolate e quella vita mescolata di stordimento e di dolore stinge in un'angoscia abitudinaria. Ma il difetto più grave è nella figura di Gatsby affatto scevra dell'alone struggente dello sradicato, ma simile a quella di un saldo giovinotto americano dei nostri tempi coi piedi ben piantati in terra. Sfocato in questo modo il protagonista, tutto intorno a lui indebolisce; la vicenda, sceneggiata da Francis Ford Coppola, scorre in rivoletti piuttosto stanchi che non confluiscono in fiume e la sparizione di Gatsby, ucciso da un garagista che lo crede colpevole d Ila morte della moglie, per investimento automobilistico, giv..ige all'impressione statica (nonostante che il film sia lungo) troppo sollecita e prematura. Dalla sua villa sardanapalesca sempre aperta a spettaco- lose feste cui egli non partecipa (charleston sculettanti, tuffi nella piscina, champagne a fiumi eccetera) egli sorveglia un punto: la villa di Daisy, la fanciulla da lui amata che non aveva potuto sposare perché povero. Il giovane Nick, venuto ad abitare accanto al reame di Gatsby, favorisce, in quanto cugino di Daisy, il cui ruolo è stato affidato a Mia Farrow, l'incontro dei due. Alcune scene di spiegazione a due e a tre sono toccate bene, ma l'episodio laterale dell'infedele moglie del garagista ha un fremito drammatico. Anche la eccitata svaporatezza di Mia Farrow ha del generico, l'attrice è ben lontana dalla smagliante precisione del suo vestire. Meglio assai le parti minori; la giovane Keran Black che rivela ardore sensuale e soprattutto l'appuntito Sam Waterson, quel «Nick» che è testimone prima ironico e poi straziato della tragedia, sono una autentica sorpresa. In conclusione, il meglio è ancora rituffarsi nella lettura del romanzo e del rimanente prendere il film come uno squisito affresco di costume. Leo Pestelli &3gt. Lois Chiles, una delle interpreti del « Grande Gatsby »

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