Un'anziana si uccide col fuoco per non finire in un ospedale

Un'anziana si uccide col fuoco per non finire in un ospedale La donna, 78 anni, fu colpita da paresi Un'anziana si uccide col fuoco per non finire in un ospedale A Milano - Sul pavimento trovati due flaconi di alcol vuoti - "Mio marito soffrì troppo in ospedale" diceva - Spirata dopo atroce agonia (Dal nostro corrispondente) Milano, 26 settembre. (o.r.) Una settantottenne che viveva sola, in disagiate condizioni economiche è morta all'ospedale di Niguarda dov'era stata ricoverata con prognosi riservata per ustioni di secondo e terzo grado, provocate da un incendio sviluppatosi nella sua camera da letto. Da pochi giorni la donna era stata colpita da paresi ma rifiutava di farsi ricoverare in ospedale. Sul pavimento sono stati trovati due flaconi di alcol vuoti: la ricostruzione del fatto fa pensare a suicidio. Non è esclusa però anche la fatalità: il portiere Giuseppe Belgrano infatti che è stato il primo a soccorrere la poveretta, l'ha udita tra i lamenti rispetere: «Una disgrazia... una disgrazia». Tutto si è svolto in pochi minuti, stamane, alle 9, in un appartamento di due stanze e servizi al primo piano di via Scipioni 1. Zona città studi, strade ampie e palazzi di recente costruzione: puliti, linde guardiole di portiere, guide rosse su scale e androni a piccole piastrelle di marmo. Alle 7,30, in casa dell'anziana Guglielmina Spinelli Polizzi sale il medico, come dalla settimana scorsa ogni mattina. Di nuovo le ripete che sarebbe meglio per lei farsi ricoverare. La donna rifiuta; anche nei giorni passati l'aveva detto a varie coinquiline che andavano a trovarla: «In casa di cura non andrò mai. Il mio povero marito, l'hanno fatto soffrire troppo». Il coniuge, rappresentante, di origine palermitana, era morto 10 anni or sono. Figli non ce n'erano, parenti pochi e lontani. La donna aveva tirato avanti con la «pensione di vecchiaia» e una piccola eredità. «I cugini venivano a trovarla finché ha avuto soldi», dicono i vicini, «da qualche anno erano spariti». Oggi è stato difficile rintracciarli: l'unico numero di telefono che la Spinelli aveva in casa era quello di un'amica devota e ancor più anziana di lei, un tempo sua donna di servizio. Questa, a sua volta, ha chiamato i parenti della moribonda, che erano in vacanza in montagna. Finora nel palazzo di via Scipioni non s'è visto nessuno. Ultimamente ad aiutare la donna a tirare avanti erano gli altri coinquilini. Alcuni davano cinque, altri diecimila lire: cosi la Spinelli poteva campare e pagare l'affitto (bloccato: 30 mila lire). Fra i vicini c'è chi non crede al suicidio: «Nonostante le difficoltà, aveva un carattere aperto, affabile, scherzava» ricordano. Sovente andavano a trascorrere il pomeriggio da lei i bambini di una coppia che abita nell'appartamento a lato. Altri invece pensano che effettivamente la donna abbia cercato la morte per evitare l'ospedale: in questi ultimi giorni, il rifiuto di entrare in casa di cura era diventato un ritornello ossessivo. Così, può darsi che stamane, dopo avere di nuovo senti¬ to le raccomandazioni del medico, la Spinelli abbia messo in atto il tragico proposito: rovesciati sul letto i due flaconi di alcol e acceso un cerino. L'ha trovata rantolante a terra, in mezzo alle fiamme, il portiere. Le uniche parole che è riuscito a capire sono state: «...una disgrazia una disgrazia». Sequestro in Calabria

Persone citate: Giuseppe Belgrano, Polizzi

Luoghi citati: Calabria, Milano