Il comico formato famiglia di Mirella Appiotti

Il comico formato famiglia Incontro con Bramieri al Teatro Alfieri Il comico formato famiglia Da stasera riprendono a Torino le rappresentazioni di "Cielo, mio marito" la commedia di Costanzo e Marchesi già presentata lo scorso anno «Mi accusano di qualunquismo. Ma io non sono un politico. Non appartengo a nessun clan. Non ho neppure la stoffa del capo. Anche nel mio lavoro, nonostante i successi, mi considero un gregario: per natura, per vocazione. Quel che m'interessa è che la gente rida e stia bene con me. Come io sto bene con il pubblico». Gli incontri con l Bramieri sfiorano sempre il patetico. Si comincia con l'a- ! ria di volerlo rimproverare: j visto che è così bravo, un prò-1 fessionista scrupoloso sino al- l'esasperazione, di un'onestà aperta che quasi irrita, gli si chiede conto del suo disimpegno: un comico robusto non può più, oggi, accontentarsi di mandare in platea la battuta su Cefis e Fanfani o la, rispettosa, puntatina a Paolo VI. «Eppure la gente è questo che aspetta. Che io gli dica quello che già loro pensano e I rtorì sanno esprimere. Si divertono proprio perché sentono che non sono più intelligente di loro; soltanto, ho imparato, per mestiere, a fare scattare la risata. Questa non è arte, sia ben chiaro». Di fronte ad una tale, severa te astuta) autocritica, cade il desiderio di continuare la polemica. Bramieri, si finisce sempre per doverlo rincuorare. Prima di tutto delle sue fortune teatrali. «L'estate scorsa ho fatto sessantatré se rate. Tutte d'un fiato, da un I„™„ *>r*Uu~ pm ™, !capo all'altro d'Italia. Ero più cotto di un ciclista», geme seduto in camerino all'Alfieri. Le balere di lusso o di paese hanno avuto sempre il tutto esaurito. «Ma adesso sono stanco e devo continuare con uno spettacolo che richiede un'enorme energia fisica». Lo spettacolo è Cielo, mio marito, la commedia tutta di corna scritta da Costanzo e Marchesi e che torna in scena da stasera a distanza di sei mesi dal debutto torinese: un avvenimento inconsueto nel mondo del teatro, tanto più con un testo esile che la regia di Garinei e Giovannini ha puntellato e Bramieri, ogni sera, vitaminizza interpretando, fulmineo come Fregoli, una dozzina di personaggi diversi. «Siamo al secondo posto, per numero di spettatori, nella graduatoria italiana delle compagnie private del '73'74», aggiunge senza alcun trionfalismo. Né Cielo, mio marito è la sola cosa di lavoro che gli stia andando bene. Alla radio Batto quattro è pressoché immortale: «Lo ripetono con la frequenza del giornale radio». In primavera la tv gli metterà a disposizione otto sabati per uno show con la Falana o con qualche altra bellezza; Garinei e Giovannini l'hanno già impegnato sino al 1976. Sbozzando un sorriso stiracchiato, deve ammettere : «Un'ora e quaranta, un'ora e cinquanta di spettacolo, magari anche fossi solo: non mi accorgo che il tempo passa, lavorare è il mio divertimento». Pari soltanto alla gioia di demolire sistematicamente se stesso e poi teneramente commiserarsi. «Arrivo dalla gavetta, mi bastava essere diventato caporale, adesso mi danno il bastone da maresciallo e mi mettono in vetrina», prosegue sempre più dolente introducendo il discorso dei suoi guai privati. Da alcuni mesi i fotografi lo braccano, alcuni giornali scandalistici vorrebbero strappargli immagini di fresco fidanzato felice. «Se il mio matrimonio ha subito una crisi cosi grave e ho dovuto lasciare la mia casa, la colpa è della mancanza di rispetto che c'è in Italia per le faccende di un privato cittadino». Descrive la propria vita come un inferno; nasconI dersi, lui che era abituato al divano del salotto buono, e, con la moglie e il ragazzo, tut ti in posa per la fotografia di rito; neppure la compagnia della signora bionda che in questo momento lo accompa- gna riesce a rasserenarlo. Sotto le sopracciglia nere a cespuglio, che paiono buffe e stridono con i capelli tinti in biondo rossiccio, lo sguardo di Bramieri è proprio malinconico. «Ero un comico formato famiglia, due camere, tinello e cucinino», rimpiange. Non gli importa se la defini- zione che dà di se stesso è pa¬ recchio limitativa, persino fastidiosa. Il suo pubblico lo vuole così. E Bramieri lo accontenta. Mirella Appiotti Gino Bramieri

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