La gran fuga all'indietro di Lietta Tornabuoni

La gran fuga all'indietro Brevi incontri La gran fuga all'indietro L'Italia celebra: quest'anno è l'anniversario di San Tommaso ed è pure l'anniversario di Eleonora Duse, per l'anno prossi ti ll' mo stiamo all'erta che, se va bene, ci sarà da celebrare il trentennale della Liberazione e della rinascita alla democraziaCelebra la Francia: il centenario degli Impressionisti, il cinquantenario dei Surrealisti, l'anniversario dei collaborazionisti. L'Inghilterra s'affanna a celebrare: centenario di Churchill, decennale dei Beatles... La lista dei decorati dalla memoria s'allunga, ogni scadenza del passato viene rispettata con uno zelo e uno scrupolo ignoti alle urgenze del presente. Soldi e tempo da perdere non ce ne sono, ma se ne trovano sempre per allestire mostre ricvocative, per pubblicare volumi nostalgici, per riempire bacheche di oggettini d'epoca, per pronunciare commossi discorsi e riesumare aneddoti gustosi, per esporre lettere e fotografie dei gloriosi cari estinti. Amore verso la storia e i suoi protagonisti? Il fenomeno sembra più sentimentale che culturale. La mania passatista che stimola l'enfasi delle celebrazioni (dopo aver intriso la moda e il cinema) sembra rivelare altri stati d'animo. Un bisogno di ricreare, intorno a valori o personaggi apparentemente accettabili per tutti, quell'unanimità oggi fortunatamente impossibile. Un patetico desiderio di cercare, nelle glorie d'un tempo, meschine rivalse ai guai contemporanei. Una fuga all'indietro, un'inconfessata negazione del futuro e della vitalità: l'atto del celebrare è di per se stesso mortuario, e quest'Europa che seguita a celebrarsi somiglia sempre più a una vedova che continui a vivere nel ricordo, inconsolabile della perdita di se stessa. Chanel e libertàDi cosa si parla a Parigi, quando non si discute di crisi? Si parla de «L'irregolare», biografia scritta da Edmondo Charles-Roux nella quale i meno vecchi scoprono che Coco Chanel non era soltanto una ricchissima sarta antipatica e geniale, creatrice d'un tailleur immortale, ma anche un'accanita filonazista. Decisa a convincere Churchill ad allearsi con i nazisti contro i sovieticinell'inverno del 1943 Chanel organizzò con l'aiuto del proprio amante, un aristocratico tedesco di trent'anni più giovane di lei che lavorava per lo spionaggio nazista, l'« Operation Bonnet», operazione berretto. Come intermediario scelse Vera Bate, un'inglese sposata ad un ufficiale italiano, ritenuta figlia naturale d'un membro della famiglia reale inglese. Come interlocutore scelse l'ambasciatore inglese a Madrid. Come risultato ottenne un fallimento: gli inglesi non intendevano discutere le sortdella guerra con una sarta filonazista. Si parla de // fantasma della libertà, il nuovo film di Luis Bufiuel, e delle sue trovate paradossal-velenose. Fra le risate del pubblico, polli e struzzi entrano nelle case come ladri notturni: le cacce alla volpe vengono condotte con il carro armato; quattro frati e un'infermiera giocano a poker usando come gettoni reliquie e medaglie dsanti (quella del Sacro Cuore vale 25 franchi): Adriana Asttutta nuda suona il pianoforte per il capo della polizia, che è suo fratello. Ai giardini pub blici, un untuoso vizioso individuo dà fastidio alle bambine e regala loro, con la raccomandazione di non mostrarle ai genitori, fotografie oscene: che risultano poi essere cartoline illustrate del Colosseo, del Partenone, di Montmartre. Cosa vorrà dire? Che la vera oscenità è la volgarità? In una lussuosa sala da pranzo, commensali eleganti siedono intorno al tavolo su gabinetti di bella porcellana e, chiacchierando con brillante amabilità, defecano educatamente: ogni tanto qualcuno si alza chiedendo scusa, raggiunge furtivo uno stanzino in fondo a destra, vi si chiude a chiave e mangia. Cosa vorrà dire, che i tabù sociali dovrebbero esercitarsi sull'azione di ingurgitare cibo piuttosto che su quella di espellere rifiuti? Allineati al muro, i martiri della libertà muoiono fucilati gridando: « Viva le catene ». Cosa vorrà dire, che non esiste libertà senza repressione? Ironico e scostante, Luis Bufiuel rifiuta ogni spiegazione, nega ogni simbologia. Se la cava con giochi di parole: «Tutto significa niente e dice soltanto quel che dice ». Si pronuncia soltanto su altri argomenti, per esempio il terrorismo: « E' una mosca inutile ». Del suo film, confida, l'ha divertito soprattutto un particolare: nell'elenco dei partecipanti sta scritto « effetti sonori di Luis Bufiuel » e il regista, che è sordo, ancora ci ride. Lietta Tornabuoni h

Luoghi citati: Europa, Francia, Inghilterra, Italia, Madrid, Parigi