Venivano quasi tutti dal Vajont per scordare altri lutti e rovine

Venivano quasi tutti dal Vajont per scordare altri lutti e rovine Venivano quasi tutti dal Vajont per scordare altri lutti e rovine Due delle vittime e i due feriti sono originari di paesi sconvolti dall'alluvione del '63: Cimolais, Erto e Casso - Gli altri due morti: un veronese residente a Torino e un giovane sardo Cinque veneti e un sardo: ancora una volta, annotando le vittime di una grave sciagura sul lavoro, si affollano sul taccuino nomi di operai immigrati. Cimolals, Erto e Casso, nella vallata del Vajont, sono i luoghi d'origine di alcuni d1 loro, abbandonati nella continua rincorsa di un'occupazione, lontano da mogli, figli, genitori, fratelli. Paesi già duramente prò- vati undici anni or sono dalla tremenda inondazione, famiglie che dopo essersi ricostruite un'esistenza piangono di nuovo, oggi, i loro morti. Solo una delle vittime, Pietro Siviero, 46 anni, veronese, si era trasferito già da sette anni a Torino; abitava in un decoroso appartamento di due camere e cucina all'ultimo piano di via Rueglio 11, con la moglie Anna, di 45 anni, e le figlie Loretta, 17 anni, e Carla, 1? anni. Anna Siviero arrotondava lf entrate del marito lavorando in casa come sarta; la figlia maggiore è impiegata nello studio di un avvocato mentre Carla frequenta la seconda media nell'istituto «Nosenga» di strada Venaria. Venti giorni fa erano tornati dal campeggio in Val d'Aosta, Pietro Si| viero doveva riprendere 11 lavoro di gruista nel cantiere di Venaria: ieri sera moglie e figlie sconvolte dal dolore hanno pianto sul suo corpo straziato nella camera mor-. tuaria del cimitero. Tommaso Nicoli, 30 anni, carpentiere, abbandonava periodicamente Cimolais, suo paese d'origine in cerca di lavoro, lasciando la madre, il padre ed un fratello celibe, Ludovico. Altre due sorelle. Rita e Maria, e un fratello, ! Giuseppe, abitano a Torino da al cuni anni; poco tempo fa 1 genite poco tempo fa 1 genitori del Nicoli avevano già perduto u.i altro figlio, Pietro, in un incidente stradale accaduto in Friuli. Ad Erto, nella stessa vallata del Vajont, era nata la terza vittima dell'incidente di ieri, Pietro Corona, 32 anni. Dopo la sciagura del '63 si era trasferito nel nuovo abitato di Vajont sorto in fondo alla valle; sposato, lascia la moglie, Osvalda, e due figlie, Rachele, di 1.1 anni, e Moira, di due. Anche alle spalle di Pietro Corona c'è una vita di sacrificio lontana dalla famiglia. Emigrato in Germania per lavorare come gelataio era poi tornato a vivere per breve tempo con moglie e figlie nell'alloggio di via San Bartolomeo: un impiego alla Rex, poi all'Enel di Vajont. Quindi ancora la vita dell'emigrato, una valigia, il treno per Torino dove l'attendeva il nuovo lavoro. Sognava di smettere presto e aprire una gelateria nel suo paese, ma il suo sogno si è spento sotto quel maledetto ar_masso di travature metalliche contorte. Francesco Frau, 26 anni, la quarta vittima, viveva nelle barac- che del cantiere: una cameretta a due posti, due brande, un tavolo, ur armadietto, che divideva con un vecchio compagno di lavoro, Giacinto Viola, di Potenza. «Abbiamo vissuto insieme le peregrinazioni dell'emigrante — ricordava ieri, dopo la sciagura, Giacinto Viola —. Cinque anni a Taranto, due in un cantiere della Falcherà, poi dal '72 a giovedì scorso in un altro di strada delle Cacce e pochi giorni qui. Per Francesco sono stati gli ultimi». Un fratello lavora ancora nel cantiere di strada delle Cacce, non si sa quanti familiari vivano al suo paese d'origine, San Nicolò d'Arcldano, in provincia di Oristano, dove la notizia è stata portata dai carabinieri di una stazione vicina. Alle Mollnette, in gravi condizioni, sono ricoverati i due gruisti rimasti feriti nella sciagura: Bartolo Corona, 26 anni, e Albino Manarin, 35 anni. Entrambi nati ad Erto, celibi, hanno la residenza a Vajont: Bartolo Corona vive con la madre in via Mulini 17, Albino Manarin con i genitori, In via Sant'Antonio 6. La prognosi dei medici è riservata, restano in osservazione per le fratture riportate Una radiografia ha escluso, per il Manarin, la frattua del capo temuta in un primo momento: forse si salveranno, ma più difficile sarà per loro dimenticare quello schianto tremendo in cui quattro compagni hanno perso la vita. Pietro Siviera e Francesco Frau sono morti - Ferito il caposquadra Albino Manarin