Obiettivi del viaggio di Vittorio Gorresio

Obiettivi del viaggio Obiettivi del viaggio (Dal nostro inviato speciale) Washington, 25 settembre. Incomincia una visita di Stato che al di là di tutte le consuete formule cordiali della buona accoglienza e dello scambio di espressioni di amicizia e di stima ha per l'Italia c per l'America un'importanza reale e niente affatto misteriosa. Per l'Italia si tratta di guadagnarsi un poco di credibilità sul piano economico c politico in un momento in cui le sue interne traversie hanno purtroppo gravemente alterato la sua immagine agli occhi del mondo e degli Stati Uniti in particolare: « E' questa immagine che io mi sforzerò di migliorare nei miei colloqui con Ford », ieri Leone ripeteva mentre ancora volava sull'Atlantico. La sua fiducia nella possibilità di un buon successo appariva sincera e in ogni modo il suo impegno è totale, anche perché questa visita è per gran parte cosa sua ancora prima che del governo. E' lui che ha insistito perché si accogliesse senza indugio l'invito di Ford che l'ambasciatore americano Volpe ha presentato a Roma con molto calore: Palazzo Chigi era perplesso, ed i partiti politici, a cominciare dalla de e dal psi, francamente dubbiosi sull'opportunità di una grande diversione di politica internazionale in un momento come l'attuale. Perché andare ad esporsi al rischio di richieste americane che possono essere pericolose? C'era il timore che ci fosse posta in modo più o meno perentorio la questione delle basi Nato nel Mediterraneo dopo la recessione della Grecia, e ciò avrebbe alterato il già difficilissimo equilibrio dei rapporti fra i partili della maggioranza. Ma fra la tesi che fosse meglio compiere prima la verifica della coalizione e quella che invece la buona occasione del viaggio fosse da cogliere subito, è stata la seconda che ha prevalso: « Noi dobbiamo — diceva appunto Leone — rassicurare subilo gii Stali Uniti sulla nostra stabilità. Ottenuto lo scopo, tulio diventerà più facile nel seguito, anche in politica interna». Leone è per temperamento molto contrario alle decisioni che derivano dalla paura. Vede le luci e le ombre della situazione, ma non è affatto d'accordo con chi considera che « ogni ombra sia un'oscurità, ogni oscurità un abisso, e l'abisso fatalmente aperto davanti ai nostri passi ». Intende farsi garante con Ford, con Kissinger, con gli altri suoi interlocutori della possibile stabilità italiana, e confida nella sua capacità di persuasione: « Ma lei, signor Presidente, Ford non lo ha mai conosciuto. Come ritiene di poter raggiungere facilmente una inlesa? ». « Siamo avvocati tutti e due ». D'altra parte, proprio questo suo modo di atteggiarsi a garante è abbastanza comprensibile agli americani, i quali appunto chiedono anzitutto di trovare un interlocutore che in Italia sia il più durevole possibile, a parte le vicende ministeriali di una Repubblica parlamentare. Ai loro occhi Leone appare qualificato: « Per quanto la sua funzione sia in gran parte protocollare egli pur resta un uomo di considerevole influenza nel partito che ha dominato ogni governo italiano dopo la guerra — scrive stamane la Washington Post — e impiega questo viaggio per dire chiara la sua opinione ». Non è qui il caso di osservare se e quanto Leone trovi più ascolto in America che nell'interno della de: qui conviene piuttosto precisare quali siano le assicurazioni che gli americani si attendono da lui. Di basi Nato da trasferire dalla Vittorio Gorresio (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Persone citate: Kissinger

Luoghi citati: America, Grecia, Italia, Roma, Stali Uniti, Stati Uniti, Washington