C'è la crisi nell'aria occorre dare fiducia di Giovanni Trovati

C'è la crisi nell'aria occorre dare fiducia C'è la crisi nell'aria occorre dare fiducia (Dal nostro corrispondente) Roma, 23 settembre. Domani Leone parte per l'America e i partiti del centro-sinistra hanno convenuto di non prendere decisioni sul governo prima del rientro. Quindi tutto è rinviato ai primi di ottobre. La crisi è nell'aria, ma forse è meno incombente di quanto sembrasse nei giorni scorsi, perché si consolida la, paura delle sue dcGimcdtccpndnconseguenze^ Oggi sarebbe caperta al buio e metterebbe in rischio anche la formula quadripartita. Si era pensato anche ad un rimpasto per rimuovere alcuni uomini che hanno dimostrato scarsa efficienza e troppa incertezza, ma anche lo spostamento di ur. ministro crea problemi quasi insolubili perché mette in movimento gli interessi delle singole correnti, che sono tante. Se dovesse cadere il centrosinistra, diventerebbe probabile il ricorso alle elezioni anticipate. Altre soluzioni non si vedono, perché lo stesso psi sembra poco favorevole a portare il pei al governo, ben sapendo che in una siffatta coalizione non potrebbe più rappresentare la sinistra e tanto meno dichiararsi l'interprete privilegiato delle istanze sindacali. Ma il ricorso alle elezioni anticipate significherebbe un vuoto di potere per alcuni mesi e la nostra economia non lo potrebbe sopportare. Non siamo più al tempo del laissez faire. In un regime di mercato aperto, l'Italia ha bisogno di costanti rapporti con gli altri Stati per averne aiuto e per evitare di finire al margine dell'Europa. Un governo, anche se non è quello che si vorrebbe, è sempre necessario. L'ipotesi delle elezioni anticipate trova fautori tra i socialisti convinti di dover sfruttare il successo del referendum; ora molto meno perché ci si rende conto che la situazione è profondamente mutata. Per contro quell'ipotesi sembra non dispiacere a qualche democristiano perché allontanerebbe le elezioni regionali già fissate per la tarda primavera del 1975. Un partito, con difficoltà interne, trova più facile affrontare le elezioni politiche, perché può far valere la spinta ideologica, che non le elezioni amministrative. Se si dovesse votare oggi per il comune di Torino, facciamo un esempio, la de non conterebbe di certo su una vittoria sicura. Eppure un confronto tra i quattro partiti si rende necessario per dare la sensazione al Paese che il governo è in grado di riprendere in mano la guida. Il confronto viene sollecitato dai sindacalisti socialisti della Cgil: se da una parte essi sono riusciti a tenere a freno nel recente passato la Cgil, ricevendosi anche un rabbuffo del comunista Trentin, dall'altra premono sul psi perché induca il governo ad una politica più aperta alle istanze sindacali. Per questo De Martino chiede «muta menti profondi» e accusa di «inadempienze» gli altri partiti, in particolare la de. Ma Fanfani (in un discorso di domenica a Norcia) ribatte seccamente che i socialisti sono «incapaci di seguire una linea di governo, pronti a disfare oggi quello che hanno fatto ieri» (si riferisce ai decreti congiunturali di agosto). E il socialdemocratico Orlandi osserva che anche i socialisti sono inadempienti, perché, contrariamente alle intese, sono usciti dalle giunte di Roma, di Firenze e di Gorizia facendo fallire il centro-sinistra. Orlandi aggiunge che i socialisti dovrebbero stare molto attenti con la crisi, in specie dopo quanto è accaduto a Roma, dove, appena dichiarata la crisi della giunta, una delegazione democristiana si è incontrata con una delegazione comunista. Al di là delle accuse e delle controaccuse rimane la domanda: questo governo ha ancora il consenso delle forze produttrici? Il ministro del Tesoro, Colombo, parlando a I Bari, ha dichiarato che « se j par giusto richiamare alle lo- \ ro responsabilità di caratte- i uqvdmcspqsfuenpgisrucs, . re generale le forze sociali,] e pure doveroso rilevare che, forze politiche, anche nell'ani- ', bito della maggioranza, ali- mentano incertezze e inquie- \ tudini che non valgono a crea- | ré fiducia nella continuità del- ' l'azione volta a superare la crisi che ci travaglia ». [ I sindacati si preparano ; t anche se nel loro interno si manilestano gravi dissensi che minano il processo unita- rio) a chiedere alla Confindu- stria, alla Confcommercio e : al governo l'unificazione del punto di contingenza. Sono. disposti a una lotta per il ricupero del valore del salario. Giusta o errata che sia la loro impostazione (Colombo afferma che è errata), occorre che ci sia un governo capace di dare una risposta. Si sono fatti i conti del costo delle richieste? Sino a quanto si può combattere? Cgil, Cisl e Uil più volte si sono lamentati negli incontri con il governo di aver ricevuto solo parole e non dati. Forse è impossibile calcolare gli effetti indotti di una inflazione più spinta di quella in corso, non pare invece difficile indicare il limite della sopportabilità del sistema. Non si possono chiedere sacrifici ai lavoratori senza spiegare loro i motivi e soprattutto senza indicare loro quali sono le prospettive. E senza dare la sensazione che finalmente c'è impegno per una maggior giustizia fiscale e una maggior severità amministrativa. Ci sono progetti pronti per impedire il ristagno della edilizia, per evitare il pericolo di una vicina disoccupazione? I capitali ancora si troverebbero se esistesse una capacità operativa. C'è infine un fatto nuovo che richiede una pronta risposta del governo e che mette alla prova la sua coesione. Ed è la disobbedienza civile che sta diffondendosi a Torino per le tariffe elettriche e a Milano per i trasporti urbani. Se la disubbidienza civile dovesse diventare un'arma in mano ai sindacati, che cosa accadrebbe? Per questo è più che mai urgente che il governo sappia riacquistare la fiducia, perché solo con la fiducia, non certo con la forza, può riottenere l'ubbidienza- Giovanni Trovati

Persone citate: De Martino, Fanfani, Orlandi, Trentin