Il nostro futuro negli "audiovisivi,,

Il nostro futuro negli "audiovisivi,, Cannes: rassegna conclusa Il nostro futuro negli "audiovisivi,, Sarà possibile l'insegnamento a distanza Usa e Giappone all'avanguardia nel settore (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 21 settembre. Duemila tecnici in rappresentanza di 716 industrie di tutto il mondo, 1500 visitatori, 782 partecipanti alle giornate internazionali di studio, animate da 123 esperti. Queste le cifre del mercato internazionale della videocomunicazione, che si è chiuso stasera al palazzo dei Festival di Cannes. Si è parlato di videocassette, di videodischi e di televisione via cavo, si sono visti gli ultimi prodotti della tecnica elettronica, ma non si può dire che la manifestazione abbia avuto dei risultati pratici, sul piano della commercializzazione e della divulgazione. Si è discusso molto sui nuovi sistemi audiovisivi e si sono trinciati giudizi, a volte sconcertanti: per qualcuno è la più grande farsa del secolo, per altri è una bella addormentata, in attesa del principe che la sveglierà. La definizione è abbastanza aderente alla realtà, perché è dimostrata dal fatto che molte industrie specializzate, dopo la gran corsa iniziale, stanno adesso avanzando con molta prudenza. Ciò significa che, almeno in Europa (le esperienze e lo sviluppo di questo settore negli Stati Uniti ed in Giappone non possono far testo), è ancora lontano il giorno in cui si potrà praticare l'insegnamento a distanza, o fare i propri acquisti, attraverso il collegamento audiovisivo con i grandi magazzini. Due constatazioni balzano evidenti: l'attrezzatura ha un prezzo troppo elevato per il grande pubblico e i programmi sono quasi inesistenti, per cui si evidenzia la necessità di ritrovare la fiducia degli utilizzatori. Per ottenere questo gli industriali devono mettere ordine nell'anarchia tecnica delle attrezzature e proporre programmi seri, in mancanza dei quali, il grande pubblico non si lascerà certamente sedurre. Nel settore delle videocassette, ad esempio, vediamo che ogni industria va avanti per la propria strada ignorando le altre. Da qui l'incertézza: servirsi del sistema con banda magnetica da mezzo pollice, o di quello da un pollice, passando magari attraverso quello da tre quarti? Nei videodischi c'è ancora maggior confusione. A Cannes, almeno una decina di industrie hanno presentato i loro prodotti, ognuno dei quali si differenzia. Abbiamo il sistema a lettura elettromeccanica e quello a lettura ottica, attraverso un raggio laser. Ma chi acquisterà tali lettori, e per quali necessità? Si nota, dunque, una certa confusione dovuta essenzialmente alla mancanza di una standardizzazione dei prodotti. Nessuna grande industria, j o nessun gruppo internazionale, vuol fare il primo passo i in questa direzione: Thomson i è in trattative con l'americana Zenit, la quale ha allacciato dei pourparlers con la Rea, che, a sua volta, sta di! scutendo con Philips. Intanj to, il mercato, per quanto faI voloso possa apparire, è in i pratica bloccato. Il discorso non è molto dis; simile per la tv cavo. In Fran¬ cia sette città la stanno sperimentando a spese dello Stato; in Gran Bretagna sono le società private a sfruttarla, nel Canada le comunità locali. In nessun luogo, però, c'è ancora una regolamentazione precisa ed è impossibile sapere quale cifra occorra per attrezzare una stazione emittente e gestirla. Forse, non ha torto Daniel Populus, dirigente della telecavo di Villeneuve a Grenoble, quando afferma: « In pratica, siamo degli illegali anche se non siamo costretti alla clandestinità». E' quello che sta succedendo, fatte le debite proporzioni, anche in Italia. Vittorio Preve

Persone citate: Philips, Thomson, Vittorio Preve