Regazzoni: correrò in testa di Michele Fenu

Regazzoni: correrò in testa Intervista al pilota della Ferrari prima del Gran Premio del Canada Regazzoni: correrò in testa "Devo badare a precedere Scheckter e Fittipaldi" - "Lauda mi aiuterà. Abbiamo discusso dopo Montecarlo, ma ora siamo molto amici" - Elogi per la "312 B 3" (Dal nostro inviato speciale) Toronto, 20 settembre. C/ay Regazzoni, trentacinque anni, due figli, in questa stagione un Gran Premio, tre secondi posti e numerosi piazzamenti all'attivo, è venuto in America con il pesante compito di ridare alla Ferrari, dopo dieci anni, un titolo mondiale di formula 1. Lo svizzero, alla viglila del Gran Premio del Canada, è in testa alla classifica, con un punto di vantaggio su Scheckter e tre su Fittipaldi. A Mosport e poi negli Stati Uniti si giocherà una partita a tre veramente decisiva. Ne parliamo con Regazzoni, che si appresta ad affrontare il duplice impegno con una serenità ed una calma olimpica, rievocando anche I punti salienti del suo campionato. « Sono molto tranquillo — dice Regazzoni —. Vincere il titolo sarebbe un fatto meraviglioso per me, per la Ferrari e per tutti i nostri amici, ma non trovo che costituirebbe un elemento determinante per giudicare la nostra stagione. Se riuscirò nell'impresa, sarà un premio, un riconoscimento agli sforzi miei e della squadra. Certo, se lo perderò, sarà soprattutto per sfortuna. Ma non pensiamoci: sono convinto che se le gare di Mosport e di Watkins Glen avranno uno sviluppo regolare, senza forature o guai imprevedibili, dovrei far meglio di Scheckter e di Fittipaldi ». — Sperava, all'inizio dell'anno, di diventare uno del protagonisti del Campionato? •> No, proprio no, sia perché non è nel mio carattere far programmi a lunga scadenza sia perché pensavo che avremmo avuto rivali fortissimi. La Ferrari 312 B 3 era migliorata, ma fino a qual punto? Inoltre, mi sentivo un po' teso, le responsabilità erano notevoli e arrivavo da una stagione nera con la BRM. Però, subito dopo i Grandi Premi di Argentina e di Brasile ho capito che si poteva puntare in alto. MI sono trovato in questa situazione quasi senza accorgermene. Solo dopo aver vinto In Germania ho compreso che avrei potuto diventare campione del mondo. Ad essere sincero, ero convinto di potermi assicurare il titolo tra Austria e Italia ». . — Per quali motivi, secondo lei, si trova al comando della graduatoria con un così esiguo margine sui rivali? « Prima di tutto, perché quasi sempre mi sono avviato dalla seconda, o terza o perfino quarta fila dello schieramento di partenza. E' stato un grave handicap. Ogni volta, mi son dovuto scrollare di dosso tre o quattro vetture. Se avessi ottenuto la "pole position" sarei sicuramente andato in testa in molti Grandi Premi e II avrei vinti. Oggi le corse di formula 1 si ipotecano al via, e io, per di più, a Montecarlo e in Belgio non sono riuscito a sfruttare questo vantaggio. In secondo luogo, non ho ottenuto tutti i punti che, in teoria, avrei potuto prendere. Le forature di Brands Hatch e di Zeltweg, ad esemplo, mi hanno portato via sette punti». — Come mai non è riuscito In queste occasioni a piazzarsi meglio al via? « Questione di pneumatici, non di macchine. Le prove durano solo sei ore. Un tempo breve. Guai se qualche inconveniente ti ferma al box o se non trovi subito la combinazione giusta di gomme. Ci si innervosisce, magari non si capisce perché tutto sia perfetto in apparenza mentre in realtà si giri adagio. Ci può essere un secondo di differenza dal miglior treno di coperture al peggiore ». — Won si rimprovera niente della sua stagione 1974? « No, o forse quanto è accaduto a Montecarlo. Sapevo che in frenata le ruote posteriori tendevano a bloccarsi. Sulla pista c'erano zone sporche, e lo sono finito in una di queste, compiendo un testa-coda. Oppure al Gran Premio del Belgio: adesso attenderei un po' di più a sorpassare Larrousse ». — Cosa pensa della 312-B 3? « Che è una monoposto veramente buona, facile da guidare. Per la sua "sincerità" permette di fronteggiare in pista ogni fatto imprevisto. Rispetto alle precedenti versioni, è molto migliorata nel telaio e nelle sospensioni. La squadra, poi, è al li¬ vello dei più validi "teams" inglesi ». — Quali sono stati finora i momenti più belli e più brutti del suo ' mondiale »? « In Argentina ed in Francia ero soddisfatto di me stesso. Nel primo caso ero al mio rientro nella Ferrari, ed ho disputato una bella gara d'attacco. Nel secondo, ero riuscito a mantenere il terzo posto e a non farmi superare da Scheckter. Ho patito le delusioni maggiori a Montecarlo e in Austria. A Monza, il Gran Premio d'Italia quasi mi aspettavo che non sarebbe andato bene. Sarebbe stato troppo bello, un sogno!». — E adesso, a Mosport, cosa intende fare? * Niente in particolare: andar bene nelle prove e cercare di portai mi subito in testa domenica, lo devo badare soltanto a precedere Scheckter e Fittipaldi». — E Lauda? « Mi aiuterà. E questo mi fa piacere. Siamo amici. Abbiamo avuto un'unica discussione, dopo il Gran Premio di Montecarlo: non sono stato d'accordo sulla sua tattica di gara e gliel'ho detto. Ciascuno di noi ha puntato al titolo, sfruttando le possibilità offerte dalla Ferrari: un fatto naturale, mi pare ». — Per II prossimo anno, quale programma desidera seguire, titolo o non titolo? « Continuare a correre per la Ferrari. Le macchine sono competitive, la squadra è forte, c'è Enzo Ferrari che, malgrado gli anni passino, costituisce sempre uno stimolo per tutti noi ». — Con Lauda? «SI, certamente. Niki Lauda è un pilota ancora da scoprire. Secondo me, ha una lunga carriera davanti a sé. Sarei proprio lieto se dopo di me il titolo toccasse a lui ». Michele Fenu