Il"caso Gazzetta,, discusso al convegno Fnsi di Rimini

Il"caso Gazzetta,, discusso al convegno Fnsi di Rimini Un animato dibattito fra i giornalisti Il"caso Gazzetta,, discusso al convegno Fnsi di Rimini L'esperimento di autogestione del giornale illustrato da Vito Napoli, consigliere nazionale della Federazione - Proposte e polemiche sui modi di gestire l'informazione - Il "ruolo" dei giornali (Dal nostro inviato speciale) Rimini, 19 settembre. Un vivace dibattito sui modi di gestire l'informazione ha animato la terza giornata dei lavori del Congresso nazionale della stampa, portando alla luce i contrasti di opinione che agitano dall'interno e dall'esterno la categoria dei giornalisti, oggi più che mai alla ricerca di una collocazione precisa nel dialogo sociale del Paese. Si è trattato di un confronto aspro, polemico, e per certi versi non ancora chiarito, indice di un clima d'incertezza e confusione sulle scelte necessarie per fronteggiare la crisi, in cui s'innesta con prepotenza la drammatica vicenda della Gazzetta del Popolo, il quotidiano torinese che da trentasei giorni sfida le tradizioni dell'editoria prospettando un modo nuovo di fare i giornali. Alla radice del problema c'è la concezione diversa, forse inconciliabile, sul ruolo che una stampa moderna deve svolgere in Italia. Da una parte, su posizioni innovative, sta la maggioranza del sindacato unitario della Federstampa, raggruppata attorno al movimento «Rinnovamento sindacale», che fa capo al segretario nazionale Ceschia, in carica da quattro anni. Il suo orientamento è preciso: i giornalisti democratici non possono essere una casta rinchiusa in se stessa, ma debbono fungere da elemento propulsore di tutti i temi che interessano l'informazione. Da ciò nascono le esigenze di una partecipazione all'elaborazione di provvedimenti legislativi sulla riforma della stampa e la difesa del principio di una diffusione di notizie libera e non vincolata a interessi di parte. Una vigorosa affermazione del ruolo importante della Federazione per la riforma dell'editoria è stata sostenuta da Mario Berardi (Torino), il quale ha detto: «Se questa azione continuerà ci sarà la riforma e la Gazzetta potrà salvarsi. In caso contrario, questo giornale non potrà sopravvivere». Sull'altro fronte della barricata è attestata l'opposizione alla «linea Ceschia» (fa perno sull'Associazione della stampa romana, uno dei quattordici organismi regionali che compongono la Fnsi). La minoranza contesta l'attività della Giunta federale, rimproverandole le alleanze strette con i poligrafici e con altre rappresentanze sindacali «estranee» alla categoria. Gli interventi odierni hanno puntualizzato pertanto la necessità di un esame di coscienza da parte dei giornalisti per confermare la validità della condotta seguita finora. «Abbiamo bisogno di una approfondita e coraggiosa rime- ditazìone», ha precisato Enzo Forcella, della Romana. «La lotta alle concentrazioni, che è stata il motivo conduttore e unificatore della nostra azione dal Congresso di Salerno del 1970 in poi, costituisce una battaglia perduta». La responsabilità di quanto è accaduto ricade, secondo il delegato dell'Associazione stampa romana, sulle forze politiche, sugli editori, ma anche i giornalisti si debbono assumere una parte della colpa: «Abbiamo pensato che la spinta verso le concentrazioni fosse esclusivamente un fenomeno determinato dall'interesse di assicurarsi il controllo dei mezzi di informazione, trascurando invece che la spinta aveva anche delle origini strettamente economiche». Si è di fronte alla fine di un ciclo: «La proprietà privata sta tramontando, per essere soppiantata dal controllo pubblico dei mezzi d'informazione» (ma numerosi altri sostengono che si tratta spesso di operazioni di tipo privatistico, sotto la copertura di sigle o di enti pubblici). Il tema è stato affrontato anche da Vito Napoli, consigliere nazionale della Federazione, che ha portato una testimonianza diretta e appassionata illustrando l'esperimento di autogestione fra giornalisti e tipografi, in atto dal 2 agosto alla Gazzetta del Popolo, provocato dalla decisione dell'editore Caprotti di sopprimere la testata dopo averne rilevato la proprietà dalla de. Napoli (che lavora alla Gazzetta) ha ricordato che all'offerta di capitale pubblico, tramite l'Egam, per salvare il giornale, i sindacati avevano immediatamente risposto opponendo come condizione l'assenza di qualsiasi «ipoteca» sull'informazione, «la cui gestione dev'essere una cosa separata, affidata a chi lavora nel giornale». L'autogestione vuol dire «responsabilità della mediazione non manipolata delle notizie, per servire l'interesse del lettore e la verità oggettiva del fatto». E vuol anche dire, ha aggiunto Napoli, la pubblicazione del bilancio delle entrate e delle spese, dei salari e degli stipendi, la divulgazione, cioè, di tutte le voci che concorrono alla fabbricazione del prodotto giornalistico. «Se è il contribuente che deve pagare di tasca propria per finanziare, almeno in parte, la vita del giornale, ha diritto di sapere come è stato speso il suo contributo. Non vogliamo — ha concluso Napoli — i suoi soldi solo per salvare i posti di lavoro di 350 dipendenti. Non è questo lo scopo che perseguiamo». Numerosi gli interventi sul tema generale dell'informazione. Fra gli altri, Giulio Mazzocchi ha esposto vari aspetti della situazione economica della stampa quotidiana. Il congresso è? entrato così nella sua fase calda. Difficile avanzare previsioni sulle indicazioni che emergeranno dalle votazioni, in programma domenica. Di certo vi è che il giornalismo italiano si trova a un punto cruciale, e le sue sorti dipendono dall'unità sindacale che la categoria saprà dimostrare. Piero de Garzarolli

Persone citate: Caprotti, Ceschia, Enzo Forcella, Giulio Mazzocchi, Mario Berardi, Piero De Garzarolli, Vito Napoli

Luoghi citati: Italia, Napoli, Rimini, Salerno, Torino