La "Fenice,, di Venezia occupata dai dipendenti di Giuliano Marchesini

La "Fenice,, di Venezia occupata dai dipendenti Il teatro lirico non paga da 3 mesi La "Fenice,, di Venezia occupata dai dipendenti Orchestrali, coristi e impiegati per la battaglia a oltranza - Hanno sospeso i concerti previsti, ma ne stanno provando altri, da eseguire gratis per i lavoratori (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 19 settembre. « La Fenice è un patrimonio culturale da salvare, da rinnovare ver il bene di una città in agonia », « Con le promesse non si vive », « Difendiamo uniti il posto di lavoro ». Invece delle locandine con annunci di spettacoli, sui muri e sulla scalinata della « Fenice » si leggono questi cartelli. Da ieri sera il teatro veneziano è occupato da orchestrali, coristi, personale tecnico, che non ricevono lo stipendio da quasi tre mesi. Un caso unico nella lunga, gloriosa storia di questo tempio dell'arte. « La Fenice » ha visto ingressi sfolgoranti di signore, trionfi di collane e monili, di sete e broccati. Adesso sta affondando nell'indigenza. I cancelli sono chiusi, l'ingresso degli artisti è gremito di dipendenti che prendono parte alla clamorosa manifestazione. Ieri sera avrebbe dovuto suonare l'Orchestra sinfonica di Chicago: lo spettacolo è stato sospeso, il personale del teatro ha rimborsato i biglietti a quanti si accingevano ad invadere platea e palchi. E per lunedì prossimo il cartellone prevede un concerto di Zubin Menta. « Se ne andrà anche lui », dice, allargando le braccia, una delle coriste. L'occupazione è ad oltranza. Ma non ci si limita ad aspettare che succeda qualcosa, che qualcuno si decida ad intervenire. In mezzo a macchinisti ed elettricisti passano professori con il violino sotto braccio, flautisti e violoncellisti. L'orchestra si raduna sul palcoscenico, attraversato da uno striscione: prova concerti da regalare. Attorno ad un tavolo sono riuniti i rappresentanti di tutto il personale, per seguire gli sviluppi di questa vicenda. Roberto Cecconi, che presiede la seduta del Consiglio d'azienda, esprime tutta la amarezza dei colleghi: « Si può dire che siamo stati trascinati per ì capelli. Bisogna considerare la situazione anche alla luce di quanto avviene in Italia nell'ambiente degli enti lirici. E i presupposti di quello che accade adesso sono lontani: risalgono alla legge Corona, dell'agosto del 1967. Era un provvedimento con cui ci si proponeva di sanare una situazione ormai molto difficile. Si sapeva già che i sedici miliardi stanziati per tutti gli enti lirici non sarebbero stati affatto sufficienti. Da allora si è andati sempre peggio, perché il sistema delle sovvenzioni costringeva i responsabili dei teatri ad imbarcarsi su battelli carichi di debiti, con il conseguente impressionante appesantirsi degli interessi passivi ». Nel 1973 uscì una leggina detta « dei ripiani degli enti lirici », che cercava di sistemare tutte le pendenze fino al 31 dicembre di quell'anno. Ma c'erano certe condizioni, e allo stesso tempo il Parlamento impegnava il governo a presentare una legge di riforma. La si sta ancora aspettando. « Così — dice Roberto Cecconi — sono cominciati i nostri guai». Attraverso un intrico di provvedimenti, di promesse, di raccomandazioni e assicurazioni, si è proceduto sempre più affannosamente. Fino a questa crisi completa che ha investito « La Fenice » di Venezia. Orchestrali, coristi e tecnici hanno tentato più volte, in questi giorni, di farsi corrispondere quel che spetta loro da tre mesi. Si sono intrecciati colloqui, consultazioni, ma non si è giunti ad alcun risultato concreto. « Ci avevano promesso — dice Roberto Cecconi — che i nostri stipendi sarebbero stati garantiti fino al 31 dicembre. Siamo andati alla banca, e ci hanno risposto: cari amici, purtroppo in questo momento voi non avete una lira. E anche se venisse un contributo dello Stato, sarebbe denaro completamente assorbito dai debiti ». Così, il personale della «Fenice» continua ad aspettare, passa le giornate e le notti nel teatro occupato. «E' un altro desolante esempio — si osserva — dell'abbandono di cui soffre Venezia ». In questi ultimi tempi, il teatro « La Fenice » s'è dedicato con particolare impegno alla diffusione della musica in senso popolare. Volge al tramonto l'epoca delle serate sfarzose, dense di mondanità, mentre la cultura musicale va incontro a più larghi e meno abbienti strati di popolazione. Sabato sera l'Orchestra ed il Coro della « Fenice » al completo si sono trasferiti in piazza San Marco, per distribuire brani di Rossini, Verdi, Puccini, Wolf Ferrari, Respighi, gratuitamente, in segno di protesta ed anche di amore per l'arte. Sul cartellone che annunciava l'eccezionale concerto era scritto: «La Fenice è minacciata di chiusura. I la¬ voratori chiamano alla solidarietà e alla lotta tutti i cittadini, perché una nuova legge garatitisca la partecipazione popolare alla cultura musicale, salvaguardi nel rinnovamento il patrimonio rappresentato dai complessi artistici del nostro teatro ». Anche senza stipendio, con il teatro occupato, gli orchestrali e i coristi della « Fenice » continuano le prove. Andranno a tenere concerti, sempre gratis, a Mestre, nelle fabbriche di Marghera e nei quartieri periferici del centro storico. Per la sopravvivenza della « Fenice », ed anche di Venezia. Giuliano Marchesini

Persone citate: Puccini, Respighi, Roberto Cecconi, Rossini, Verdi, Wolf Ferrari, Zubin

Luoghi citati: Chicago, Italia, Venezia