Chi l'erede di Stewart? di Michele Fenu

Chi l'erede di Stewart? Una trasferta che costa ad ogni "team,, 20 milioni Chi l'erede di Stewart? Regazzoni, Scheckter e Fittipaldi hanno due prove (Canada e Usa) per aggiudicarsi il titolo mondiale Lauda promette il suo aiuto all'attuale leader della classifica ■ Dieci ore di viaggio per arrivare a Toronto (Dal nostro inviato speciale) Toronto, 19 settembre. Il campionato del mondo di formula uno è alle ultime battute. Il Gran Premio del Canada, domenica a Mosport, e quello degli Stati Uniti, il 6 ottobre a Watkins Glen, decideranno le sorti di questa lunga e appassionante stagione che vede tre uomini — Clay Regazzoni, Jody Scheckter e Emerson Fittipaldi — e tre « teams » — Ferrari, Tyrrell e McLaren — al vertice della classifica in pochi punti: 46 per lo svizzero, 45 per il sudafricano e 43 per il brasiliano. E' per io meno curioso che siano proprio le due prove nordamericane a stabilire chi sarà l'erede di Jackie Stewart. La formula uno è un prodotto del vecchio continente, come filosofia, tecnica, protagonisti. Tutte le squadre che hanno partecipato con alterna fortuna al campionato hanno sede in Europa, tanto che l'associazione dei costruttori di formula uno ha organizzato un volo privato, da Londra a Toronto, per il trasporto di vetture e ricambi e poi una carovana di autocarri per il trasferimento da Mosport a Watkins Glen. Proprio come fanno I circhi equestri. Si calcola che, in media, la trasferta Canada-Usa costi ad ogni « team » circa venti milioni, il che vuol dire globalmente oltre 250 milioni di spesa. La Ferrari ha portato in America tre 312 B-3 per Regazzoni e Niki Lauda, tre motori di riserva e ben tremilacinquecento chilogrammi di pezzi di ricambio, dalle sospensioni al freni, dal cambi alle cassette con le varie attrezzature per i meccanici. Questi sono dieci, numero ritenuto sufficiente per fronteggiare ogni imprevisto, o quasi. Un cronometrista della Heuer, i tecnici Mauro Forghieri e Giacomo Caliri e l'assistente sportivo Sante Ghedini completano la spedizione di Maranello, guidata da Luca Montezemolo. Tutti, con un impegno rafforzato dal particolare momento, sono al servizio di Regazzoni e di Lauda, soprattutto di Regazzoni, naturalmente. Lo svizzero, con un minimo di fortuna, può vincere il titolo mondiale, mentre l'austriaco, malgrado i due punti giustamente restituitigli dalla Fia per quanto successe in Inghilterra, appare con i suoi 38 punti eliminato, se non matematicamente almeno in pratica, dalla contesa. E' lo stesso Lauda a rendersene conto e a ribadire con vigore le sue intenzioni di aiutare il compagno di squadra. « A questo punto — dice l'austrìaco — desidero che Clay vinca II titolo. I modi per concretare questo aiuto, però, sono pochi e dipendono dal come si svilupperà la corsa. Ad esempio, se alla fine del Gran Premio del Canada io sarò in testa e Regazzoni secondo, lo farò passare; se. Invece, fosse lui a comandare la gara, ebbene cercherei di far velo ai suol inseguitori più pericolosi per il titolo, cioè Scheckter e Fittipaldi. Pronosticare ora chi dei due è più forte mi pare impossibile. Sono sullo stesso livello, molto dipenderà dall'adattamento delle loro macchine al circuito ». Mosport sorge ad una settantina di chilometri da Toronto, la grande città canadese che si apre sul lago Ontario. E' un circuito difficile, « balordo », sostiene Regazzoni. Vi sono numerose curve, salite e discese con contropendenze rilevanti. L'asfalto è un po' rattoppato. In sostanza, una pista assai simile a quella di Brands Hatch. « E' anche peggio — commenta Regazzoni —, perché la sede stradale è molto angusta e non permette errori. Qui si deve saper guidare e possedere una macchina molto competitiva. La Ferrari dovrebbe trovarsi abbastanza bene per le sue caratteristiche generali e per la dolce progressività del motore nelle accelerazioni ». « Bisogna avere un gran cuore », aggiunge Lauda, ed a ragione, visto che si riescono a tenere medie di 185-190 l'ora. Il « cuore » non manca certamente alla squadra Ferrari, che ha riassorbito con rabbia la delusione di Monza. Montezemolo afferma: « Slamo rimasti amareggiati dopo il Gran Premio d'Italia. Si è cercato di addebitare ai piloti colpe che non hanno. Pazienza, in questi giorni abbiamo lavorato con intensità per presentarci in Canada nelle migliori condizioni tecniche e psicologiche. Abbiamo due ottime macchine e due grandi piloti. Ma, adesso, le parole non contano più. Vedremo domenica cosa accadrà ». « MI dispiace — dice Forghieri — che la Ferrari sia costretta a giocarsi il titolo nelle ultime due gare, e proprio così lontano da Maranello. E' un'avventura, quando Regazzoni avrebbe già potuto essere campione. Sulla tenuta dei motori non abbiamo particolari preoccupazioni. Le rotture di Monza sono legate a lattori contingenti, che abbiamo spiegato chiaraniente, anche se c'e gente che continua a ricamarci sopra di fantasia. Mosport è un circuito che non conosciamo molto bene come riferimenti tecnici. Ricordo che ha sempre dato problemi di messa a punto. Come tutti i tracciati dì tipo misto veloce, impegna molto le sospensioni e il cambio, ma anche il motore viene abbastanza sollecitato. Saranno le prove dì domani e sabato ad offrire una valutazione delle possibilità nostre e degli altri, sempre che per domenica la corsa non assuma un volto dillerente per chissà quali motivi ». La squadra Ferrari si è sistemata, insieme con altri "teams", in un grande motel sull'autostrada Toronto-Montreal, che corre lungo il lago Ontario. Il tempo è stupendo, l'atmosfera è serena, la stanchezza delle dieci ore di volo con un "Jumbo" da Roma — Regazzoni ha distribuito autografi a tutto l'aereo. Lauda, appassionato di volo, ha viaggiato quasi sempre in cabina di pilotaggio — è stata assorbita. Una giornata di relax, chiusa a sera davanti ai televisori per la sfida Canada-Urss di hockey su ghiancio che, per ora, interessa canadesi e americani assai più del Gran Premio di Formula 1. Michele Fenu Clay Regazzoni e Niki Lauda, i due piloti della Ferrari