Un illuminato burocrate subalpino

Un illuminato burocrate subalpino LE CERIMONIE PER IL CENTENARIO DI LUIGI DES AMBROIS Un illuminato burocrate subalpino Ministro di Carlo Alberto prima e dopo lo Statuto, collaboratore di Cavour, ebbe un notevole rilievo nella Destra storica Inframmezzata alle numerose ed ormai ben note manifestazioni culturali e folkloristiche che ogni armo movimentano la vita cittadina di Bardonecchia nel mese di settembre, quest'anno nei giorni 21 e 22 settembre avranno luogo a Bardonecchia ed a Oulx le cerimonie commemorative per il centenario della scomparsa di Luigi Des Ambrois de Nevache. Verrà fra l'altro presentata al pubblico la ristampa anastatica dei suoi Souvenirs e saranno ricordati e illustrati gli aspetti più significativi della sua molteplice attività politica, prima come ministro di Carlo Alberto nell'ultimo periodo del governo assoluto, poi ancora come ministro di Carlo Alberto nel primo ministero costituzionale, poi come senatore, come membro e presidente del Consiglio di Stato, come incaricato — suo malgrado — di alcune importanti missioni diplomatiche, e infine come presidente del Senato, carica che egli assunse poco tempo prima della sua scomparsa, avvenuta nella notte fra il 3 e il 4 dicembre 1874. E sarà naturalmente illustrata anche la sua opera di storico della Valle di Susa, di studioso d9lle sue tradizioni e dei suoi problemi economici e sociali. Non possiamo qui dilungarci ad illustrare questa sua molteplice e lunga attività; un giudizio in proposito potrà essere meglio espresso quando vedrà la luce il volume in cui saranno raccolti i discorsi che si terranno nei giorni delle celebrazioni, unitamente ad altri saggi e ad una raccolta dei documenti più interessanti conservati ancor oggi con amorosa cura dai suoi discendenti nella casa in cui egli vide la luce, a Oulx, il 30 ottobre 1807. Ricorderemo ora soltanto che egli, come reggente il ministero degli Interni (dal 1844 alla sola età di 37 anni) fu fervido promotore di importanti innovazioni nell'ambito dell'istruzione pubblica (non esistendo allora un apposito ministero); ancora come ministro dell'Interno e poi come primo capo del dicastero dei Lavori Pubblici, creato nell'ottobre del 1847, stimolò lo sviluppo della nascente rete ferroviaria e fu tra i principali elaboratori delle riforme nell'ambito della legislazione provinciale e comunale. Quando Carlo Alberto si trovò ad affrontare la scelta fra il ritorno a un duro regime assoluto o la concessione di una carta costituzionale, il Des Ambrois si schierò fra i sostenitori di questa seconda soluzione, collaborò alla preparazione dello Statuto e ne fu uno dei firmatari. Le leggi religiose Nerti anni successivi partecipò attivamente all'elaborazione delle leggi che dovevano rendere operanti le norme contemplate dallo Statuto e alla preparazione delle riforme finanziarie che vennero attuate da Cavour. Particolarmente importante fu il suo intervento nella elaborazione della legge relativa alla soppressione delle corporazioni religiose, allorché egli seppe smussare alcuni dei punti più contrastati del primitivo disegno di legge. Nel 1859, dopo l'armistizio di Villafranca, fu mandato a Zurigo come plenipotenziario per la preparazione del trat¬ tato di pace. In quella funzione per lui del tutto nuova di diplomatico, affidatagli per di più in circostanze estremamente difficili, egli si sentì molto a disagio, ma si batté con estremo impegno per assecondare gli interessi e le aspirazioni del governo di Torino. Mandato successivamente a Parigi, preferì ben presto essere richiamato in patria, allorché si profilò il problema della cessione alla Francia di Nizza e della Savoia, cessione a cui egli — per i suoi legami ancestrali con la Savoia e per gli stretti rapporti della sua Valle con quella regione — si sentiva contrario. Dopo la creazione dello Stato unitario, il Des Ambrois fu nominato Presidente della Commissione per l'unificazio- ne legislativa, la cui opera fu coronata dalle leggi che vennero emanate nel 1865. Benché il Des Ambrois fosse favorevole alla realizzazione di ampie autonomie nell'ambito delle amministrazioni locali, finì col sacrificare queste sue aspirazioni considerando validi e fondati, almeno per quel momento, i timori che nell'ambito degli organismi locali le forze reazionarie, che ancora imperversavano in alcune regioni, potessero trovare un punto di appoggio per le loro attività eversive. Dall'esame delle sue carte conservate nell'archivio di famiglia e di quelle esistenti negli archivi pubblici, ove sono raccolti i documenti dei vari organismi di cui egli fece parte, emergono due elementi di notevole interesse. Innanzitutto esse testimoniano la dimensione europea delle vedute del Des Ambrois. Quando infatti si trattava di allestire qualche disegno di legge (ricordiamo in proposito il suo particolare interessamento per la legislazione forestale e mineraria, per quella relativa a ponti, acque e strade, che toccavano da vicino gli interessi della sua Valle), egli amava raccogliere i testi delle leggi corrispondenti che già esistevano nei principali e più progrediti Stati europei; le studiava, le annotava, le confrontava fra di loro e con la legislazione già esistente in Italia. Un realizzatore Il secondo elemento che vogliamo sottolineare è la sua grande capacità nel dare vigoroso impulso agli organi, smi di cui fece parte o che jfu chiamat0 a presiedere, non solo per quanto riguar- da la preparazione di determinati progetti, ma anche per quanto riguarda la loro realizzazione ed applicazione pratica. E' ben noto infatti che l'attività di un governo, dei suoi rappresentanti, dei suoi funzionari, non si risolve tutta nell'emanazione di leggi, regolamenti e decreti. E' anche compito loro (e forse è un compito ancor più difficile) quello di applicare quei provvedimenti, di farli eseguire e rispettare, di renderli operanti, affinché essi non si riducano a inutili «gride» di manzoniana memoria. Sotto questo punto di vista il Des Ambrois fu senza dubbio un degno prosecutore della grande tradizione di quella burocrazia subalpina che aveva avuto in uomini come Gian Battista Bogino, Prospero Balbo, Giuseppe Barba-) roux i suoi più illuminati e illustri rappresentanti; e fu senza dubbio un tipico esponente di quella formidabile schiera di collaboratori che Cavour seppe riunire attorno a sé e che nel giro di un decennio allestirono le strutture legislative, economiche, finanziarie, grazie alle quali l'antico regno di Sardegna potè tentare l'impresa dell'unificazione italiana. Giustamente, quando si parla del Risorgimento, vengono ricordati in prima fila i nomi di Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini. Ma bisogna pur tener presente che se l'unificazione italiana potè rapidamente consolidarsi, nonostante le gravissime difficoltà di ordine esterno ed interno che ad essa si frapponevano, ciò fu dovuto soprattutto all'enorme lavoro compiuto ed all'energia dimostrata da coloro i quali con Cavour e poi, dopo la sua scomparsa, sulla scia delle linee direttive da lui tracciate, seppero realizzare quell'imponente opera di unificazione legislativa e quella grandiosa serie di opere pubbliche che ancor oggi lasciano stupiti anche gli storici più critici nei confronti della politica della Destra storica. Fra i rappresentanti di que-sto partito, il Des Ambrois occupa un posto di grande rilievo anche se, per la propria naturale ritrosia (egli fu considerato l'uomo politico più taciturno che abbiano mai avuto il regno di Sardegna e il regno d'Italia), amava piuttosto il fare che l'apparire, le realizzazioni concrete che le manifestazioni chiassose. Narciso Nada