Quest'inverno "tremendo,, di Lietta Tornabuoni

Quest'inverno "tremendo,, ESIGENZE E FRIVOLEZZE NEL TEMPO DELLA CRISI Quest'inverno "tremendo,, La moda maschile si ispira a Fitzgerald e ai suoi eroi del fallimento; quella femminile guarda all'Est - Nei libri e negli spettacoli, successo di opere religiose: "Ma l'imitazione, più che di Cristo, è delle mode americane" - Andremo molto al cinema Roma, settembre. « Fino a Natale reggeremo», è l'oroscoposlogan corrente. Dal previsto « terribile settembre», eccoci dunque rimandati al « gennaio insopportabile »: bugia oppure esorcismo, la data dell'apocalissi subisce contìnui rinvìi, il confine della paura viene di continuo spostato. Ma come sarà (a Roma, a Parigi, a Londra] l'inverno del nostro scontento? Come appariremo e cosa leggeremo, quali saranno i nostri tic, le discussioni e le abitudini, quali gli spettacoli e le nevrosi, i litigi e le sce- i mense? Su cosa eserciteremo i giudizi immediati, le critiche demolitrici, le sferzanti generalizzazioni che esprimono la vitalità nell'anno in cui la crisi è il pane I quotidiano di tutti? Nel ritmo frantumato della vita, nell'assedio di notizie atroci o anche soltanto pessime, nell'ansiosa incertezza, nelle certezze angosciose, il mondo della gravità sociopolitica e il monI do della futilità privata procedono insieme sfiorandosi, mescolandosi, condizionandosi. Mentre ci si chiede se la crisi sarà dura quanto quella del 1929, la moda maschile reinventa il «Gatsby look», i giovanotti contegnosi in j giacca, cappello, cravatta e gilet, affettati e insicuri quanto Francis Scott Fitzgerald o i suoi patetici, eleganti eroi del fallimento. Mentre si discute della « questione comunista», la moda femminile invoca « Andiamo all'Est »: sciarpe e scialli. mantelle e cappe, colbacchi I 1 e alamari, lince russa e volpe naturale bianconera, stivali con i tacchi e bluse cosacche, piccole teste arricciolate, folk delle steppe e orecchini pendenti trasformeranno le donne d'inverno in boiarde preoccupate, in zarine perplesse. La mostra parigina di Paul Poiret e la pubblicazione di un libro illustrante i costumi disegnati da Leon Bakst, tra il 1909 e il 1929, per ì Balletti Russi di Diaghilev, hanno scatenato quell'abilità di imitatori che pare l'unico residuo talento dei grandi sarti: hanno copiato tutto e subito, tutti insieme. Tutti insieme, hanno alzato i prezzi senza sgomentare le loro ricche clienti: « Uno penserebbe che le donne stiano più attente a spende- re, invece già nell'estate ave- vamo lavorato moltissimo, venduto il doppio », si stupisce e compiace il creatore di moda Pino Lancetti. « Il giaccone foderato di volpe, che l'anno scorso costava 1 milione e 600.000 lire, quest'anno non si vende a meno di 3 milioni. Il cachemire doppio costava 30.000 lire al metro, adesso costa 60.000. Una pelle di volpe stava a 90.000 lire, in un anno è arrivata a 240.000, per la balza che orla una mantella ci vogliono nove pelli: faccia un po' lei il conto. Eppure si vende, eppure i soldi corrono, corrono. E' sempre così, nei periodi di crisi: per ribellione o per contrasto, le donne ricche vogliono essere superlussuose, superbelle ». Le altre affideranno il « tocco russo » a sciarpe, stivali, sottane larghe, oppure metteranno quel che hanno. Con dispettoso contraddittorio tempismo, la fine della moda stracciona era già stata decretata da tempo, ma i ragazzi (e quelli che scambiano la giovinezza per una professione) continueranno anche d'inverno a portare i jeans, le ragazze si faranno slave con camicioni di lanetta lunghi sino ai piedi. E, mentre le due superpotenze rinnovano i loro infidi equilibri, ragazzi e ragazze adotteranno la nuova maglietta conciliante: tessuta di bandierine americane in cui la falce e martello sostituisce le stelle, e di bandierine sovietiche con la stella Usa al posto di falce e martello. Seri e studiosi Al di là dell'apparenza, « sarà un inverno serio e studioso », dice l'editore Giulio Einaudi. « Dominato dalla paura che la belle epoque del libro sia finita, che il libro come consumo subisca un drastico ridimensionamento. Sinora s'è sprecato molto, adesso gli editori diventano più prudenti: si stampano meno libri inutili», dice Mario Spagnai, direttore editoriale della casa Rizzoli. L'autunno assiste all'imI previsto successo di vendite , ..._,.„,_,, „..,.. .„„.,,, | ™ì*™?ì\%J°tTZ™Le (20.000 copie) delle Confessioni dì Sant'Agostino. L'inverno vedrà un'analoga diffusione de L'imitazione di Cristo, intanto Aldo Trionfo inscena un Gesù da Dreyer, Zeffirelli lavora alla Vita di Cristo televisiva finanziata dalla Gulf OH, Rossellini mette insieme un suo Messia, Gillo Pontecorvo s'accanisce sul copione d'una cinebiografia di Cristo guerrigliero, persino la nuova commedia musicale scritta da Giovannini e Garinei per Johnny Dorelli è misticheggiante. Che succede? La fede torna ad essere l'unica speranza? « Non esageriamo. L'imitazione, più che di Cristo, è delle voghe americane ». Visionari realisti Finita la stagione dei «profeti slavi», arrivano i «visionari realisti»: le opere saggistiche dell'inverno accentuano, oltre la fenomenologia, la critica radicale alla società industriale. La convivialità di Ivan Ilic rimedita il modello di sviluppo e la ribellione dell'uomo, oggetto dei fallaci programmatori della società. L'Anatomia della distruttività di Fromm analizza la distruzione all'interno dei gruppi sociali; due grossi volumi di Lacan, Lo psicoanalismo di Castel e 2'Antiedipo di Deleuze, esaminano la disintegrazione dell'individuo. Diversi studi sul decollo industriale italiano e sulla rivoluzione industriale europea risalgono all'origine del fallimento contemporaneo. Una serie di biografie di politici italiani (Fanfani raccontato da Giorgio Galli, Gava da Massimo Caprara, La Malfa da Valentino Parlato, Berlinguer da Vittorio Gorresio) stendono i dossiers di un processo inevitabile. Superato il catastrofismo proclamante il Medioevo prossimo venturo, Roberto Vacca proporrà il suo Manuale di un'improbabile salvezza, mentre Quattro secoli di surrealismo, l'arte fantastica nelle immagini riproporrà una visione del mondo piii reale di quanto si credesse. Migliaia di nuovi lettori conosceranno, grazie al film, Scott Fitzgerald e Il grande Gatsby; si sveleranno gli enigmi avvolgenti i nuovi romanzi di Leonardo Sciascia («un giallo cattolico»;, di Oreste Del Buono ('La nostra età;, di Alberto Arbasino (Specchio delle mie brame: una baronessa scatenata, i suoi due figli eccentrici, l'autista suo amante, un'ambigua governante inglese...). Se non si rinnoverà il miracolo editorialculturale de La Storia di Elsa Morante, magari il libro di cui si discuterà sarà quello di Eugenio Scalfari: titolo. Razza padrona; sottotitolo, « la borghesia italiana da Cefis a Cefis »; definizione, « strenna avvelenata ». Le strenne non velenose di un Natale editoriale piuttosto incline ad eliminare trovatine e scemenze rifletteranno l'aria del momento: nuove edizioni di un ricettario di « cucina povera », una riproposta del Signor Bonaventura di Sto con il suo inflazionato milione. E Il libro dei nodi, che insegna tremila sistemi per annodare una corda: cos'è, un macabro prontuario per disperati ridotti ad impiccarsi? « Ma no: soltanto una maniera per passare le serate ». Impieghi più allegri del tempo buio dell'inverno non ce ne saranno? I ricchi cascano sempre in piedi. Timorosi di ostentare il lusso in pubblico, diserteranno il Fidelio diretto dall'ottantenne Karl Boehm, che inaugura la Scala di Milano; mancheranno ai concerti importanti, quasi tutti dedicati quest'anno a musiche di Schoenberg. Come lo scorso inverno, organizzeranno in privato riunioni tanto fastose da sostituire ogni antiquata « prima » d'Opera; nel chiuso dei circoli privati, torneranno a trasformare i matrimoni in vistose e costose occasioni mondane; continueranno a festeggiare a Montecarlo o a Parigi i propri anniversari fasti e nefasti; seguiteranno a evadere, con lunghe vacanze a San Domingo o ad Agadir, dalle città intristite. « E perché no? Sono gli ultimi giorni di Pompei, prima che il vulcano esploda, tanto vale divertirsi», polemizzano con foga le belle stupide della mondanità. Nel ripiegamento su se stessi che contraddistingue i periodi in cui mancano i quattrini, il nostro inverno, con o senza automobili, passerà soprattutto nelle case riscaldate, stimolerà la voga di vecchi e nuovi giochi domestici: le vecchie carte, le vecchie sciarade figurate con errore e senza errore; i nuovi tangram, nere losanghe simili agli spettri d'un caleidoscopio da ordinare in pazienti combinazioni a metà tra il domino e il puzzle; il nuovo « gioco della storia» inventato dal designer Enzo Mari, attraverso il qua¬ le ciascuno può rintracciare i propri ascendenti e tracciarsi un proprio albero genealogico. Oppure? « L'inverno tremendo ci porterà al cinema: come l'anno scorso durante l'austerity, come durante gli inverni di guerra: al cinema, almeno, si sta caldi », prevede il critico Tullio Kezich. Se gli spettacoli teatrali saranno quest'anno per lo più pirandelliani (« giusto: è l'ultimo drammaturgo italiano importante cui possiamo riferirci ») e soprattutto repliche (« giusto: è assurdo che da noi una commedia, una volta messa in scena, non la volesse più nessuno, manco fosse una ragazza chiacchierata »), al cinema sarà difficile sottrarsi al Grande Gatsby o aH'Esorcista: « Più che film, sono operazioni pubblicitarie montate su scala multinazionale». Sarà difficile sottrarsi alle chiacchiere engagées e ai frusti dilemmi sollecitati dal nuovo film dì Bergman II matrimonio (la felicità coniugale può esistere davvero?), dal nuovo film di Antonioni II passeggero (può l'uomo uscire da se stesso, rinunciare alla propria identità?), dal nuovo film di Bunuel II fantasma della libertà (può esserci libertà senza repressione?). Sarà difficile sottrarsi al nuovo «filone » dei De Gasperi, resistere all'impatto di tre sue biografie cinematografiche o televisive, scansare il De Gasperi - Luigi Vannucchi di Rossellini, il De Gasperi-Sergio Fantoni di Olmi, il De Gasperi ■ Mariano Rigillo di Leonardo Cortese. Quasi scomparso il film politico «sessantottesco», resisteranno i film di sesso all'italiana o alla francese, imbarazzati, nevrotici, cautamente osceni ma, dice Kezich, « immortali come l'argomento di cui si occupano ». Rivedremo gli ultimi eroi del divismo virile americano: Jack Nicholson bravissimo e sciupacchiato; il boccoluto Ryan O' Neal, in Barry Lindon di Stanley Kubrick e in un film di Ken Russel; il biondo rimprosciuttito Robert Redford. Più il nostro solito Giancarlo Giannini, che corre da un'inquadratura all'altra come se neppure sapesse in quale film sta recitando. Nuove dive? Poche o nessuna: « Ragazze attrici anche attraenti, Eleonora Giorgi, Ornella Muti, Agostina Belli, stancano troppo presto: mostrando il sedere prima della faccia, comparendo in film bruttissimi, recitando battute impossibili a fianco di vecchi attori sfiatati ». Le nuove « lolite » del cinema italiano son subito logore, la coppia dell'inverno sarà ancora una volta brutta, maschile e televisiva: Cachi, Renato, e speriamo non siano la sola novità della tv da rinnovare. Insieme ai guai, certi tic rimarranno a caratterizzare l'inverno del nostro scontento: per esempio il gesto dolce e teatrale delle ragazze per avvolgersi intorno al corpo la mantella. E l'enfasi superlativa (super, iper, ultra, extra), che fa dell'iperbole la madrelingua del mondo in via di sottosviluppo. Lietta Tornabuoni Scomparsa la "Tai Ki"