"No, non mi hanno corrotto,, si dispera l'argentino che ha perduto il "Palio,,

"No, non mi hanno corrotto,, si dispera l'argentino che ha perduto il "Palio,, Ancora polemiche ad Asti dopo la popolare corsa "No, non mi hanno corrotto,, si dispera l'argentino che ha perduto il "Palio,, E' il fantino che montava il cavallo del rione San Rocco - In testa alla gara si è fermato con un giro d'anticipo: così ha vinto Canelli • "E' stato solo un errore" si difende Ruben Acosta (Dal nostro inviato speciale) Asti, 16 settembre. Era inevitabile che il successo di Canelli al Palio dì Asti suscitasse polemiche: una vittoria andata fuori casa che nessuno si aspettava. Adesso c'è chi dice che Canelli abbia « comperato » la gara e che il fantino favorito del rione San Rocco si sia lasciato corrompere. Protagonisti Per comprendere meglio quanto è successo ieri sull'« anello » del Palio, bisogna parlare con i protagonisti, gli unici che possono dire una parola che metta a tacere tutte le illazioni e le ipotesi, anche cattive. L'uomo del giorno è senza dubbio Ruben Acosta, 42 anni, un argentino che montava il cavallo del rione San Rocco, il favorito. Ieri, quando ha fermato il puledro in mezzo alla pista, appena superato il traguardo del secondo giro, qualcuno dai palchi gli ha urlato: « Venduto, ti sei lascito corrompere ». Ruben Acosta è capo stalliere al « Pony-Polo-Club » di Guarene, vicino ad Alba. E' arrivato dall'Argentina quattro anni fa con il figlio Ugo di 17 anni e un cavallo. « Occuparmi di questi animali è la mia passione — ha detto —, e se ho corso era solo per la soddisfazione di una vittoria. Non mi sono certamente lasciato corrompere, per me era più importante vincere il Palio, proprio per una questione di prestigio, che guadagnare qualche soldo di cui avrei potuto vergognarmi per tutta la vita. Dico queste cose davanti a mio figlio, l'unico die ho al mondo e mi creda: è la pura verità ». Ecco il suo racconto: « Ieri al nastro di partenza eravamo in sei: io ero stato in un certo qual modo favorito dal sorteggio e mi trovavo in terza posizione, cioè tra i più vicini allo steccato. Ero molto teso, non avevo mai corso un Palio, avevo i nervi, come dite voi a 'fior di pelle". Non dimentichi che il regolamento di gara del Palio è tra i più brutali: tutto è permesso, dare calci agli avversari, colpire col frustino e altre cose del genere. E' però assolutamente vietato afferrare il cavallo dell'avversario per il morso. Io, confesso, avevo un po' di paura e la mia idea fissa era quella di scattare subito ili avanti e mantenere la prima posizione fino alla fine: cavalcavo un animale potente e veloce ed ero sicurissimo della vittoria ». A questo punto il piccolo fantino tira su col naso, si gratta la fronte, gli occhi gli diventano lucidi. « E adesso spiego il mio madornale errore — continua —; se ci penso mi prenderei a calci. Deve sapere che 100-150 metri dopo lo striscione della partenza, c'è quelo dell'arrivo con un disco. Io sapevo che dovevo fare tre giri di pista e che avrei dovuto superare questo disco tre volle. Ed è lì che mi sono ingannato. Quando il mossiere ha abbassato il canapo, per il segnale della partenza, sono subito scattato in testa con un certo margine dì vantaggio. Sono passato davanti al disco e ho detto mentalmente uno. Ma avrei dovuto contare dopo aver fatto tutto il giro, non prima. Ha capito adesso dove ho sbagliato? ». Terminato il primo giro, il fantino è ripassato sotto il disco, ha contato due ed era convinto di dover fare ancora una volta l'anello. Ha continuato a mantenere sempre la prima posizione e quelli del rione S. Rocco erano con¬ vinti di avere la vittoria in tasca. Si conclude anche il secondo giro e l'Acosta ripassa per la terza volta sotto il disco del traguardo e conta tre. « Ho finito ed ho vinto — ho pensato — il Palio è mio ». « Allora ho cominciato a tirar le redini per rallentare il cavallo — continua l'argentino — e intanto sono stato raggiunto dagli avversari. Li avevo tutti alle spalle, mi stavano incalzando. Non riuscivo a capire come mai, e rischiavo di essere travolto. Allora mi sono buttato lutto sulla sinistra e mi sono quasi fermato. A questo punto, con la coda dell'occhio, ho visto sfrecciare due 0 tre cavalli, mi sono reso conto che la corsa non era ancora finita e ho tentato di recuperare: ma lo svantaggio era ormai troppo e mi sono piazzato al quinto posto. Questo è quanto mi è capitato ieri. Mi creda, è la pura verità ». Molta bravura Ruben Acosta ha tenuto a precisare un'altra cosa: « Qualcuno insinua che mi so7io lasciato corrompere. Ma come possono affermare una cosa simile: se effettivamente avessi deciso di regalare la vittoria a Canelli, l'avrei fatto così platealmente, sotto gli occhi di 30 mila persone? Semmai non avrei fatto di tutto per guadagnare il primo posto e non lo avrei tenuto a lungo come invece ho fatto. Sarei rimasto in mezzo al gruppo, avrei frenato il cavallo e nessuno si sarebbe accorto di niente. Non le pare? ». Per ricostruire la vicenda, 1 responsabili del rione S. Martino - S. Rocco s'affideranno a un gruppo di testimoni oculari e a un filmato girato da un operatore di Telebiella. «Non abbiamo per ora alcuna intenzione di denunciare il "driver" sotto accusa — spiega nel suo ufficio Lorenzo Ercole rettore del rione —. Molti elementi fanno escludere che Acosta si sia venduto a Canelli. L'inchiesta per appurare la verità è già scattata. Valuteremo con calma ogni particolare, prima di convocare un'assemblea aperta e tutti i borghigiani ai quali esporremo i risultati. L'indagine sarà condotta da me e dalla commissione corsa, composta da Elio Ruffa, dal geometra Ugo Scassa e da un altro rappresentante il comitato ». «Ruben Acosta aveva l'ordine di partire subito in testa con Rocco e di mantenersi nelle prime posizioni senza sfruttare troppo il cavallo, risparmiandolo per la finale. Ciò che ha fatto puntualmente e con molta bravura. Doveva seguire le stesse disposizioni anche per la finale e le ha rispettate fino alla penultima dirittura. Superato il traguardo del secondo giro, Rocco aveva ancora un buon margine e soprattutto molte energie da spendere. A quel punto avevamo il Palio in mano. Poi, chiamiamolo cosi, l'imponderabile: Acosta ha cominciato a frenare il puledro, rallentandone l'andatura e a metà dell'ultima curva si è quasi fermato di colpo allargandosi verso l'esterno. Gli altri quattro fantini che lo tallonavano gli so7io piombati addosso scavalcandolo. Il resto lo conoscete ». Acosta giura di aver sbagliato a contare i giri («Ma come si fa a non sapere arrivare a tre? » si chiede Lorenzo Ercole). Aldo Popaìz

Luoghi citati: Alba, Argentina, Asti, Canelli, Guarene