Questione democristiana di Luigi Pedrazzi

Questione democristiana DIBATTITO SUL PCI Questione democristiana ! i 1 (Segue dalla 1 ' pagina) pure esistono), a cominciare clatla politica economica, o le ambiguità della loro collocazione internazionale, potranno liberarli dalla reponsabilità che viene loro dall'essere naturale punto di riferimento alternativo nel regime democristiano. Ove la produttività politica dei democristiani cada sotto una certa soglia, i comunisti sono, per forza, al centro della situazione: con ottime probabilità di restarci, soprattutto se qualcuno tentasse di mandarli in galera o nella clandestinità: l'Italia non è affatto il Cile. Tutto ciò spiace molto a chi, in vita sua, ha quasi sempre votato per la de, come me; né io sono particolarmente entusiasta delle prospettive che si delineano; né sono sicuro che tutto l'essenziale sia garantito. Ma, in trent'anni, anche l'essenziale che andava realizzato non è stato compiuto, e ora, con il Paese, è giusto che paghi anche la de. E gli americani? Per quanto possano essere, a loro volta, spiacenti dei fatti nuovi (ma chissà poi?), e per quanto i comunisti si diano responsabilmente pensiero delle reazioni del potente alleato (Berlinguer ha imparato parecchio da Praga oltre che dal Cile...), anche in Italia può avvenire, come in altri Paesi, il collasso di un equilibrio politico pluri-decennale: segni non ne mancano. In questo caso, che cosa potrebbero poi fare gli americani? Applicando la Costituzione materiale — come lei chiamano i giuristi — ci manderebbero forse un commissario prefettizio? Francamente, non è cosa augurabile, né la più facile da farsi. D'altra parte, sa non succede prima qualcosa di più grosso, alla fine della prossima primavera si terranno le elezioni regionali e amministrative. Come si fece con il referendum, le si può rimandare per un po'; magari per motivi analoghi: la paura di tutti dei risultati. Ma, entro il 1975, voteremo. E' probabile che la \ destra nazionale, con i guai e le delusioni di Almirante, Covelli e Birindelli, restituisca un po' di voti alla de. Ma tutto fa pensare che si avrà anche una notevole avanzata del voto rosso, dai socialisti ai comunisti. Si facciano un po' di conti, sui margini del regime democristiano. E, nel frattempo, vedremo anche i conti che saranno stati fatti dentro la de. Se la democrazia italiana deve restare parlamentare (un'opzione che nessuno rimette in discussione, almeno tra i diligenti democristiani più riflessivi), si potrà riconoscere che è alquanto euiemistico definire la «questione comunista», come ha fatto Gaetano Arfè, concludendo evasivamente il suo bell'intervento su La Stampa di domenica: «La questione del recupero a pieno titolo, al gioco democratico, di una forza che è tra le componenti maggiori della vita nazionale» Per concludere, io continuo a credere, come prima e dopo il 12 maggio, che al centro della vita italiana ci sia la «questione democristiana»: il dibattito s, pei al governo è un modo con cui essa, come un fiume carsico, avanza nel sottosuolo. Per essere provocatorio, proporrei di discutere un tema più rigoroso: vi "~saranno dei democristiani, quan- ti e quali, nel governo che potrà tentare di rimettere il nostro Paese in piedi e in movimento? Ma può bastare la domanda: chi ha idee e autorità per mettersi attorno al tavolo, con i comunisti, e far politica? Intendo quella seria, delle ore difficili: la lunga vacanza-premio, guadagnata tra il 1945 e il 1948, è finita. Luigi Pedrazzi

Persone citate: Almirante, Berlinguer, Birindelli, Covelli

Luoghi citati: Cile, Italia, Praga