Quanti pci?

Quanti pci? Quanti pci? Mentre si infittiscono i «no», l'offensiva comunista per la svolta democratica, per rincontro storico (o per la prima tappa della via italiana al socialismo) incalza. Ne risulta un dialogo bloccato, fra sordi, che non ci aiuta a capire cosa veramente voglia il pci (andare nell'arca del governo o prepararsi all'opposizione?), qual è la sua strategia. Su questa conviene, per ora, formulare soltanto ipotesi c dubbi, anche se è importante che, al di fuori dei partiti, ci si cominci a interrogare sul ruolo svolto dai comunisti nella società italiana. Un primo interrogativo: esiste realmente il pci? Con questo intendiamo un partito monolitico, con una strategia unitaria c con \ |a rappresentanza di una sola ' classe sociale, dagli interessi fortemente omodenei. Chi ha seguito i diversi interventi dei leaders comunisti avrà notato diverse sfumature di linguaggio, che possono sottintendere anche diverse strategie politiche: solo la vecchia ottica dei tempi della guerra fredda ci può far ancora ritenere che il pci sia disciplinato e compatto dietro al suo leader. La direzione, inoltre, deve tenere presente gli umori dei suoi quadri intermedi, che costituiscono la spina dorsale della forza del pci, c gli interessi, spesso divergenti e contrastanti, del proprio elei' rato, che, per le sue stesse dimensioni, non può non essere interclassista. Forse il pci rappresenta anche quei milioni di italiani che, secondo l'onorevole Barca, vivono sugli sprechi. La prova di quanto siamo venuti dicendo la si può trovare nel diverso atteggiamento assunto, nella Camera e nel Senato, dai gruppi comunisti circa l'aumento dell'Iva sulla carne. Non si capisce perché il pci voglia entrare nel governo o nell'area del governo, proprio ora, in un momento di gravissima crisi economica. E' nella logica e nella storia dei governi parlamentari che il superamento di Nicola Matteucci (Continua a pag. 2 in terza colonna)

Persone citate: Barca, Nicola Matteucci