Diciassettenne aggredita dalpadre ubriaco io uccide con una coltellata per ditendersi

Diciassettenne aggredita dalpadre ubriaco io uccide con una coltellata per ditendersi Tragico epilogo di una pesante situazione familiare Diciassettenne aggredita dalpadre ubriaco io uccide con una coltellata per ditendersi L'episodio a Caponago, presso Milano - L'uomo, sordomuto, ha iniziato a bere dopo la morte della moglie Poi ha incominciato a non lavorare e picchiare i figli - L'ultima lite causata da una bottiglia di vino caduta (Nostro servizio particolare) Vimercate, 14 settembre. « Non volevo ucciderlo; volevo solo mettergli paura e fargli togliere le mani dalla mia gola » ha ripetuto in lacrime lo sguardo fisso, Antonia Marra, 17 anni, compiuti un mese fa, che ieri sera ha ucciso il padre con una coltellata al petto. Il fatto, tragico epilogo di una vicenda penosa, è avvenuto a Caponago, a 20 chilometri da Milano. Nella cascina Senaga abita la famiglia del manovale Ciriaco Marra, nato a Diamante (Cosenza), 46 anni fa, emigrato in cerca di fortuna 10 anni or sono. L'uomo, sordomuto dalla nascita, è sempre stato un grande lavoratore e con l'aiuto della moglie Maria Marino, se non ha fatto fortuna è almeno riuscito a dimenticare la miseria e la fame patite al paese. La famiglia composta da Giovanni, ora ventenne, Lina maggiore di un anno, Antonia, Rosmunda quattordicenne e Linda di dieci anni appena compiuti, è riuscita a tirare avanti nella cascina in mezzo ai campi della Brianza. Un grande stanzone al piano terra che fa da cucina e sala da pranzo e due camere da letto al piano superiore cui si arriva con una scala esterna: tutto molto modesto, ma dignitoso, anche adesso che la sfortuna si è accanita sulla famiglia. Quattro anni orsono la prima tragedia; Maria Marino si ammala e i medici non le nascondono che non c'è speranza. E' un brutto colpo soprattutto per il marito: attraverso la moglie lui, menomato, era riuscito a diventare una persona quasi normale, con una vita serena. La disperazione assale il manovale calabrese che comincia a bere. Quando la moglie muore è già diventato un altro: dimagrito, si reca solo saltuariamente al lavoro, picchia i figli, soprattutto Antonia, la più intelligente e la più bella. Meno di sei mesi dopo il tempo di preparare i documenti necessari le due figlie più giovani vengono ricoverate in un istituto assistenziale di Monza dove sono ancora oggi, ignare della tragedia che si è abbattuta la scorsa notte sulla loro casa. Pochi mesi orsono il figlio maggiore parte per il servizio militare, viene assegnato a Villa Vicentina, un paese in provincia di Udine. Poi Lina si ammala di nervi e va a Milano in casa di parenti; Antonia resta sola con il padre. Per tutti è una ragazza molto affettuosa. « Si capivano con un'occhiata » dicono. La ragazza malgrado le difficili condizioni familiari, a scuola si è sempre distinta per profitto e intelligenza, ma l'anno scorso, in prima magistrale, viene respinta. E' chiaro quanto influisce sul suo rendimento la vita che conduce. Ieri mattina Ciriaco Marra, dopo giorni passati nel torpore causato dal vino, si alza molto presto e, in bicicletta si dirige verso la ditta di prefabbricati dove lavora. «Quando l'ho visto uscire — ha poi raccontato Antonia al sostituto procuratore della Repubblica di Monza dott. Romano Forrieri — sono stata molto contenta. Gli ho fatto capire che lo ringraziavo. Pensavo si fosse reso conto che in quel modo non era più possibile tirare avanti ». Uscito dal lavoro il manovale va però in osteria e, ubriaco, sulla via del ritorno cade dalla bicicletta rotolando giù da una scarpata fino a pochi centimetri dalla corrente del cana le Villoresi. Come fa ormai da tempo Antonia, quando vede che tarda a rincasare esce a cercarlo. La vedono i vicini che sorreggendolo accompagna il padre a casa. « Senza una parola di rimprovero, sottomessa e dolce come sempre » spiegano. Una volta a casa l'uomo appena ripresosi chiede alla figlia ancora da bere. Vino ce n'è in casa, ma Antonia cerca di convince: ,o a smetterla. Non ci riesce e temendo una scenata prende una bottiglia e gliela porge. Le mani malsicure del manovale mancano la presa e la bottiglia cade a terra rompendosi. Ciriaco Marra, furibondo, si avventa sulla ragazza cercando di colpirla, ma malfermo sulle gambe non ci riesce. Rinuncia e torna in osteria. Rincasa poco prima delle 21. Prima ancora di entrare fa capire alla figlia che non ha dimenticato la bottiglia rotta e che intende impartirle una lezione. Antonia non ne può più. Afferra dal tavolo di cucina un coltellino con il manico in plastica e corre al piano di sopra per chiudersi in camera. « Pensavo che trovando la porta sbarrata rinunciasse a picchiarmi e una volta smaltita la sbornia fosse più ragionevole ». Questa volta però il manovale calabrese non vuole dimenticare. Con le forze decuplicate dal vino sale la scala e comincia a tempestare l'uscio di pugni. Antonia rannicchiata sul letto stringe in pugno il coltello, probabilmente non si rende neppure conto che ha in mano un'arma che può risultare micidiale. A spallate il padre abbatte la porta e le si avventa addosso prendendola per il collo. Antonia grida. La voce è sentita da due vicine, le sorelle Natalina e Rosa Sangalli di 59 e 65 anni. La prima sale le scale di corsa, la seconda sofferente di cuore, si ferma al primo gradino. Quando Natalina Sangalli entra in casa Marra il dramma si è già compiuto. « Non ho capito subito — racconta —. Li ho visti avvinghiati e ho cercato di separarli. Prima ancora che lo tirasse per un braccio l'uomo si è scostato, ha fatto un passo barcollando ed è caduto a terra a faccia in giù ». Antonia in lacrime, è la prima a riprendersi e quando giunge un'ambulanza chiamata da un vicino vuole accompagnare il padre. « Gli stringeva la mano e continuava a piangere senza dire una parola» — ricorda uno dei barellieri. All'ospedale di Vimercate, Ciriaco Marra giunge cadavere, ma Antonia non lo capisce. Quando glielo dicono ha una crisi di disperazione. Poi con il magistrato e i carabinieri torna a casa. Entrando nella stanza dove è avvenuta la tragedia ha un crisi di nervi e si sente male. La devono ricoverare in ospedale. Con lei il magistrato ha potuto parlare poco, ma si è trattenuto a lungo con i vicini. Alla fine della prima parte dell'inchiesta il dott. Forrieri ha ritenuto opportuno non accusare la ragazza. Anche se non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti è probabile che consideri Antonia Marra non imputabile per legittima difesa. D'altra parte la stessa arma del delitto, im coltellino con la lama di cinque centimetri probabilmente ha ucciso per una fatalità: è passato tra una costola e l'altra e ha raggiunto il cuore. Antonia è ancora in ospedale e non si è ripresa dallo choc. Continua a ripetere « povero papà, povero papà ». Marzio Fabbri Antonia Marra