Militari cileni propongono al Mir libertà e esilio se cessa le ostilità di Livio Zanotti

 Militari cileni propongono al Mir libertà e esilio se cessa le ostilità Rivelate le trattative "segrete,, da due mesi a Santiago Militari cileni propongono al Mir libertà e esilio se cessa le ostilità (Dal nostro corrispondente) Buenos Aires, 12 settembre. Segretissima, la trattativa è andata avanti per due mesi. Adesso una delle parti, il « Movimiento de izquierda rcvolucionaria » (Mir), ne rivela intero lo svolgimento ed è possibile che il governo cileno replichi aggiungendo una serie di dettagli. Su iniziativa delle autorità militari, il Mir, clandestino dal giorno del « golpe », ha avuto contatti indiretti con i servizi segreti delle forze armate per esaminare le possibilità di un « accordo minimo », che avrebbe dovuto essere di fatto una resa a condizioni dell'organizzazione di estrema sinistra. E' una significativa testimonianza sulla complessa situazione interna che vive attualmente il Cile e uno squarcio, ancorché episodico, nella informazione ufficiale. Mercoledì 3 luglio di quest'anno, la direzione del Mir riceve una lettera di due membri della sua «Commissione politica» da tempo prigionieri della forza aerea, Arturo Villavela e Roberto Moreno. Sorprendente è l'identità del postino, un ufficiale del servizio informazioni dell'aviazione da guerra. Le modalità del recapito non sono note. Ma sembra ovvio che fossero tali da garantire la sicurezza dei destinatari come quella del latore. Il «Servizio informazioni della forza aerea» (Sifa) invita i responsabili .del Mir al dialogo: «Quando esistesse una base di accordo, questa sarebbe posta a conoscenza del comandante in capo dell'istituzione, generale Gustavo Leigh, e attraverso di lui se ne informerebbe la giunta militare». La lettera precisa che nel frattempo non ci sarà alcuna tregua; dà per scontata l'immunità per il segretario generale del Mir, Miguel Enriquez, nel caso .accetti d'intervenire personalmente nelle conversazioni; suggerisce uomini di Chiesa come eventuali intermediari, ai quali si dovrebbe presentare la loro stessa funzione come una «opera di pace». Qualche settimana più tardi, Miguel Enriquez telefona al direttore generale del Sifa. Gli preannuncia che il parere dei due compagni detenuti, Villavela e Moreno, dichiaratisi nella lettera contrari a qualsiasi accordo, è d'importanza capitale per l'organizzazione. Chiede dunque che due emissari del Mir possano parlare loro senza presenze estranee. Il direttore del Sifa accetta. Enriquez gli dice che il giorno 30 agosto, alle 10,30 del mattino, un'auto bianca con due persone a bordo sarebbe stata parcheggiata nel centro di Santiago, in una strada che gli avrebbe indicato precisamente poco prima dell'appuntamento. Alle 10,30 precise del giorno fissato, a restare sorpresi sono i due ufficiali dell'aviazione incaricati di andare all'appuntamento. Nell'auto bianca, una « Pick-Up » da campagna, ci sono Laura Allende, sorella dello scomparso presidente, e il vescovo Carlos Camus, segretario della conferenza episcopale cilena. Gli ufficiali salgono sulla « Campagnola » che si dirige all'ospedale della forza aerea. Qui alti esponenti del Sifa confermano i termini della proposta contenuta nella lettera: il Mir deve consegnare tutte le armi di cui dispone, denunciare i suoi militanti nelle forze armate ai quali sarà garantito l'espatrio. In cambio, il governo permetterà ai dirigenti dell'organizzazione di lasciare il Cile per qualsiasi altro Paese da essi indicato, libererà i detenuti del Mir riservandosi di stabilire quali tra loro possono restare in patria e quali sarebbero obbligati all'esilio. Non è esclusa in via di principio la possibilità che il Mir possa tornare ad agire legalmente in Cile, sempre che per un periodo di due o tre anni non svolga opposizione attiva alla giunta militare. Il documento con il quale viene rivelata la trattativa commenta che lo scopo dell'accordo sarebbe quello di isolare il partito comunista. « I comunisti sono diretti da Mosca, mentre i miristi hanno almeno una coscienza nazionale », commentano gli ufficiali del Sifa a monsignor Camus e a Laura Allende. Dall'ospedale, il vescovo a la signora Allende si trasferiscono all'Accademia di guerra della forza aerea accompagnati dai loro interlocutori. Qui possono parlare con Villavela e Moreno. I due prigionieri dicono loro che sono contro la trattativa anche gli altri dirigenti miristi incarcerati, Victor Toro e Ricardo Ruz. Sollecitano un intervento a favore di Bautista von Schowen, il braccio destro di Miguel Enriquez tratto in arresto nei mesi scorsi e del quale non si conosce ancora con certezza la sorte. Il contatto tra Mir a militari finisce praticamente con questo colloquio. Una seconda telefonata di Miguel Enriquez ne informa il massimo responsabile dei servizi segreti dell'aviazione. Secondo quanto affermano documenti dei partiti che formavano la coalizione di «Unidad Popular», qualsiasi ipotesi di accordo con la giunta è condizionata al ristabilimento delle condizioni democratiche nel Paese e all'incriminazione dei responsabili diretti della repressione, alla liberazione dei detenuti politici che sarebbero molte migliaia. . Livio Zanotti Il generale Leigh

Luoghi citati: Buenos Aires, Cile, Mosca, Santiago