La strage di cinghiali nelle valli del Cuneese

La strage di cinghiali nelle valli del Cuneese Domenica si apre la caccia in Piemonte La strage di cinghiali nelle valli del Cuneese Il Comitato caccia della provincia ha incluso gli animali fra la selvaggina "nociva" Significa libertà di uccidere - Provvedimento ingiustificato - Calendario venatorio Domenica, 15 settembre, apertura della caccia in Piemonte. La vigilia è avvelenata dalle polemiche: si temono «invasioni» di cacciatori dalla Lombardia, dalla Liguria e dall'Emilia Romagna dove già dal 25 agosto scorso, come in tutt'Italia, si è cominciato a sparare. Alle non infondate preoccupazioni dei cacciatori piemontesi («La legge della Regione ci impone grossi sacrifici — dicono ad Asti, Alessandria, Novara e Vercelli — che poi si dimostrano inutili. Dobbiamo subire ogni sorta di limitazioni per salvaguardare il patrimonio naturale, ma poi vengono "gli altri" e fanno strage») si agjiun.se quest'anno un motivo di «scandalo», in provincia di Cuneo: il Comitato per la caccia (organo tecnico e deliberante dell'Amministrazione provinciale) ha infatti incluso il cinghiale fra le specie di selvaggina da considerare «nociva». Ciò significa che, nel Cuneese, da domenica prossima, chiunque si troverà in giro con uno schioppo in spalla potrà abbattere impunemente i cinghiali. Il provvedimento è di gravità eccezionale e non può essere giustificato certo dalle pressioni da parte delle associazioni degli agricoltori preoccupati della incolumità delle loro campagne (il cinghiale in questa stagione cerca il cibo nei vigneti, nei campi di mais ecc.). Non risulta poi che il numero dei cinghiali sia così alto, nella provincia, da giustificare la licenza della strage così come è stato fatto. E' ciò che sostengono i cacciatori, preoccupati per la possibilità che la specie venga completamente estinta nel Cuneese. In ogni parte d'Italia il cinghiale è protetto, ed anzi la caccia a questa specie è limitata al periodo 1 novembre - 31 dicembre. Il provvedimento del Comitato di Cuneo condanna a morte centinaia di esemplari, un vero e proprio delitto nell'ambiente faunistico, quando si consideri che molte femmine stanno ancora allattando i piccini e molte altre sono in attesa di partorire. «E' inspiegabile — afferma un qualificato esponente dei cacciatori di Cuneo — come la Regione non sia intervenuta a blocca re la delibera del Comitato. Possiamo immaginare che fin dal giorno dell'apertura i cacciatori meno scrupolosi di qtiesta zona, come altri di altre province, costituiranno squadre per dare una caccia spietata ai cinghiali. Noi cercheremo di fare opera di persuasione, ma non tutti saranno disposti ad ascoltarci, soprattutto in considerazione del fatto che i carnieri sono limitati (due capi di selvaggina stanziale, dieci di migratoria) e che si può andare a caccia soltanto due volte alla settimana». «Protezione per tutto — prosegue — meno che per il cinghiale che è "nocivo", quindi può essere ucciso tutti ì giorni, in qualsiasi condizione. Saranno molti ad approfittare di questa grave situazione». Non sembra d'accordo il geometra Lorenzati, presidente del Comitato: «Tutto è nor- male — afferma — il clima fra i cacciatori è calmo. Anche per i cinghiali non avverrà nulla dì grave». La legge sulla caccia della Regione Piemonte meriterebbe, per varii aspetti, d'essere presa a modello da altre Regioni. Soprattutto per i suoi contenuti protezionisti, ma le autonomie in materia di regolamenti, di cui godono le province, consentono provvedimenti come quello di Cuneo. Alla Regione, quest'anno, ci si è preoccupati di aggiungere un'altra specie a quelle protette: non è consentito cacciare la pernice bianca. «La decisione — spiega l'assessore Mario De Benedetti — è stata necessaria anche in base al parere del Laboratorio di zoologia applicata alla caccia». Si trattava di limitare il periodo di esercizio venatorio alla coturnice bianca e la Regione aveva invitato le province a predisporre un calendario sia pure orientativo. Non è stato possibile un accordo: Torino e Cuneo proponevano l'apertura dal 15 settembre al 15 ottobre; Novara e Vercelli dalla metà di ottobre ai primi di novembre. Dice il dirigente dell'ufficio regionale caccia e pesca, dottor Orlando Perera: «Per tagliar corto, ed evitare la distruzione della coturnice bianca, l'assessore ha proposto al presidente un decreto, che è stato firmato, con il quale sì stabilisce il divieto assoluto di caccia alla pernice bianca». In Piemonte è proibita, fino al 1975, anche la caccia alla coturnice ed al gallo forcello (ad eccezione del maschio). L'apertura, nonostante le polemiche, si presenta sotto buoni auspici per i cacciatori. Si calcola che entro sabato saranno rilasciati circa 110120 mila tesserini (si pagano 10 mila lire per cacciare in una sola provincia ed altre 10 se si vuol avere accesso in tutte le altre). Molte tuttavia sono le richieste dalla Lombardia e dalla Liguria. Il ripopolamento quest'anno è stato accurato e massiccio: la spesa è stata di 687 milioni. In totale sono stati lanciati oltre 43.000 fagiani; circa 26 mila lepri ed un congruo numero di starne e colini. «Le campagne — dicono i cacciatori — sono popolate di selvaggina, tutto ora sta a vedere se si riuscirà a contenere le invasioni da altre regioni e se i controlli saranno adeguati». Dicono alla Regione: «Abbiamo circa duecento guardie venatorie per tutto il Piemonte. Una cifra irrisoria. Ad esse si aggiungono circa quattrocento "volontari" delle asso dazioni venatorie. Più che dai controlli noi speriamo in una buona riuscita dell'apertura, senza che avvengano stragi ed incidenti, dalla buona volontà e dal senso di educazione civica dei cacciatori». L'assessore avv. Mario De Benedetti, nel raccomandare un «ordinato svolgimento dell'esercizio venatorio», ha tenuto a ricordare che l'intero territorio regionale è sottoposto alle norme della caccia controllata e che pertanto ogni cacciatore non può abbattere più di due capi di selvaggina stanziale (un fagiano ed una lepre, mai due lepri). I giorni in cui è consentito l'esercizio venatorio sono il martedì, il giovedì, il sabato e la domenica, ma il cacciatore non può fare più di due «sortite» settimanali, a scelta in uno dei giorni indicati. Dopo la terza domenica di ottobre 11 numero dei giorni venatori sarà portato a tre alla settimana. E' importante ricordare che l'orario della giornata venatoria va dalle 6 alle 18,30 (dalle 7 alle 19,30 con il ritorno dell'ora solare). In ottobre si potrà cacciare dalle 7 alle 17,30. Ai sensi della legge regionale, articolo 20, è stata vietata la caccia in tutte le zone già classificate come «rifugio», che erano considerate decadute per la mancata approvazione del regolamento e della nuova classificazione in «zone di ripopolamento e cattura». Per ciò che riguarda la caccia alla selvaggina ungulata (zona Alpi) sono stati predisposti precisi calendari di abbattimento dai vari comitati provinciali. I piani di tiro non ammettono in genere l'uccisione di una percentuale di capi di selvaggina (camosci e caprioli) superiore al dieci per cento del parco faunistico esistente. o. m. Cacciatore in azione

Persone citate: Lorenzati, Mario De Benedetti, Orlando Perera