Strage sul treno: depositata l'istruttoria Una catena d'indizi che inchioda la destra

Strage sul treno: depositata l'istruttoria Una catena d'indizi che inchioda la destra Verso la formalizzazione del procedimento giudiziario Strage sul treno: depositata l'istruttoria Una catena d'indizi che inchioda la destra Il fascicolo consegnato al procuratore capo di Bologna - Dalle "rivelazioni" del superteste di Almirante agli arresti di missini, una ricostruzione dei risultati acquisiti dall'inchiesta (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 11 settembre. Il voluminoso fascicolo dell'istruttoria sulla strage di S. Benedetto Val di Sambro e sulla sciagurata storia di minacce e di calunnia è da questo pomeriggio sul tavolo del procuratore capo di Bologna Ottavio Lo Cigno. Lo hanno redatto in un giorno e mezzo di lavoro i sostituti Nunziata e Ricciotti ma toccherà al procuratore sottoscriverlo prima di passarlo domani al giudice istruttore per la formalizzazione dell'inchiesta. Il lavoro della procura bolognese dopo due settimane di profonda meditazione è proceduto spedito. Ascoltate decine di persone, alcune in un modo o nell'altro non estranee alla vicenda Sgrò sono finite in carcere. Ora è il momento di tirare le somme. L'istruttoria sommaria «lascia aperte numerose ipotesi che potranno essere prese in considerazione dal giudice». Vi sono imputati di calunnia, di «violenza o minaccia per costringere a commettere un reato». Ma dovrà essere chiarita anche l'eventuale «omessa denuncia di reato da parte del cittadino» e pare j che gli indirizzi suggeriti a questo proposito dalla procu-1 ra siano numerosi e interes- santi. Inoltre, con la nuova si- j lazione che si sarà venuta a creare, dovrà essere affronta-1 ta con decisione anche la | strage sul treno i cui respon- j sabili, per il momento, sem- ; brano essere indicati come «ignoti». | Il capitolo più esteso e più j delicato della lunga istrutto- j ria riguarda la vicenda Sgrò che col passare delle settima-1 ne si è rivelata molto più complessa di quanto non era apparso agli occhi degli inquirenti in un primo momento. L'«affare» nasce ai primi di luglio, circa un mese prima del tragico scoppio sull'espresso «Italcus», ma è in agosto che viene conosciuto, illuminato da una luce sinistra. Così, dopo numerosi e spesso drammatici interrogatori, è stato ricostruito il caso. Il personaggio: Francesco Sgrò 30 anni, romano sposato con figli, di giorno usciere alla facoltà di fisica dell'università di Roma, garagista la notte, alcuni precedenti per «delitti contro il patrimonio». Una sera vede, sembra nel cofano dell'auto di un esponente della destra, materiale strano. Più tardi verrà puntualizzato I che si trattava di trenta candelotti di tritolo. Vede ma viene visto, riconosciuto e «consigliato» di fare una ricostruzione particolare dell'episodio. La versione suggerita sarà questa: «Sgrò ha visto tre gìo-\ vani tutti "rossi" maneggiare tritolo nei sotterranei della facoltà di fisica». L'usciere fa ! ì 20 luglio al capo dell'Ispetto anche dei nomi volutamente, storpiati: Davide Iò, Luciano j Proietti, Giuliana Fantucci. | Poi aggiunge un dettaglio im- ; portante, attorno al quale gi- : rerà, settimane più tardi, l'in-1 tera inchiesta sulla strage del ' treno: accanto al tritolo ci sa- rebbe stata anche una pianta ! tracciata a mano su carta millimetrata della stazione Tiburtina con la scritta: «Pa- ! ; latino ore 5.30». Una traccia vaga, in luglio, e comunque già distorta in partenza. Quella versione in ogni modo viene raccontata il rato antiterrorismo Emilio Santillo dal segretario del movimento sociale Almirante. Vengono presi provvedi- j menti, le stazioni sono sorvegliate, ma non accade niente per giorni: gli attentatori evidentemente attendono con pazienza. Il servizio di sorveglianza viene tolto il primo agosto e due giorni dopo i terroristi depongono sull'ultimo vagone tedesco dell'espresso «Italicus» la «più sofisticata bomba mai esplosa in un attentato in Italia». Dodici j morti, decine di feriti. In Parlamento Almirante lancia le sue accuse, parla di «pista rossa» da seguire e annuncia soddisfatto che c'è un testimone sicuro e attendibile in grado di fornire elementi per smascherare gli assassini. 1 La costruzione del castello | di accuse è cominciata il cin- j que agosto; due giorni dopo ' c'è però stato un primo scos- ] 1 Sone, ma il dodici è il crollo. | Francesco Sgrò cambia radi-1 j calmente il proprio racconto, ; Uno dei personaggi da lui in dicati come potenziali atten | tatori, David Ajò, al quale era j stata inviata comunicazione j giudiziaria per detenzione di materiale esplodente lo de1 nuncia per calunnia. L'usciere tuttofare finisce in carcere a Ferrara la notte del 13 agosto. Da quel momento Sgrò si trova a dover rispondere, da imputato, alle domande degli inquirenti. I suoi sono interrogatori drammatici. Si viene a sapere che « Sgrò sa e parla », e, subito dopo, che « la pista Sgrò è la strage ». L'usciere racconta le minacce subite da parte di elementi di destra, compresi dei seri professionisti; la sorveglianza a cui l'hanno sottoposto i picchiatori dal momento in cui non si sono più fidati di lui; le promesse ricevute. Si scorgono finalmente i contorni di un inquietante disegno. Vengono arrestate numerose persone; le più importanti sono gli avvocati Aldo Basile e Gianfranco Sebastianelli. Per loro l'accusa parla di vio lenza a teste e di calunnia, Finiscono in carcere anche personaggi minori. La questura di Roma raccoglie molto materiale definito « com promettente » per alcune persone e fra gli altri è arrestato Riccardo Ardillo, allenatore federale di boxe e frequen tatore dell'accademia pugilistica Al Prenestino. Le accuse contro di lui però, non reggono e nel tardo pomeriggio di ieri Ardillo è scarcerato. Ma da questa lunga, non facile istruttoria balzano in luce le grosse responsabilità morali da parte di rappresentanti della destra ufficiale. Vincenzo Tessandori Francesco Sgrò

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