Caso Sgrò: pronte le accuse " numerose e interessanti,, di Vincenzo Tessandori

Caso Sgrò: pronte le accuse " numerose e interessanti,, Riuniti i due giudici dell'inchiesta a Bologna Caso Sgrò: pronte le accuse " numerose e interessanti,, Durante l'inchiesta per la strage sul treno è sorta una speculazione politica che ha coinvolto Almirante e il msi ■ L'istruttoria sarà formalizzata: 16 persone in carcere (Dai nostro inviato speciale) Bologna, 10 settembre. Chiusi dal primo mattino in una stanza al secondo piano del palazzo di giustizia, i sostituti procuratori Nunziata e Ricciotti riordinano le centinaia di cartelle degl'interrogatori. Le confrontano, cercano di portare un po' di ordine in questa vicenda di minacce e di calunnia, esplosa durante l'inchiesta per la strage all'espresso «Italicus». Preparano la formalizzazione dell'istruttoria e con essa le richieste da presentare al giudice che, si dice, saranno « numerose e interessanti ». Il lavoro della procura ha smascherato una speculazione politica, ma, nel tempo che la legge ha loro concesso, i magistrati non hanno fatto molti passi avanti per dare un nome o un volto ai terroristi responsabili dei 12 morti a San Benedetto Val di Sambro. Il compito che ora attende il giudice istruttore si annuncia pesante e complesso. Gli imputati Il voluminoso fascicolo, firmato dal procuratore capo dott. Ottavio Lo Cigno, a fine settimana passerà all'ufficio istruzione e contiene i nomi di 16 persone, molte delle quali sono in questo momento sparse per le carceri dell'Emilia e della Romagna. Per calunnia è arrestato Francesco Sgrò, l'usciere tuttofare della Facoltà di tecnica, l'uomo che con le sue accuse ha fatto scoppiare un « caso clamoroso ». Ma Sgrò, sembra aver dimostrato l'inchiesta, è stato, almeno in questa occasione, la vittima di un gioco più grande di lui. Aveva detto di aver scorto in facoltà il prof. David Ajò, con altri due giovani, tutti «rossi», trafficare attorno al tritolo. Ma in realtà aveva visto ben altro. La cosa era stata raccontata ad Almirante, il segretario missino l'aveva ripetuta il 20 luglio al capo dell'ispettorato antiterrorismo, Emilio Santiilo, e dopo lo scoppio sul treno alla Camera in un intervento aspro e accusatorio. Per il racconto di Sgrò, in ogni modo, venne spedito al professore di chimica un « avviso di reato » per detenzione di materiale esplodente: per questo indizio di reato l'avvocato Parsitano, che rappresenta la parte civile, ha chiesto l'archiviazione. Secondo la procura, non solo Sgrò avrebbe calunniato il professore di fisica, ma l'iniziativa sarebbe partita da un gruppo di personaggi « neri », alcuni iscritti al msi, altri solo frequentatori di certi ambienti, legati però strettamente al partito di estrema destra. Una volta in carcere, forse finalmente tranquillo per la propria incolumità, Francesco Sgrò fece il suo racconto che per molti fatti trovò puntuale conferma. E così sono stati arrestati il 31 agosto gli avvocati Aldo Basile e Gianfranco Sebastianelli, accusati di calunnia e di aver fatto « violenza o minaccia per costringere a commettere un reato ». Pochi giorni dopo le manette sono scattate ai polsi di tutti i componenti la squadraccia nera incaricata di « sorvegliare » Sgrò. Angiolino Rossi, Riccardo Ardillo, Antonie Carbone, Fernando Di Bari, Angelo Dell'Anno. Anche costoro sono imputati di calunnia e di violenza, ma con l'aggravante del porto abusivo d'arma. La posizione dei cinque « lanzichenecchi » missini non è però identica. Le versioni dei « picchiatori » non concordano in tutti i dettagli, ma da un esame generale sembra che la posizione di Ardillo, allenatore di boxe alla accademia pugilistica del Prenestino, sia « assai meno pesante di quella dei suoi camerati ». Nella faccenda Sgrò avrebbe ben poche responsabilità, o non ne avrebbe affatto. Anche le cento paia di scarponi di tipo militare trovate in palestra e che gli inquirenti sospettavano destinate alle marce di giovani neofascisti avrebbero una spiegazione verosimile: Ardillo ha uno zio commerciante in materiale militare e le calzature le avrebbe lasciate lui. Le voci Sempre in carcere vi sono Italo Bono ed Emanuele Bartoli, imputati di ricostituzione del partito fascista; per lo stesso reato è in prigione a Modena l'ex para Rodolfo Poli, indiziato anche per costituzione di banda armata; con identico « indizio di reato » per possesso di armi da guerra sono in arresto anche Renato Tabanelli, l'uomo segnalato dal Sid, e Francesco Golinelli. Nell'istruttoria vi sono infine altri due nomi: Gaetano Casali, arrestato la notte del 6 agosto con Bono e Bartoli, indiziato per la strage dell'« Italicus » e prosciolto dopo 24 ore; Maurizio Barbieri che era in compagnia dei tre la sera della cattura ed era riuscito a fuggire. Ma secondo le voci che con insistenza circolavano a pa-1 lazzo Baciocchi, sede della procura, una delle richieste j che verranno presentate al giudice istruttore riguarderà . l'« omessa denuncia di reato da parte del cittadino ». L'accusa è pesante. Dice: « Il cittadino che avendo avido notizia di un delitto contro la \ personalità dello Stato, per \ il quale la legge stabilisce l'ergastolo, e non ne la immediata denuncia all'autorità giudiziaria, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da lire 40 a 400 mila ». La « notizia di reato » cui si allude è evidentemente la strage, gli individui che ne avevano una qualche notizia sia pure sotto forma di semplice sospetto sono parecchi e forse i magistrati chiederanno loro nuove spiegazioni. La situazione dunque è diventata difficile per molti. In un modo o nell'altro il movimento sociale è coinvolto nella vicenda, il tentativo di colorare di rosso la pista che avrebbe dovuto portare ai terroristi è fallito. Un disastro nel quale le responsabilità dell'usciere tuttofare Francesco Sgrò sono apparse alla | fine assai meno gravi di quelle dei rappresentanti ufficiali del partito. E così, ora che la trama nera è venuta alla luce, molti tentano di salvare se stessi, poco o niente curandosi dei camerati: l'esempio d'altra parte è dato dall'alto. L'avv. Basile è stato preciso nelle sue accuse ad Almirante. Il suo giovane collega di studio, Gianfranco Sebastianelli, 11 anni di attivismo nelle organizzazioni del partito, respinge ogni responsabilità e giura di essere « capitato per caso » nella faccenda. I « gorilla », sapientemente istruiti, per ora aspettano con discreta tranquillità. Ma ognuno cerca di alleggerire la propria situazione. Propaganda Dell'Anno dice che nell'accademia pugilistica viene fatta più propaganda che preparazione atletica. Ammette di aver lavorato nel 1968 per Caradonna, per Formisano, e poi per Trombetta e per Mario Ciano, e di essere stato con Rossi per « preparare » comizi di onorevoli di destra. Ma di aver ricevuto semplicemente l'incarico di « sorvegliare » Sgrò. Antonio Carbone, di recente assunto al Secolo d'Italia, sottolinea di non essere poi tanto di destra visto che in passato du¬ rante le campagne elettorali ha fatto l'attacchino « per vari partiti politici ». Di Bari mandato sotto casa di Sgrò da Massobrio, capo della segreteria particolare di Almirante, avrebbe detto all'usciere: « Siamo qui per il tiro a un piccione ». Lo stesso Almi- rante caparbiamente insiste nelle sue accuse di inefflcien- za al governo e ripete: « Vi avevamo avvertiti ». E sottolinea che un ordine del dottor D'Amato ha fatto togliere la sorveglianza alle stazioni 48 ore prima dell'attentato. Ma nello stesso tempo nega altre cose importanti: per esempio che è sua l'idea di far « sorvegliare » Sgrò, della parola del quale evidentemen te si fidava poco. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Italia, Modena, Romagna, San Benedetto Val Di Sambro