Le pagelle degli azzurri

Le pagelle degli azzurri Solo Mennea merita il "dieci Le pagelle degli azzurri (Dal nostro inviato speciale) Roma, 9 settembre. Salto triplo, classifica finale: 15" il concorrente numero 589, Ezio Buzzelli, Italia, metri 12,84. Il 14", Il norvegese Floegstad, ha una misura di 15,07 e il vincitore, Il sovietico Saneyev, 17,23. Questo si legge, oggi, nel libretto riassuntivo dei risultati che vale da atto di chiusura ufficiale dei campionati europei. Non è il caso di essere troppo cattivi con Buzzelli, che qualche volta ha saputo far ottima figura e comunque mai è scaduto su posizioni tanto abissali ma è ovvio che se vogliamo, adesso, distribuire un po' di pagelle per gli atleti azzurri In base ai risultati ottenuti all'Olimpico, bisogna partire da questo antirecord di Buzzelli — da punire per lo meno con un » due » come voto di stampo scolastico — per risalire ai migliori. Purtroppo l'elenco dei bocciati sarebbe lungo, anche perché troppo lungo era quello degli iscritti: 58 concorrenti, moltissimi candidati a finir fuori al primo turno di qualificazione, a tener in piedi soltanto sulla carta dei fogli di partenza questa « armata De Coubertin » inevitabilmente costretta in ritirata subito all'inizio della battaglia. Perciò meglio giudicare e mettere ai voti soltanto I • promossi », che per noi sono sei (Mennea, Simeoni. Cindolo, Dorio, Buttari e Favai più Marcello Fiasconaro e Paola Pigni, giudicati » senza voto » per difetto di condizione fisica ed eccesso di attenuanti miste. PIETRO MENNEA, voto 10 — £' al primo posto nella classifica-medaglie di questi europei avendo vinto l'oro nei 200 metri e l'argento nella staffetta e nei 100 metri (la Stecher lo ha eguagliato per quantità ma non per qualità di medaglie, cogliendo quella d'oro nella staffetta e le due d'argento nelle gare individuali). E' il personaggio di questi europei, capace persino di vivacizzare la vigilia con una clamorosa presa di posizione che avrebbe tolto II sonno a monsieur De Coubertin che è cosrara non solo chiacchiere alla Fidai: poi Pieretto ha fatto per intero il suo dovere, ha corso ogni giorno al meglio, ha ceduto soltanto per difetto di autocontrollo nervoso a sua maestà Borzov e intanto ha entusiasmato il pubblico con le sue volate quotidiane dando spettacolo pure in batteria. La sua affermazione personale andrebbe presa ad esempio e offerta come argomento di tesi a uno studioso di problemi meridionalistici: tanto più che come corollari andrebbero trattati i casi di altri » uomini del Sud » tutti protagonisti dì primo plano nell'ambito della nostra squadra (il campano Cindo'o, i laziali Buttari e Fava, Il siciliano Accaputo). SARA SIMEONI, voto 9 — Ha confermato la sua personale tradizione di non fallire le grandi prove, centrando un « en plein » con record italiano e medaglia di bronzo europea a quota 1 metro e 89 (alla prima prova). Ha superato il possibile » handicap » di qualche dolorino al tendine che alla vigilia preoccupava un poco e ha dimostrato nella maniera più sonante di saper fare risultati anche sotto la guida di Erminio Azzaro, il suo trainer-lidanzato. figura tecnicamente atipica ma ostica da accettare solo per chi vuole criticare tutto e tutti a priori. PIPPO CINDOLO, voto 8 — Prima ha sorpreso tutti arrivando terzo nei 10 mila, poi ha sognato il colpo vincente sulla maratona ed è finito settimo chiedendo scusa al pubblico ma sapendo di non aver nulla da tarsi perdonare. E' un combattente, un tenace programmatore di se stesso per allenamenti, gare e obiettivi da raggiungere. A 29 anni ha saputo imporsi carichi di preparazione intensissimi, se li è messi sulle spalle come uno zaino da portare avanti con pazienza ma anche con serenità. Ed è stato premiato. GABRIELLA DORIO, voto 7 — E' la più giovane, la più inattesa, la più ambiziosa delle "novità- azzurre. A 17 anni ha saputo entrare in finale nei 1500 metri, si è guadagnata ufficialmente la qualifica di erede della Pigni con abbondanti dosi di simpatia per contorno. Nella batteria ha meritato almeno un «nove-, poi iti finale ha pagato l'inesperienza e il ritmo troppo elevato imposto dalle « grandi » subito in partenza ed Ita sballato la gara. Ma non è naufragata, ha salvato la media più che sufficiente nel voto ed ha subito promesso che tra un anno, meno » ragazzina » di oggi, potrà star dietro anche alle primedonne del mezzofondo europeo. GIUSEPPE BUTTARI, voto 7 — Era stato fra i tanti italiani (sette) a scendere sotto il tempo minimo richiesto (14"1) per la Iscrizione agli europei sul 110 ostacoli ma è risultato l'unico dei tre prescelti a saper dare il meglio: si è guadagnato la finale con una gara azzeccatissima — partenza a tutto gas e continuazione senza cedimenti —, quindi si è piazzato quinto senza sfigurare nella scia dell'inavvicinabile Drut e dei Irateili polacchi dal nome impronunciabile (Wodzynsky). FRANCO FAVA, punti 6 — Ha centrato una gara su due, rinunciando dopo pochi metri alla fatica iniziale dei 10.000 metri — capitatagli nella prima giornata — per dedicarsi tutto ai successivi 3000 siepi, che sono la sua specialità preferita. Al « ritirato • del suo primo impegno ha aggiunto il quarto posto del secondo, migliorando cosi nettamente il proprio bilancio personale oltre che il record italiano, ulteriormente abbassato di 4 secondi netti. V una pedina sicura, un atleta pieno di carattere. MARCELLO FIASCONARO, senza voto — Per il coraggio meriterebbe 10 e lode, per un consuntivo tecnico va inserito in questa categoria speciale niente allatto squalificante. Non ha voto solo perché il freddo risultato delle cifre e delle classifiche lo pone dietro a troppi negli 800 metri, perché il suo gesto alla D'Artagnan di correre al massimo I primi 400 metri ha entusiasmato il pubblico ma gli è costato il crollo, perché infine il suo rendimento nella staffetta 4 per 400 è stato assai scarso e giustificabile solo pensando a quei dolori che lo hanno afflitto ogni giorno, intrecciandogli i muscoli delle gambe in soffertissimi nodi. PAOLA PIGNI. senza voto — Fosse stata quella vera, con tutta la sua carica di convinzione e la maxi-razione di allenamento stagionale, avrebbe vinto senza troppo faticare un 3000 metri che ha latto subito intuire la crisi della Bragina, attesa come dominatrice e poi rivelatasi comparsa, pure lei allatta da guai alle gambe. Dopo la delusione dei 3000 Paola ha dato • forfait » sui 1500. lasciando spazio alla fresca vena della Dorio e cercando di rimettere in equilibrio la sua salute seriamente compromessa dalle latiche più recenti non poggiale come di consueto su una robusta base di preparazione. Aveva 90 di pressione, le hanno consigliato una trasfusione di sangue quando si è constatato che nemmeno dodici iniezioni di estratto di corteccia surrenale servivano a rimediare: Paola non ha accettato, comprensibilmente, e si c fermata. Antonio Tavarozzi

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