Ecco le vere ragioni del k.o. della Ferrari di Michele Fenu

Ecco le vere ragioni del k.o. della Ferrari I motori di Monza esaminati ieri a Maranello Ecco le vere ragioni del k.o. della Ferrari Lauda: allentamento di un raccordo dell'acqua; Regazzoni: cedimento di un cuscinetto - Antipatiche polemiche mentre già si pensa al Gran Premio del Canada Il Gran Premio d'Italia e il ritiro della Ferrari di Niki Lauda e di Clay Regazzoni hanno provocato, insieme con tanta delusione ed amarezza, qualche polemica. Il cedimento dei motori delle rosse 312/B3, secondo alcuni osservatori, sarebbe stato causato dall'eccessivo ritmo impresso dall'austriaco e dallo svizzero alle loro vetture, che non avrebbero retto allo sforzo, e dal colpevole silenzio del box di Maranello, che non avrebbe imposto ai piloti di rallentare. Sono avventurose interpretazioni, e per tanti motivi. Ma, prima di tutto, conviene esporre le vere cause del k.o. dei due 12 cilindri « boxer » di Lauda e di Regazzoni, riferite da un portavoce della Ferrari. Per l'austriaco: motore rimasto senz'acqua per l'allentamento del raccordo che blocca la tubazione che dal radiatore va alla pompa; per lo svizzero: rottura del cuscinetto a sfore che sopporta anteriormente l'albero a gomiti. Cadono cosi le ipotesi ventilate domenica subito dopo lo « stop » delle due monoposto. La realtà, in un certo senso, è anche più amara, perché quella di Lauda è stata una « panne » veramente banale, quasi ridicola. Quanti automobilisti della domenica non hanno « fuso » perché rimasti all'asciutto dopo l'allentamento di un raccordo? Naturalmente, come ha riferito l'austriaco, le temperature dell'acqua e dell'olio sono salite in modo impressionante e il motore si è « cotto ». Nel caso di Regazzoni si tratta di un guasto più grave, che non si verificava dal 1971. Nell'attuale stagione, la Ferrari aveva rotto cinque motori [uno in Brasile, uno in Sud Africa, due in Austria ed uno nelle pre-prove di Monza) per inconvenienti alle valvole. D'altra parte, la relativa novità del guaio può offrire qualche ragione di consolazione: non una follia dei piloti e dei tecnici, non un difetto che si riferisca a parti più importanti, vitaii del motore, ma, semplicemente, un fatto isolato, che rientra nella logica delle competizioni. La sfortuna, nelle corse, è termine da adoperare con le molle, specie quando si verifica qualche rottura. In questo caso ci limitiamo a sottolineare come sia raro l'accadere di un simile duplice evento negativo nel medesimo momento e proprio mentre le circostanze sembravano tanto favorevoli. Fortuna, sfortuna, certo è stato il tiro di qualche diavolo maligno. La spiegazione tecnica che la Ferrari ha così lealmente ed opportunamente esposto dopo che i suoi tecnici avevano esaminato ieri mattina a Maranello i motori appena giunti da Monza, blocca — almeno speriamo, perché in questo momento c'è bisogno di serenità ed impegno — ogni osservazione tendenziosa. Del resto, vai la pena di affermare che: 1) le spie dei contagiri delle vetture di Lauda e Regazzoni non hanno superato il regime dei 12 mila 100 giri/min contro quello massimo di 12.500, ergo i due non hanno affatto « tirato » i loro motori; 2) la tattica di gara era logica: Niki, che aveva conquistato la « pole position », via subito, cercando il successo e Clay, partito dalla terza fila, impegnato per un piazzamento; 3) non è colpa né dei due piloti né della Ferrari se le 312/B3 erano tanto superiori a Lotus, McLaren e Tyrrell, e non solo nel motore ma anche nel rendimento globale, cioè come freni, tenuta, assetto; 4) il ritmo di Lauda e Regazzoni non era forsennato, assurdo, era semplicemente normale e, quindi, il box non aveva proprio nulla da segnalargli in proposito; 5) alcuni piloti erano già stati costretti a fermarsi ai box per sostituire gomme (Pace, lekx) e c'era la preoccupazione che potesse accadere anche a Niki o, poi, a Clay: logico che si conservasse un certo vantaggio su Peterson e compagni, proprio come » riserva » in caso di alt per cambiare una gomma. La Ferrari non ha bisogno di « difese d'ufficio », ma dispiace vedere messo sotto accusa in modo assurdo chi compie esattamente il proprio lavoro. Cosa ! avrebbero detto certi « critici », se fossero stati a Zandvoort, per il I Gran Premio d'Olanda, quando j Lauda concluse la gara con mezzo minuto di vantaggio? Ma è ora di chiudere il discorso su questo amaro Gran Premio d'Italia. Fra due settimane si corre a Mosport il Gran Premio del Canada (22 settembre), che, con il successivo ap- ! puntamento negli Usa (7 ottobre) chiuderà il campionato mondiale ! di F. 1. Due gare veramente decisive, cui Regazzoni arriva come I « leader » della classifica con 46 I punti, uno in più di Scheckter e tre su Fittipaldi. Lauda è quarto a quota 36. I - magnifici quattro » si sono ridotti a tre. Sì, Lauda può ancora sperare, ma, per diventare campione del mondo, dovrebbe affermarsi nei due Grandi Premi e contemporaneamente Regazzoni non ottenere più di 8 punti, Scheckter 9 e Fittipaldi 11. Ricordiamo che al vincitore di ogni corsa vengono assegnati 9 punti, al secondo 6, al terzo 4, al quarto 3, al quinto 2 e al sesto uno. Speranza difficile da realizzarsi. Siamo pratici; la Ferrari, ormai, può contare su una sola « pedina », Regazzoni. Lauda, che lavora per sé ma anche e soprattutto per la Casa di Maranello. deve diventare il « gregario » dello svizzero. Ouesti, con un aiuto del genere, avrà qualcosa in più di Scheckter e Fittipaldi. oltre a guidare una vettura che, Monza o non Monza, resta la più forte. E' il momento del massimo impegno, della generosità, della serenità. La Ferrari, Regazzoni meritano questo diabolico titolo mondiale. Certo, se finalmente tornerà a Maranello, sarà stato guadagnato con uno sforzo e una determinazione come forse nessun altro nella lunga storia della nostra Casa e del campionato. Michele Fenu Lauda ora deve aiutare Regazzoni nella conquista del titolo Il pilota svizzero è quello che ha maggiori possibilità di farcela