Romantico Oriente di Stefano Terra di Stefano Terra

Romantico Oriente di Stefano Terra Il vincitore del Campiello Romantico Oriente di Stefano Terra Venezia, 9 settembre. Si discute del Campiello, si chiacchiera, dopo che si è chiusa la dodicesima edizione del Premio. La giuria popolare (ma l'aggettivo è usato in modo estensivo, se fra i 300 votanti figurano 8 operai contro 44 operatori economici) ha provveduto a graduare i nomi dei cinque scrittori segnalati a giugno dalla giuria dei critici letterari: primo, dunque, Stefano Terra con il romanzo Alessandra (84 voti), poi Fulvio Tomizza (Dove tornare, 68 voti), Rodolfo Doni (Muro d'ombra, 65), Tommaso Landolfi (Le labrene, 38), Fiora Vincenti (Utopia per flauto solo, 22). A Terra sono così toccati i quattro milioni del premio grande, un milione e mezzo è andato a ciascuno degli altri quattro finalisti. Stefano Terra è nato a Torino nel 1917, e per molti anni ha fatto l'inviato speciale, soprattutto nel Levante, che costituisce il fondale prediletto della sua narrativa, come testimoniano La fortezza del Kalìmedgan, che lo segnalò al grosso pubblico, e, appunto, questo Alessandra. Vive nell'Attica, in Grecia, si è occupato con profitto, anni fa, nel lancio di settimanali a grande tiratura. Scontato in certa misura l'«abbandono» di Landolfi, che è scrittore troppo importante, in verità, per certe lizze e che con i racconti delle Labrene non ci ha dato la sua opera più alta, il riconoscimento a Terra giunge opportuno, e anche significativo sul piano del documento e del costume. Il protagonista del racconto ottiene un incarico consolare in un'isola dell'Egeo di fronte alla Turchia, forse Rodi. Invischiato in pratiche assurde di pensioni, di rimpatri di ossa sperdute sulle montagne — accidiosa liquidazione di un'eredità coloniale — mantiene viva l'immaginazione scrivendo la storia di un'appassionata eroina dell'Ottocento, seguendone le tracce nell'Europa orientale, in Asia. E' una figura femminile che finisce per sovrapporsi idealmente all'immagine di una donna amata dal protagonista, a lungo perduta e infine ritrovata sul margine breve consentito da una malattia incurabile. Una vicenda di amore e di morte, resa più remota dall'aria incantata e insieme sfatta di quella lontana provincia, in un Oriente che vive del ricordo di antichi assedi e invasioni (e d'improvviso, la guerra di Cipro dona a queste pagine una sorta di ironica, assurda attualità). Siamo a una sorta di neoromanticismo, filtrato da una scrittura accorta, benché si vieti colte impuntature e affetti, anzi la sveltezza elegante -di certo giornalismo, delle più decantate pagine di viaggio e memoria. r. s.

Persone citate: Fiora Vincenti, Fulvio Tomizza, Landolfi, Rodolfo Doni, Stefano Terra, Tommaso Landolfi

Luoghi citati: Asia, Cipro, Grecia, Rodi, Torino, Turchia, Venezia