L'amante del politico

L'amante del politico PRIME VISIONI SULLO SCHERMO j L'amante del politico "L'arrivista" con Alain Delon e Sydne Rome, amore e ministeri "II bestione" con Giancarlo Giannini, avventure di camionisti L'arrivista di Pierre Granier Deferre, con Alain Delon, Sydne Rome, Jeanne Moreau, Claude Rich. Franco-italiano, colore. Cinema Vittoria. Amore e Politica non vanno d'accordo; e forse per questo la provvida Natura fa sì che gli uomini politici non siano generalmente degli Adoni, dei Delon. Il qual Delon, qui battezzato Julien Dandieu, è un giovane deputato francese di sinistra, che agognando un portafoglio, medita il colpaccio di passare alla maggioranza. Nessun impedimento gli è tanto grave quanto l'intransigente disapprovazione d'un suo compagno di fede, senza l'appoggio del quale non si fa nulla. Ma Julien ha dalla sua la matura vedova d'uno statista, Renée, sua vecchia amante e sagace consigliera. Basta che costei ci metta lo zampino, e l'intransigente idealista recede; la strada si apre; Julien diventerà ministro. Per rispetto alla riuscita politica, L'arrivista («Crezy») è dunque un film a lietissimo fine. Ma per un altro verso è un film drammaticissimo. Perché, intanto che Julien compone il mosaico della sua vita politica spalmata di cinismo, la sua vita privata va a rotoloni. Il figlio, che sente l'influenza dei compagni contestatori, appena è che non lo disprezza; la moglie è un pezzo che si trova in una clinica psichiatrica per non aver saputo reggere a quella tensione utilitaria; l'amante... Ma questa vuole un discorso particolare. Il punto debole nella corazza di questo politicien è l'amore per la fotomodella Crezy: una di quelle avventure che si tramutano in passione. Questa brava ragazza (onore alle fotomodelle parigine!) è ben persuasa che quando l'attività politica si accompagna alla cieca brama del potere, essa è una peste per chi la esercita e per chi sta a vedere: basterebbe le volte che uno è costretto a guardare l'orologio! Crezy che ama di puro cuore il suo Julien, gli pone parecchi aut aut e poi un ultimatum; i quali non avendo effetto sull'ambizioso, ella si toglie la vita. La storia di quest'amore è raccontata per «flashes back»; il film comincia dalla fine, dall'amarissimo pianto che il deputato appena ricevuto dal Presidente della Repubblica versa davanti alla salma che gli rappresenta la devastazione della propria vita privata. Il regista Grnier Deferre (Le train, Le Chat) non si è smentito in fatto di abilità artigianale, consistente nel dare una mano di nuovo al cinema vecchio e al fotoromanzo un singulto drammatico. «Politico» per modo di dire (ma forse quanto basta a raffreddare un po' lo spettatore), L'arrivista dispone di un buon cast. Delon, strapazzatamente «bello», cucina con misura il mito-Delon; la Rome (protagonista di Che? di Polanski) ha stupori e strazi di gazzella; la Moreau (Renée) conserva l'artiglio, Rich è un eccellente «segretario». * ★ Il bestione di Sergio Corbucci, con Giancarlo Giannini, Michel Constantin, Giuliana Calandra. Italo-francese, colore. Cinema Ambrosio. Da Fari nella nebbia in poi quello del camionista è un tema fortunato. I camionisti del Bestione, Sandro e Nino, rispondono al gusto d'oggi, aneddotico-buffonesco. Padano il primo, ruvido e generoso, anziano nel mestiere che lo porta per tutte le strade d'Europa; siculo, sbruffoncello ma simpaticissimo il secondo, che è novellino. Dapprima Sandro non può soffrire il « terrone » che gli hanno affibbiato come « secondo »; poi a poco a poco i due legano sino a comprare in società un autocarro, che permetterà loro di lavorare in proprio. Ma, lasciando delle cambiali da pagare, quante difficoltà per i due soci: i compagni scioperanti che li trattano da crumiri, la mafia che li ricatta, attentati di camorristi ecc. Recuperato il loro prezioso « bestione » che per vile attentato è rimasto in bilico sull'orlo di un burrone, i due amiconi riprendono l'aire, armati di quell'ostinazione che viene a capo di tutto. Facciamo la tara all'accumularsi di episodi, ora salaci ora avventurosi, ma tutti dello stesso peso, per il quale questo film d'autocarri sembra esso stesso un autocarro. E facciamola alla solita inflessione dialettale nei dialoghi, esagerata fino alla caricatura, oltreché a un compiuto florilego di parole e atti sconci. Non chiediamo a Corbucci (puntellato nella sceneggiatura da Vincenzoni e Donati) di più di quello che ha saputo dare in ben cinquantanove film: un cinema di mestiere, piuttosto allentato nel gusto e continuamente « aggiornato ». Nel rimanente la pellicola funziona specialmente nel gustosto tratteggio dei due ca- ratteri principali e nell'affiatamento dei rispettivi interpreti. Un attore come Giannini può dispiacere che tenda a specializzarsi in personaggi vernacolari e sboccati, col rischio di diventare un idolo della marmaglia. Ma è indubbio che anche in questo campo sfoggia un'ammirevole sicurezza. Quasi altrettanto bravo il francese Constantin nella parte del veterano. Donnette procaci nel contorno, bei paesaggi del « Mec », canzonette orecchiabili. 1. p.

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