Ora il cinema scopre le bambole erotiche

Ora il cinema scopre le bambole erotiche Due film sull'oggetto-donna Ora il cinema scopre le bambole erotiche A dispetto di tutte le strettoie economiche la produzione cinematografica francese si è potuta permettere di spendere una novantina di milioni, più del cachet per una diva a metà ascesa, per offrire a Luis Berlanga una bambolona erotica di gran lusso, in poliuretano gonfiabile, che il regista ha messo al centro del suo « Grandeur nature », film nuovo che sta non poco intrigando i parigini. Ora teme di doversene pentire. Perché Luciano Salce, anche lui, con occhio magari più attento al risparmio, in « Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno », ha presentato con anticipo la sua donnina di gomma, assecondando un momento d'ispirazione di Berlanga medesimo che di questa operina è stato lo sceneggiatore. E adesso, apprendendo che sugli schermi parigini circola un duplicato della immota ragazzona, si è vivamente risentito; vorrebbe accusare di plagio l'ex collaboratore. In qualunque modo vadano le cose è probabile che Salce dalla faccenda esca vittorioso. Prima di tutto perché la pubblicità, anche poca, potrà servire a rendere più sostanziose le cassette di questo suo ultimo film, che la critica trova né pepato, né acido, né tenero. E poi perché da questo prodotto non bene riuscito e distratto non esce nulla di micidiale, al più un'aria di volgarità pasticciona che lascia la nostra delusione dove l'ha trovata, né sposta alcunché vedere Paolo Villaggio che, povero nobiletto grasso oppresso dalla madre, tenta di superare le proprie inibizioni con il rimbalzante aggeggio. Si resta nella normalità più desolata e tranquilla. Per Berlanga, la sua situazione sembra più critica. Che cosa c'è, in « Grandezza naturale»? Una bellissima, una bruna con i capelli lisci lunghi: sta distesa con i grossi seni immoti e freddi oppure è seduta al pianoforte, nuda con due sole manicotte a sbuffo e le manine rotonde che appoggiano sui tasti. L'occhio è fisso, non parla. E' la mortuaria protagonista, il nuovo amore di Michel Piccoli, stempiato, grigio, lievemente pingue, però un uomo che ancora piace. Cinquantenne di oggi stanco, deluso, professionista arrivato, che una madre, una moglie e un'amante ricacciano di solitudine in solitudine sempre più lontano e allora cerca una cosa tutta per sé « docile e di umore costante, economica e silenziosa » (con una casa così folta non è impossibile diventare allergici al rumore). Crede di poterci giocare e anche di ricominciare, da qui, ad amare la vita. E azzarda, porta l'amata in casa, convenevoli tra tutti e Vi scatenarsi delle reazioni, una moglie gelosa, una madre che gongola. Finché i due mettono su un loro nido e la bambola comincia la sua tragica carriera. Diventa potente, rende il partner schiavo, lo umilia e lo strazia. Suicidio finale nella Senna, ma lei « resta a galla, ironicamente, perché è inaffondabile ». « Che pena mi fanno gli uomini » direbbe a questo punto Strindberg che di guai amorosi se ne intendeva. Berlanga e Piccoli sono probabilmente d'accordo ma non basterà per loro avere scritto, girato e interpretato una storia mortale avendola, magari, sofferta, per essere assolti. Più che corazzarsi contro l'assalto dei legali di Salce dovranno difendersi dalla reazione dei maschi. Alle spettatrici sarà facile perdonare allo spagnolo la bambolona morbida capace, alla fine, di tale e sottile vendetta; ma l'uomo resta qui e di nuovo inchiodato ad un ruolo di vìnto, per di più con gusti funerei. m. a.

Persone citate: Luciano Salce, Luis Berlanga, Michel Piccoli, Paolo Villaggio, Salce, Strindberg