Canzonissima, la gran truffa

Canzonissima, la gran truffa L'iniziativa del giudice per lo scandalo delle cartoline Canzonissima, la gran truffa Il meccanismo dei voti truccati: una organizzazione clandestina per stampare tagliandi falsi, in Lombardia e in Campania - Le irregolarità, che si erano avute nel '71, non si sono ripetute gli anni successivi ■ Il sostituto procuratore torinese preannuncia un allargamento della vicenda - Ammette che alcuni cantanti potrebbero essere anche estranei al caso, ma su altri ci sarebbe "qualcosa di più di un semplice indizio" (Nostro servizio particolare) Roma, 5 settembre. Gli avvisi di reato emessi dalla magistratura torinese nei confronti di dieci cantanti della Canzonissima '71 e di alcuni discografici per truffa e falso in danno di ente pubblico (direzione generale entrate speciali del ministero delle Finanze) non sono stati una sorpresa per gli ambienti romani della televisione. Alla Rai-tv si sapeva che due anni fa il ministero delle Finanze, dal quale dipendono tutte le lotterie nazionali, e quindi anche quella abbinata a Canzonissima, aveva rilevato irregolarità nelle cartoline-voto spedite dal pubblico, e si era preoccupato di trovare rimedi per allontanare ogni sospetto sui risultati delle successive edizioni del torneo televisivo. Dei diciotto milioni di tagliandi-voto pervenuti al centro raccolta di Torino della Rai per la Canzonissima '71, alcuni milioni erano risultati falsi e pertanto non avrebbero dovuto contare agli effetti del verdetto conclusivo legato al meccanismo della lotteria. Per la cronaca non sono coinvolti nello scandalo né Nicola Di Bari, né Massimo Ranieri, rispettivamente primo e secondo nella classifica finale. La scoperta dei tagliandi irregolari avvenne, però, dopo il 6 gennaio del 1972, giorno della finalissima, ed a suggerire l'apertura di una inchiesta furono le voci che organizzazioni private non ben individuate avevano venduto a cantanti e a discografici tagliandi-voto stampati in tipografie della Lombardia e della Campania. La polizia tribù, taria, con la collaborazione di esperti del Poligrafico dello Stato, nel corso di un primo esame compiuto a Torino nel gennaio del '72 su un campione di alcune migliaia di cartoline rilevò l'effettiva esistenza di tagliandi falsi. Fatta la sconcertante scoperta il ministero delle Finanze, dopo essersi consultato con gli esperti della Rai, decise per le successive Canzonissima di timbrare a secco, non soltanto la matrice della cartella, ma anche i tagliandi-voto che dovevano essere spediti per determinare la classifica dei cantanti. L'innovazione entrò quindi in vigore fin dalla Canzonissima '72, con il risultato che scoraggiò immediatamente i contraffattori in quanto il rischio al quale sarebbero andati incontro se avessero continuato nella loro illecita stampa di tagliandi-voto sarebbe stato assai più grave. Con la decisione del Poligrafico di sovrastampare a secco i tagliandi delle votazioni il reato commesso dagli eventuali contraffattori si aggravava in quanto diventava truffa ai danni dello Stato che attraverso il ministero delle Finanze gestisce la lotteria. Dopo le irregolarità dell'edizione '71, Canzonissima è proseguita regolarmente, si afferma sia in televisione sia al ministero delle Finanze; tuttavia per essere più sicuri, da due anni sono stati disposti controlli quotidiani delle cartoline che pervengono al centro raccolta. E si assicura che di tagliandi contraffatti non ne sono stati più scoperti. Negli ambienti romani della canzone nessuno nega l'esistenza di un commercio di cartoline per favorire nel torneo di Canzonissima questo o quel cantante, ma si respinge l'accusa di essere stati a conoscenza dell'esistenza di cartoline con i tagliandi falsi. Questi voti, secondo alcune voci, venivano pagati dalle 150 alle 250 lira ciascuno. Un'attività quella dei «venditori di voti» incrementata negli ultimi in graduatoria nel torneo televisivo. E' noto infatti che cantanti in crisi di popolarità per rimanere in gara a Canzonissima acquistano a fior di milioni migliaia di cartoline-voto. In che modo? Esistono organizzazioni con ramificazioni in tutta Italia che vendono a minor prezzo le cartelle della lotteria prive dei tagliandivoto che a loro volta cedono ai cantanti, o ai discografici. Così come ci sono rivenditori che al momento di vendere le cartelle della lotteria chiedono al cliente di lasciare loro i tagliandi per le votazioni. D'altra parte non va trascurato il fatto che Canzonissima coincide con l'«alta stagione invernale» per i cantanti e pertanto un buon piazzamento o un ulteriore «passaggio televisivo» in una trasmissione di punta, com'è quella del Teatro delle Vittorie, consente loro di aumentare i cachets per le serate. Nella fase iniziale Canzonissima interessa prevalentemente i cantanti e soltanto dalle semifinali in poi, ossia quando vengono presentate le canzoni nuove, entra nel gioco l'industria di-scografica. Non si può esclu-dere che tra i cantanti coin-volti nello scandalo ce ne siaqualcuno che possa dimostrare la sua estraneità agli addebiti contestati dal magistrato. Nel '71 infatti le cartoline-voto dovevano portare scritti il nome di un cantante uomo e di una cantante donna per cui qualcuno potrebbe essere stato coinvolto di riflesso. I più preoccupati per l'eco provocato da questo scandalo sono adesso i dirigenti della società che gestisce la vendita delle cartelle della lotteria i quali temono che l'irregolarità della Canzonissima "71 possa ripercuotersi su quella che sta per cominciare. «Hanno aspettato tanto tempo prima di rendere pubblico il caso — dicono i rivenditori — potevano aspettare ancora un paio di mesi. E' una brutta botta per la lotteria, anche perchè c'è già da far digerire al cliente l'aumento delle cartelle da cinquecento a mille lire». Ernesto Baldo gliandi falsi iniati ala Rai: Cossima è destinata

Persone citate: Ernesto Baldo, Massimo Ranieri, Nicola Di Bari

Luoghi citati: Campania, Italia, Lombardia, Roma, Torino