Ostacoli da parte inglese sul prestito Cee all'Italia di Renato Proni

Ostacoli da parte inglese sul prestito Cee all'Italia Malgrado l'appoggio promesso dalla Germania federale Ostacoli da parte inglese sul prestito Cee all'Italia La cifra — da 3 a 5 miliardi di dollari — dovrebbe essere garantita dalla Comunità - Ma Londra non vuole avallare un prestito a un Paese in condizioni non molto peggiori delle sue (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 3 settembre. Il prestito in petrodollari all'Italia, garantito dalla Comunità economica europea, non è affatto una certezza. Il progetto è di raccogliere da tre a cinque miliardi di dollari per metterli a disposizione del nostro Paese (ed eventualmente di altre nazioni bisognose della Cee) per alleggerire il deficit della bilancia dei pagamenti dovuto all'aumento dei costi del petrolio. La Repubblica federale tedesca, dopo aver concesso all'Italia un prestito di due miliardi di dollari, si è dichiarata disposta a sostenere questo progetto dopo una iniziale opposizione. Ciò ha creato l'impressione che il prestito della Cee sia praticamente una cosa fatta, ma in realtà il prestito è solo una possibilità. Da informazioni raccolte negli ambienti diplomatici di Bruxelles, è evidente che il governo di Londra appare molto riluttante ad approvare un prestito con la garanzia collettiva comunitaria a favore del nostro Paese. L'atteggiamento del Regno Unito si era già manifestato all'ultimo Consiglio dei ministri delle Finanze a fine luglio. L'Inghilterra non vuole questo prestito per due ragioni principali: anzitutto perché esso segnerebbe un passo in avanti sulla strada della collaborazione europea in un momento in cui Londra non lo desidera e, in secondo luogo, perché il Tesoro britannico non intende avvalersi di un eventuale prestito con garanzie comunitarie. Infine, alla vigilia delle elezioni politiche, in cui il «problema europeo» è molto in evidenza, Londra non desidera dare il suo avallo a un prestito a favore di un Paese che non si trova in condizioni economiche molto peggiori delle sue. Nessuno pronuncia la parola «veto» alla proposta della Commissione europea per il prestito, ma non si può neppure scartare l'ipotesi che il governo inglese vi faccia ricorso in una forma o nell'altra. Un'altra possibilità è che il prestito sia ridotto a una somma inferiore a quella progettata. L'Inghilterra, con la sua opposizione al prestito in favore dell'Italia, non solo intralcia il progresso della Comunità, ma dimostra scarsa sensibilità per i problemi del nostro Paese e per la tradizionale amicizia che lega l'Italia al Regno Unito. D'altra parte, il governo laborista non pensa di fare ricorso ad un prestito comunitario proprio mentre mette in discussione la sua adesione alla Cee. In questa situazione, anche negli ambienti comunitari si ammette che è assai improba-bile che una decisione sul pre stito sia presa dal Consiglio dei ministri delle Finanze il 16 settembre. Ci sarà quasi certamente un rinvio, mentre i tecnici studieranno i metodi migliori per realizzare il progetto e i politici decideranno sulla sua necessità. Se la Cee, in seguito all'opposizione britannica, negasse la garanzia per il prestito in petrodollari, l'Italia subirebbe un grave colpo anche a livello di prestigio internazionale. L'Inghilterra, si afferma qui, crede sempre di potersi districare dalla sua crisi economica (tasso d'inflazione annuo del 19 per cento, crescita zero, bilancia dei pagamenti più passiva di quella italiana) j con l'aiuto degli Stati Uniti d'America. Questo prestito diviene così la cartina di tornasole, oltre che della solidarietà comunitaria, anche delle scelte che il Regno Unito deve 1 tare ma che necessariamente saranno rinviate a dopo le elezioni politiche di ottobre. L'Italia, invece, ha necessità di questo prestito con garanzie comunitarie, per controllare l'inflazione e per ridurre il disavanzo della bilancia dei pagamenti senza cadere in una recessione di vaste proporzioni. E' sperabile, quindi, che si convinca Londra a non ostacolare il progetto della Cee. Infine, l'Italia deve ottenere il rinnovo del prestito a breve termine di 1600 miliardi di dollari dalla Comunità, la cui scadenza è prevista per il 18 settembre. Le regole comunitarie vietano questo rinnovo per il tipo stesso del prestito, ma si cer- cherà una formula per supe- rare questa difficoltà. Il pre stito, per esempio, potrebbe essere pagato e subito dopo ne verrebbe concesso un altro per lo stesso importo. Renato Proni