E' difficile la marcia al "vertice,, europeo di Alberto Cavallari

E' difficile la marcia al "vertice,, europeo Dopo rincontro Schmidt - Giscard d'Estaing E' difficile la marcia al "vertice,, europeo I francesi erano per una conferenza di prestigio, i tedeschi volevano un incontro su problemi concreti - Le posizioni si sono avvicinate: invece di "fare" un vertice, l'accordo è di "tentare" un vertice - Due scadenze: il Fondo Monetario (23 settembre) e le elezioni inglesi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 3 settembre. 11 cancelliere tedesco Schmidt, lasciando Parigi per Bonn stamattina, si è limitato a dichiarare clic i suoi colloqui sull'Europa col presidente francese Giscard d'Eslaing sono stati « più politici clic economici ». Quanto all'interrogativo se l'Europa si rimette in marcia, la risposta è: «Vedremo». Il bilancio del vertice franco-tedesco, improvvisalo e sorprendente, non poteva essere più cauto. L'accento messo sulla politica più che sull'economia si giustifica col fatto che i due capi di Stato sono d'accordo sulla necessità che l'Europa trovi un modo di ricominciare un discorso unitario, frantumato dalla crisi economica. Il problema è infatti politico perché si tratta di vedere come, quando, e soprattutto se, ciò sia possibile. Il rilancio comunitario implica anzitutto il confronto Ira due visioni politiche, quella francese e quella tedesca; poi il problema dei rapporti Europa-Usa; successivamente, l'intesa con gli altri soci alla luce di questi impegni; infine, la grande questione se prima di un chiarimento inglese valga la pena di mettere in moto l'operazione europea. Tutto questo è politica pura. In linea generale, il vertice franco-tedesco ha dato buoni risultati. Schmidt sembra d'accordo con Giscard sull'idea di lavorare per un vertice politico dedicato all'unione, e Giscard sembra avere accettato l'idea di Schmidt di non fare un vertice puramente di prestigio. Il vertice si farà solo dopo aver individuato i punti concreti di consenso, e solo se certe intese saranno preventive. L'accordo di massima è quindi di farlo. Ma con un « se ». Vale a dire se esso coronerà degli accordi già stabiliti, non per tentare accordi da stabilire. L'intesa franco-tedesca è di « lavorare per il vertice ». Bonn non lo esclude a priori. Parigi non lo vuole a tutti i costi. Il compromesso raggiunto è certamente utile. Giscard, che fa tutto il possibile per non perdere l'iniziativa politica, non ha insistito sull'illusione di poterlo esercitare senza l'appoggio economico tedesco. Schmidt, che non intende rinunciare al patrocinio del rilancio europeo, lasciandolo alla sola Francia, ha imposto una metodologia più realistica ai francesi. Due politiche opposte (pragmatismo e velleità) si sono quindi avvicinate. Invece di fare un vertice, l'accordo è di « cercare un vertice ». E' una buona notizia per l'Europa? Troppo presto per rispondere, dato che resta pur sempre da verificare l'intensità dell'«accento politico» che Parigi pretende da questo vertice. Ma il fatto che i francesi rinunciano a farne una spettacolare cerimonia del loro prestigio, per nutrirlo di sostanziali accordi preventivi tra gli europei, rappresenta una buona notizia. La messa a punto di una strategia comune franco-tedesca è stata raggiunta. 11 filo di comunicazione tra Parigi e Bonn è pienamente funzionante. Non si scorge, per ora, una prevalenza eccessiva dell'uno sull'altro. Ed ora la risposta è ai fatti. Prima di tutto, la questione inglese. Poi, dopo le intese strategiche, quelle tattiche e tecniche. Queste, anche se vengono in subordine, sono fondamentali, perché condizionano la politica stessa. Infatti, nonostante l'incontro di Parigi sia stato più politico che economico, Giscard e Schmidt si sono soffermati a lungo sui problemi monetari che, restando irrisolti, impedirebbero ad un vertice d'essere concreto, e quindi possibile. Su questo punto i due uomini di Stato non si sono nascosti che la soluzione dei problemi monetari, drammatizzati dalla crisi energetica e dall'inflazione, passa per due nodi: attraverso la armonizzazione delle politiche economiche europee, soprattutto di quelle franco-tedesca, e attraverso il consenso america¬ no a risolvere il problema dei I capitali arabi eccedenti che portano tempesta nei mercati monetari d'Europa a profitto degli Stati Uniti. Nonostante lo sforzo per essere « paralleli », le politiche economiche di Bonn e Parigi discordano ancora: quella tedesca punta infatti sulla ! espansione del proprio mercato interno; la politica francese | punta invece sulle restrizioni di credilo. L'ultimo esempio di una I Europa che non può avviarsi i senza discorso monetario è sta- ta poi l'impossibilità italiana di I rifornirsi al mercato dell'euro- dollaro, e la sua necessità di i-j volgcrsi ai tedeschi che — a : loro volta — risentono di un j terremoto bancario legato alla ! corsa dei capitali arabi verso gli Usa. Il punto di partenza per «cercare un vertice» e rimasto quindi politico anche quando le conversazioni sono state tecniche. Infatti Giscard e Schmidt hanno certamente discusso il tema di un negoziato con gli Stati Uniti, la più forte delle potenze occidentali, la più ascoltata dagli arabi, e di avviare subito un processo di « sincronizzazione » tra gli europei. Ma su questi due punti, dove giace nomia, il il governatore Francia, il serpente che si morde la coda, soprattutto per il dialogo da avviare con gli Usa, non si sa se i due uomini abbiano concordato azioni immediate. Unico segno (forse positivo) è che dieci minuti dopo la partenza di Schmidt, Giscard d'Estaing ha convocato all'Eliseo il primo ministro Chirac, i ministri del'Interno, degli Esteri, dell'Eco- direttore al Tesoro, della Banca di presiedendo una riu nione ristretta dedicata all'csa me dei problemi monetari in ternazionali ed europei. Un co municato ufficiale dice, stasera, che si è messa subito a fuoco la posizione francese in vista dei- le future riunioni europee e della sessione annuale del Fondo monetario internazionale prevista per il 23 settembre. E' indice che Parigi e Bonn sono d'accordo nel considerare fondamentali e pregiudiziali questi problemi? In ogni modo è chiaro che il calendario per cercare il vertice ha due date fondamentali: 23 settembre, al Fondo monetario, ottobre, elezioni inglesi. Dopo si parlerà di Europa. Alberto Cavallari