Schmidt e Giscard parlano di un rilancio dell'Europa di Alberto Cavallari
Schmidt e Giscard parlano di un rilancio dell'Europa I colloqui del Cancelliere tedesco all'Eliseo Schmidt e Giscard parlano di un rilancio dell'Europa I due statisti hanno esaminato i problemi economici, la proposta francese di rilancio dell'unità europea, le misure anti-inflazione adottate da Bonn e il prestito di due miliardi di dollari concesso all'Italia - La visita di Schmidt è privata, nessun comunicato ufficiale Due ricette diverse (Dal nostro corrispondente) Parigi, 2 settembre. 1 previsti colloqui cominciati stasera a Parigi fra il Presidente Francese ed il cancelliere tedesco Schmidt sono una conseguenza della proposta, formulala il 27 agosto da Giscard d'Estaing, di rilanciare l'unione politica dell'Europa, di prendere alcune misure per l'Unione eeonomico-monetaria, e di varare un «vertice» europeo entro la fine d'anno. I due uomini di Stato, che si sono incontrati già due volte in tre mesi, erano d'accordo di rivedersi per l'are il punto alla ripresa autunnale. L'iniziativa francese ha poi provocato una telefonata di Schmidt. desideroso di chiarimenti, ed un invito di Giscard. L'incontro informale, certamente inatteso, non ha quindi niente di misterioso. Il tema è come sbloccare la macchina europea in grave crisi da due anni. La proposta francese non coincide affatto con la politica tedesca ispirata da tempo al concetto che, prima di rilanciare l'Europa, è meglio salvare da ulteriori degradazioni quel poco che c'è. Questa politica è stata ribadita proprio in questi giorni dal modo in cui i tedeschi hanno trattato il problema dell'aiuto ai Paesi europei pericolanti, l'Italia e l'Inihiltcrra. Riluttanti alla creaione di un prestito comunitàrio, una cassa soccorsi comune, hanno preferito appoggiare la richiesta italiana di proroga del suo vecchio debito Cee, aprire un conto tedesco a Roma, chiedendo in cambio chiaramente l'impegno a non prendere nuove misure protezionistiche e di proseguire la lotta all'inflazione. Verso Londra sono stati invece espliciti nel rifiutare un sostegno: data l'assenza di una politica d'austerità credibile. Non c'è alcun dubbio sull'esistenza di un « pragmatismo tedesco ». Esso è basalo su due concetti. Primo: aiutati, che Bonn ti aiuta. Secondo: Bonn ti aiuta se t'impegni a non aumentare la disgregazione europea. Non è un mistero poi che questa politica viene accompagnata, dopo le delusioni di Parigi e Copenaghen, da una profonda diffidenza verso i vertici e i rilanci clamorosi. Bonn preferirebbe che un vertice si facesse solo dopo aver « maturalo » certe decisioni, non prima: e soprattutto che non si facesse per riaprire le vecchie divergenze, se ancora esse sussistono, come certamente sussitono. 1 tedeschi sono soddisfatti che la politica economica francese abbia cercato, in questi ultimi tempi, un « parallelismo » con quella tedesca. Ma è disposta la Francia a giungere anche a una « sincronizzazione »? I tedeschi non sono mollo d'accordo con i francesi, poi. sopra un rilancio che comporti la creazione del famoso segretariato politico europeo. Vorrebbero essere sicuri, infine, che il problema dei rapporti con gli Stali Uniti, esasperato da Parigi, non riscoppiasse nuovamente, e in sede di vertice, a dividere di più gli europei già disuniti. E' stalo proprio Schmidt a dichiarare, dopo la conferenza di Washington, nel dicembre del 73, di essere contrario ad ogni iniziativa « comportante un rìschio dì frizione con gli Usa ». Non è strano che Bonn abbia sentilo la necessità di chiedere « chiarimenti a Parigi » prima di pronunciarsi sull'ipotesi di rilancio. I colloqui di Parigi sono quindi un confronto tra il « pragmatismo tedesco» e «l'idealismo francese ». Il primo ì favorevole ai piccoli passi, realizzando prima il risanamento economico dell'Europa e poi la ripresa dei grandi disegni. 11 secondo inclina ad un'immediata accelerazione del discorso unitario, per aiutare con uno choc politico il tamponamento della disgregazione europea. Ma proprio dal confronto di Parigi può derivare la messa a fuoco del piogeno giscardiano, presentato in termini abbastanza vaghi, e quindi suscettibile di assumere forme nuove più credibili rispetto ai rilanci velleitari del passato. La forma francese può quindi riempirsi di sostanza tedesca, articolarsi in proposte forse più limitate ma realistiche. L'iniziativa di Giscard, in un'Europa che da troppo tempo fa passi indietro, merita certamente sostegno. Ma merita sostegno nella misura in cui serve davvero l'Europa. L'« idealismo francese » ha infatti chiaramente quattro limiti: l'esistenza dell'ipoteca inglese sull'Europa, la diffidenza americana verso iniziative comunitarie contrastanti con il protezionismo economico di Washington, l'inflazione che anarchizza le politiche nazionali europee, le riserve tedesche verso un mercato comune agricolo che Schmidt giudica da riformare « perché scontenta contribuenti, consumatori, produttori ». Alcu¬ ni di questi limili sono alimentati dalla Francia stessa, che si mostra pronta alla polemica con gli Stati Uniti, e rigida nella conservazione di un'« Europa verde » che funziona soprattutto a suo favore. Si può quindi desumere che. nel confronto con le tesi tedesche, Giscard riconosca gli ostacoli obiettivi che impediscono oggi i grandi disegni. Non si può cominciare infatti un rilancio basato sull'ipocrita presunzione (anche francese) che certi mali europei siano miracolosamente guariti, compreso il « mal francese ». Il realismo tedesco ha mostrato, nella questione italiana, di poter essere un punto di partenza per l'affermazione nuova della personalità dell'Europa in materia monetaria. Lo scrive anche Le Monde, stasera, nel suo fondo dedicato ai colloqui di Parigi. Disprezzata in passato dai retori dell'europeismo (fautori dell'idea « franca » o dell'idea «euro-sassone»), la Germania non è solo diventata un « modello » per gli europei, data la sua lotta anti-inflazionistica condotta in anticipo su tutti c dato il suo ruolo soccorritore dei soci comunitari in crisi. Ormai essa è anche il simbolo Ui un nuovo modo di pensare il problema europeo, formulato pressappoco così. La famosa « identità europea » nasce dai l'atli. Gli europei la conseguiranno se si aiutano reciprocamente, se si impegnano reciprocamente al sacrificio, se reciprocamente «sincronizzano» le loro economie. Non la conseguiranno mai fuori da questa strada, che chiede privazioni, debiti, crediti, politiche austere, scadenze, fatiche collettive. La crisi va dunque usata come crogiolo di coopcrazione, quindi come crogiolo dell'Europa stessa, anche se tutto ciò passa per una fase di « bilateralismo » che può dispiacere per più motivi. Non ultimo, il pericolo di una egemonia tedesca sull'Europa. Ma questa è la sola strada che rimane. Alberto Cavallari
Persone citate: Eliseo Schmidt, Giscard D'estaing, Schmidt
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