Chinaglia, fischi e gol di Giovanni Arpino

Chinaglia, fischi e gol Troppe polemiche per il centravanti della Lazio Chinaglia, fischi e gol Settembre apre il suo ventaglio sportivo con i colori della contestazione, interna o esterna, sottaciuta o plateale, locale o internazionale. Ai • casi - appena rappezzati degli arbitri, all'" aliare » Riva, a Mennea che vuol correre agli » europei » ma per un doppio oro. di medaglia momentanea e di garanzie future d'Impiego, si aggiungono —■ guarda un po' — gli ufficiali americani dei « marines » a Concord: non hanno voluto sfilare reggendo la bandiera delia Ddr durante l'inaugurazione del confronto di nuoto tra Usa e Germania Est. E noi abbiamo Chinaglia. Dobbiamo piangere sul Giorgione fischiato? Il povero centravanti laziale ha raccolto fischi da Pievepelago a Riccione, da Ancona a Bergamo, da Livorno a Modena durante gli ino'-'ìi di precampionato. I suoi atteggiamenti ora clamorosi ora provocatori e sempre ingenui hanno ormai spinto il pubblico del lootball a sommergerlo con uragani di sibili. La cosa si trascina ed aumenta dalla scorsa stagione. Maestrelli si dice preoccupato (fin troppo) e perdendo gran parte della sua filosofia minaccia ritorsioni ululanti per le squadre che incontreranno la Lazio all'Olimpico. Un quotidia¬ no di Roma ha dedicato un'intera pagina sul « pasticciaccio » nt-Messaggero, venerdì 30 agosto) senza lesinare sui toni vittimistici, cercando di individuare nell'alterigia del Nord, nelle pretese del calcio e del pubblico settentrionale chissà quali dispitti nei confronti di Giorgione e dei biancocelcsti scudettati. Come se Chinaglia non fosse sonoramente fischiato a Napoli e raccogliesse omaggi floreali su tappeti di velluto a Palermo. Ci permettiamo di dir la nostra proprio perché su queste colonne, quando la squadra di Tor di Quinto venne a Torino per affrontare i granata, aprimmo l'articolo domenicale con il titolo: « Non fischiate Chinaglia ». E proprio al Comunale torinese il centravanti incontrò il minor grado di contestazione zufolante. Ora, è evidente che il pubblico, cosi come si crea totem amici, sa inventarsi tabù nemici. Accadde al buon Pasciuti, anni e anni la. accade a Rivera quando deve affrontare la tifoseria nerazzurra: nessuno come Rivera ha provocato cori irriteribili nella zona alta di San Siro, con toni lamentosi e osceni da ballata goliardica. Prima ancora che nel pubbli¬ co, il raziocinio e una certa crosta di virile indifferenza debbono subentrare nei cervelli dei critici che scrivono e dei reggitori che guidano le squadre: gli eccessivi lamenti delle pagine sportive romane, le ben caricate preoccupazioni che Maestrelli travasa con oculatezza in ogni intervista ci sembrano frutto di una sproporzione non proprio lodevole. Papà Bernardini ha versato una goccia di buonsenso, ricordando i fischi che accoglievano, lui romano, tanto tempo fa sui campi di gioco. Quasi quasi stava per suggerire a Giorgione di giocare con la cera negli orecchi. E perche no? La usò anche Ulisse per il suo equipaggio che lavorava eli remi mentre le sirene zufolavano arie troppo armoniose. I tifosi hanno torto, questo è evidente: anche se ricordano il Chinaglia in /ormato tedesco e le sue intemperanze finite con una patente di labilità caratteriale. Seguiteremo a dire che Giorgione non va fischiato, ma le scalee degli stadi dimenticano, durante le partite, ciò che apprendono con faticosa attenzione durante la settimana. Chinaglia però deve apparire diverso: non solo reagendo a suon di gol. ma senza caricar di improperi il giornalista che gli si avvicina, senza minacciare a destra e a manca, senza cedere al suo temperamento che lo porla a strafare e che gli stessi compagni di squadra lamentano. I « cow boys di Tor di Quinto " debbono dimostrare d'essere uomini seri, non Irritabili primedonne. Spesso vi sono riusciti, talora no. E lo sa Maestrelli, che ha visto volar pugni nei suoi spogliatoi e ne fu colpito. Finché la società biancoccleste e i suoi reggicoda seguitano a definire una gazzarra, un linciaggio, le famose fischiate, si aggraverà soltanto una situazione già compromessa. Giorgio Chinaglia è gigantesco, quando si muove talora denuncia goffaggini atletiche che irritano il pubblico incapace di valutare lootball: di qui, oltre alle « doti - dì carattere, parte l'esca per la contestazione. Ma chi t'accetta, chi non riesce ad ignorarla, non la che rinfocolare gli animi infantili della massa. E se si vuol essere protagonisti bisogna saper prendere le giuste distanze e il giusto distacco critico dalla massa. Chi lo sta spiegando a Chinaglia? Chi lo aiuta a darsi una corazzatura da uomo adulto? Chi decide di smetterla con la facile speculazione sul vittimismo? Ci aspetta un anno amaro, anche nello sport. Qualcuno ricordi a Giorgione il risaputo ma sempre valido aneddoto del baritono subissato di fischi dal loggione di Parma. Si interruppe e disse: « Fischiate me? Sentirete il tenore ». Chinaglia si consoli. L'importante è che non fischi il sasso. Giovanni Arpino Chinaglia visto da Bruna