MERCATO DELL'ARTE
MERCATO DELL'ARTE MERCATO DELL'ARTE Alla ricerca del 'Top,, Raymonde Moulin Le Monde I vecchi oggetti delle società europee preindustriali, a lungo trascurati per la loro « inutilità », tornano oggi di moda per varie ragioni. Lo sviluppo delle ricerche etnografiche sulle società complesse è una delle origini del rinnovato interesse suscitato da utensili, strumenti agricoli e domestici ormai in disuso. Gli studiosi locali, i regionalisti appassionati, i musei del folclore non esistono soltanto da ieri, ma la creazione di grandi musei moderni come, in Francia, il Museo nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari, ha reso culturalmente rilevanti queste vecchie umili cose, che un tempo erano dell'uso più comune. Nel momento, si sa, in cui l'arte s'incammina verso l'eclissi delle opere, i prodotti delle arti popolari, perduto il loro ruolo utilitaristico, si vedono conferire, senza restrizioni, valore artistico. Il «rastrellamento» sistematico del passato autorizza il recupero di oggetti non privi d'una dimensione estetica, che offrono la doppia garanzia della durata e della rarità. Gli argomenti addotti nella vendita dagli antiquari d'alto livello non sono scelti a caso. Quel vassoio per dolci (400 franchi) è « bello come un Dubufjet » e, soprattutto, è meno costoso. Quella bilancia per pesare i vitelli (circa 2000 franchi) ha « la purezza di linee » d'una scultura moderna. La gran folla dei « delusi dal progresso » apprezza, in questi prodotti di un artigianato scomparso, la testimonianza della civiltà agreste, la patina del tempo, il calore dei materiali tradizionali e la commovente traccia della mano dell'uomo. La mania del rustico, più o meno selettiva, dilaga nelle abitazioni. Il giogo si trasforma in attaccapanni, il mozzo del carretto in lampada, la ruota dell'arcolaio in lume, quella della carrozza in elemento da portale. Il letto chiuso bretone diviene una biblioteca e la culla accoglie le piante verdi. I vecchi oggetti, inoltre, si prestano facilmente alla mania per le « curiosità » e alla smania accaparratrice del collezionista: collezioni orientate intorno a un solo tema — il sidro, la birra, la vite, il latte... —, o collezioni consacrate a molteplici varianti d'un unico oggetto: cuffie, marche di burro o di pane, pialle, fusi, fiocine per la pesca, tagliole per lupi... Per scoprire questi oggetti che fanno sognare, e stanno per scomparire, bisogna ten¬ tare di giungere fino ai 'Dro ultimi utilizzatori: contadini della Bretagna o della Cornovaglia, pastori dei Pirenei o della Calabria, vecchi artigiani della Baviera o della Foresta Nera. Ci sono anche soluzioni più semplici: rivendite di rottami di ferro, rigattieri, saloni di vendita e antiquari specializzati che, a prezzi più elevati, offrono vecchi oggetti su un piatto d'argento. In questo campo economicamente ancora instabile (sebbene, sul modello della gerarchia dei costi delle opere d'arte, si elabori progressivamente una gerarchia dei prezzi degli oggetti d'arte popolare), ci sono oggetti per tutti i gusti e per tutte le borse. Gli esemplari unici sono naturalmente più costosi di quelli fabbricati in più copie. Gli oggetti in legno (conocchie, pialle, rastrelli...) si vendono, presso gli antiquari, a 400 e fino a 800 franchi, ma un oggetto intagliato e datato può costare anche 1500 franchi. Un bicchiere stampato del XIX secolo, decorato, con impressi un nome e una data, essendo stato offerto in occasione d'un matrimonio, si vende a 150 o 200 franchi. Gli oggetti d'artigianato (bastoni da passeggio, tabacchiere, borracce, utensili con le iniziali) sono molto ricercati. Un piatto di stagno, con l'emblema di una corporazione, iscrizione e data, può arrivare ai cinque, seimila franchi. La tendenza generale è all'aumento. L'offerta di oggetti autentici s'è stabilizzata. La proliferazione dei musei accresce il « capitale congelato ». I proprietari, negli alpeggi, hanno imparato, con l'afflusso dei turisti e dei villeggianti, che gli oggetti per loro svalorizzati, avendo perso utilità, erano invece valorizzati da altri, per il loro valore simbolico. Attualmente, per effetto della moda e degli entusiasmi passeggeri, c'è una certa confusione: oggetti molto banali sono spesso assai costosi, ma è ancora possibile fare buoni affari. Ognuno può partecipare al movimento di rinnovamento e d'inversione dei segni che alimenta la simbologia sociale. In un periodo d'urbanizzazione galoppante, è di buon auspicio giocare al « come se... » con oggetti d'origine rurale. Quando si abita in una costruzione rinnovata dal Marais, dalle mura di pietra e dalle travi scoperte, è di buon auspicio ritornare alle sorgenti popolari. Ma per fare un buon investimento con un vecchio oggetto, bisogna saper scegliere, cioè essere conoscitori, sia nel senso dotto che tecnico del termine. Anche se non è fortunatamente necessario saper scegliere per poter amare una cosa.
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