LIBRERIA di Jacqueline Grapin

LIBRERIA LIBRERIA « Trade unions in Europe » di Margaret Stewart, Gower Economie Publications, 240 pagine. 1 sindacati europei sono ancora giovani sotto il profilo storico. Con un'età di poco superiore al secolo, sono come dei giganti che cominciano appena ad aprire gli occhi e coordinare i loro movimenti. E' certo comunque che riesce loro difficile, almeno per ora, capire che appartengono alla stessa famiglia. Supponiamo tuttavia che per il 2074 essi si siano riuniti in un unico gruppo, organizzandosi in modo da obbedire a direttive centarli: in quel caso potrebbe il Parlamento europeo subire la minaccia di uno sciopero generale che si estenda dalla Germania alla Scozia? Oppure i dispositivi di legge diventeranno così complicati da indurre il loro potere corporativo ad espandersi in più direzioni? La fantasia speculativa non trova, per fortuna, po^to in questa ammirevole inchiesta di Margaret Stewart. Paese per Paese, l'autrice analizza, mettendole a nudo, le confusionarie varietà dei sindacati nazionali. Si tratta pertanto di un materiale di riferimento di grande valore per quanti intendono partecipare alla costruzione del domani. Se c'è una parola emotiva nel libro, essa è partecipazione. Per quanti possano essere i suoi attuali significati, appare certo che, in ogni lingua, essa vuol dire la speranza per l'integrazione graduale di una società occidentale dal « volto nuovo ». Denis Robertshaw « L'Abc dell'economista pratico » di Gianni Pasquarelli e Germano Palmieri, Edizioni Calderini, Bologna, 346 pagine, L. 5000. Una recente indagine ha appurato che l'uomo della strada, bombardato quotidianamente da una massa di astrusi termini economico-finanziari, da sigle e da riferimenti, spesso in lingua straniera, non comprende che in parte le esprcsisoni usate dagli « addetti ai lavori ». Due studiosi, Gianni Pasquarelli e Germano Palmieri, hanno avvertito l'esigenza di colmare il vuoto di cultura dei non iniziati pubblicando una piccola enciclopedia destinata, come spiegano gli autori a « studenti, operatori economici, il gran pubblico che legge i giornali, che ascolta la radio, che vede la televisione, che vuol dire la sua sugli avvenimenti del giorno». Le mille e più voci elencate in ordine alfabetico comprendono le sigle di uso corrente da parte degli specialisti (Iseo, Oece, Gnp, Ecu) che si dà per scontato siano a conoscenza di tutti, e un'accurata spiegazione, ricorrendo ad una terminologia molto comprensibile, delle « voci » economiche, finanziarie, fiscali e commerciali più comuni. Troviamo così volgarizzale parole a prima vista inspiegabili per il profano come ombudsman, feed back, turnover, offshore swap, che il gergo degli economisti ha fatto proprie senza curarsi dell'eventuale fatica di assimilazione da parte del lettore. Ed ancora troviamo spiegato in questa « bussola » per quel navigatore solitario che è il cittadino qualunque alle prese con problemi di alta economia che fatalmente gli debbono sfuggire, frasi fatte come gli gnomi di Zurigo, l'annacquamento del capitale, i mass media e gli opinion makers, il gruppo dei Venti ed il club dei Dieci. Particolarmente utili, date le circostanze, risultano le esemplificazioni sui vocaboli coniati da poco per le nuove transazioni europee: eurobonds, eurocrati, eurodollari, unità di conto. Un volumetto insomma che potrebbe sollecitare la curiosità persino della casalinga, il che è tutto dire. Una valida proposta Io vorrebbe inserito quanto prima fra i libri di testo delle scuole medie quale ulteriore contributo a un'educazione che è indice di progresso sociale. Piero de Garzarolli «L'entreprise à visuge humain», di Jean-Louis Servan-Schreiber, edizione Robert Laffont. 270 pagine. Fabbriche, macchine, ciminiere, progetti, cifre... Gli uomini che vivono per l'industria e per i quali, in principio, essa esiste, non si sentono perduti nell'ambito delle loro imprese? E le nostre economie « sviluppate » forse non si sbagliano sui mezzi e sui fini che perseguono? Sono domande che abbiamo cominciato a porci quando le perturbazioni monetarie, la guerra arabo-israeliana e la crisi energetica sono balzate al primo posto delle preoccupazioni generali, relegando il resto in secondo piano. Jean-Louis Servan-Schreiber aveva cominciato a scrivere il suo libro nel 1972 durante un soggiorno negli Stati Uniti: in quell'epoca i dibattiti sulla crescita « zero » e le rivendicazioni dell'« essere », in opposto a quelle dell'» avere », costituivano ancora i principali motivi dell'evoluzione del momento. Ora egli pubblica le sue considerazioni in un contesto nuovo, quasi una specie di richiamo all'ordine. «L'impresa dal volto umano»: manca al titolo forse un punto interrogativo. Come ci dice l'autore, i pessimisti vedranno nel libro la conferma dei loro problemi: un sistema di valori dal respiro difficile, l'insoddisfazione dei quadri dirigenti, lo scandalo del lavoro alla catena di montaggio, le contestazioni del padronato, il sorgere del multinazionalismo capitalistico e sindacale, le responsabilità sociali dell'impresa... Non è vero, come ha detto Jean Fourastié, che « un giovane operaio specializzato che entra nella vita attiva guadagnando, prima di aver raggiunto i sessant'anni, un potere d'acquisto superiore a quello di un consigliere di Stato che vada attualmente in pensione» sia giocoforza più felice e meglio inserito nel sistema in cui lavora. « Meno di 30 anni fa, l'alternativa socialista (nel senso comunista del termine) sembrava naturale a tutti coloro che individuano i difetti del capitalismo del mercato occidentale », afferma Jean-Louis Servan-Schreiber. « Dopo una generazione, le insufficienti prestazioni del sistema statale, che si sono aggiunte a condizioni di libertà individuali decisamente poco allettanti, non permettono più di avere illusioni. I critici tendono dunque ad orientarsi verso esigenze di mutamenti radicali nel funzionamento attuale del sistema ». Insomma, un libro critico, ma non rivoluzionario. Jacqueline Grapin

Luoghi citati: Bologna, Germania, Scozia, Stati Uniti, Zurigo