Due amici della donna uccisa fermati ieri seta: gravi indizi di Alvaro Gili

Due amici della donna uccisa fermati ieri seta: gravi indizi Una svolta nelle indagini per il delitto di via Monti Due amici della donna uccisa fermati ieri seta: gravi indizi Sono Francesco Rosario Binanti catanese, vissuto a lungo in sud America e Ana Silvia Deliberto, argentina - Erano spariti da Torino il 15 agosto: "Siamo stati a Genova" - La polizia sospetta che abbiano avuto contatti con l'organizzazione della prostituzione - Juan Quiroga è andato a casa loro dopo aver scoperto il delitto - Aveva un grosso pacco Due persone sono trattenute in stato di fermo da ieri sera in questura per il delitto di via Monti. Sono un uomo e una donna — lei « entraineuse », lui il suo amico, di non meglio precisata attività — che la polizia ha rintracciato grazie a una fotografia trovata nell'alloggio di via Monti 17 in cui Nelida Justi è stata assassinata (strangolata con un collant e poi colpita con una tremenda coltellata all'orecchio) la notte tra il 14 e il 15 agosto. Il più stretto riserbo circonda ovviamente le indagini su questi due nuovi personaggi. Di certo, per ora, si sa soltanto che erano a conoscenza del delitto fin dalla mattina del 15 agosto. E che, subito dopo il fermo dell'amico dell'uccisa, Juan Quiroga, sono partiti per un weekend. Un fine settimana cui la polizia attribuisce estrema importanza: la meta era Genova. Stranamente proprio la città in cui avrebbe centro la misteriosa organizzazione che « smista » prostitute stra¬ niere sul fiorente mercato del triangolo industriale. Benché ufficialmente non sia stata ancora formulata nei confronti dei due fermati alcuna accusa, su di loro — sostengono gli inquirenti — gravano pesanti indizi. Si parla addirittura di « concorso in omicidio». I due giovani fermati sono Francesco Rosario Binanti, ventottenne, catanese, ma per anni residente in Sud America, e l'amica Ana Silvia Deliberto, ventunenne, argentina anche lei come la prostituta uccisa. Ana è approdata in Italia a Genova qualche tempo fa, e con Rosario Binanti è andata ad abitare in un alloggio di via De Sanctis 63, nella nostra città. Ventiquattro giorni or sono ha dato alla luce un bambino, Alfio. Al fermo dei due giovani si è giunti — come s'è detto — attraverso una fotografia trovata nell'alloggio in cui Nelida Justi sarebbe stata uccisa. Mostrata l'istantanea a Juan Quiroga, questi ha detto: « Si tratta di una coppia d'amici nostri. Luì si chiama Rosario ». Non ha voluto aggiungere di più. Attraverso pazienti indagini, ieri mattina il dottor Fersini della Mobile ha identificato i due. Già fin dalle prime ore delibi giornata, una pattuglia di polizia al comando del dott. Vinci si è recata in via De Sanctis 63. Ma nell'alloggio c'era nessuno. Alcuni agenti sono rimasti a piantonare il caseggiato. Verso le 17 Rosario Binanti, Ana Silvia e il bambino sono arrivati. « Veniamo da Genova — avrebbe spiegato l'uomo — dove abbiamo passato il fine settimana ». Perché proprio il capoluogo ligure? « Sbagliate ad attribuire eccessiva importanza alla località: siamo andati semplicemente al mare in una città che ci piace ». La polizia non è dello stesso avviso: ritiene che il Binanti si sia recato a Genova per parlare con qualcuno. Se per ora appare difficile chiarire con chi il giovane catanese si sia incontrato, meno complicato sarebbe — secondo gli inquirenti — stabilire il motivo della partenza da Torino: a Binanti e la sua amica — dicono gli inquirenti — sapevano del delitto fin dalla mattina del 15 agosto ». Pare sia stato lo stesso Binanti ad ammetterlo. «Erano le otto appena avrebbe detto il giovane — quando abbiamo sentito squillare il campanello. Era Juan Quiroga. Aveva un aspetto stravolto, era disperato. "Hanno ucciso Nelida" ha detto. Gli abbiamo aperto, ci siamo fatti raccontare l'accaduto». Pare che Juan Quiroga avesse con sé un grosso involto: conteneva indumenti e qualche monile d'oro. Il pacco sarebbe stato consegnato al Binanti, che lo avrebbe riposto in un armadio in casa sua. E' questo l'ennesimo particolare misterioso della intricata vicenda. Perché Juan Quiroga ha subito pensato di far sparire indumenti e oggetti in apparenza senza alcuna importanza in merito alle indagini? E perché è andato a raccontare l'accaduto al Binanti prima ancora che alla polizia? A questo punto, soltanto congetture: la polizia ha buone ragioni per ritenere che. Quiroga abbia chiesto a Bi- i nanti di riaccompagnarlo nel-1 l'alloggio di via Monti 17 dove Nelida Justi giaceva assassinata. Se Binanti vi sia andato o meno resta un mistero. Come resta oscuro che cosa sia accaduto nell'appartamento in cui si trovava il cadavere fra le 8 e le 9,30, ora in cui Juan Quiroga ha telefonato alla polizia. Il cadavere è stato rimosso? E, soprattutto, sono state fatte sparire carte compromettenti? Il disordine nei cassetti è stato lasciato veramente dall'assassino? E per quale motivo, mentre Juan Quiroga veniva accompagnato in questura come « teste utile » alle indagini e poi arrestato sotto l'accusa di sfruttamento nei confronti di Nelida Justi, Rosario Binanti è partito tranquillamente per un week-end a Genova? E' quanto le indagini tentano ora di chiarire. L'amico del cuore della prostituta assassinata, intanto, interrogato dal sostituto procuratore della Repubblica dottor Notarbartolo, mantiene la sua versione dei fatti: « Sono entrato nell'appartamento, ho trovato il cadavere di Nelida. Ne sono uscito stravolto, ho telefonato alla polizia. Non l'ho mai sfruttata, anzi ero io a mantenere lei. L'avevo conosciuta in un ufficio postale a Genova, avevamo fatto amicizia. Era una donna sfortunata: al paese nscrsfi1lssd0s non aveva conosciuto che miseria ». Sembra quest'ultimo l'unico particolare attendibile del racconto. Pare che Nelida Justi, sposata e madre di due figli (Leto e Omar di 15 p 13 anni) se ne sia andata dal l'Argentina spinta dalla miseria. Ma pare anche che la sua conoscenza con Quiroga risalga a parecchio tempo fa. I passaporti della donna e del suo amico hano numeri consecutivi (020 quello di lei, 021 quello di lui): segno evidente che sono stati rilasciati contemporaneamente. Poverissimi — secondo Juan Quiroga — sarebbero rimasti anche in Italia. La polizia avrebbe accertato che con la sua attività Nelida guadagnava più di 150 mila lire al giorno. E tuttavia nell'appartamento di via Monti 17 (dove la giovane donna riceveva i clienti) non è stato trovato danaro, e nell'alloggio di via Genova 209 (dove viveva con Quiroga) sono state rinvenute complessivamente 20 mila lire. « Ve l'ho detto — spiega Quiroga — vivevamo miseramente ». Ma gli inquirenti ritengono che il danaro ci sia, nascosto da qualche parte. Potrebbe essere stato fatto sparire subito dopo il delitto. Ma la polizia non esclude che sia ancora nascosto, almeno in parte, in qualche angolo sicuro. Qualcuno ha riferito che, al termine del suo lavoro, Nelida Justi risaliva sempre nell'alloggio di via Monti 17 per qualche minuto, sola. La polizia sospetta che lo facesse per nascondere l'incasso, o almeno parte di esso. E proprio questo danaro potrebbe aprire un nuovo spiraglio sul delitto. Diverse le supposizioni. La prima: « aiutata » a entrare in Italia e a esercitarvi il mestiere dall'h organizzazione », Nelida Justi avrebbe tentato di nascondere parte dei guadagni e quindi non versato l'intera tangente al racket. Scoperta, sarebbe stata « giustiziata ». La seconda: Nelida avrebbe nascosto parte dei guadagni all'amantesfruttatore. Per questo avrebbe litigato con lui e sarebbe stata uccisa. Il fatto che sia stata trovata nuda secondo gli inquirenti non prova nulla: potrebbe essere un facile espediente per sviare le indagini. Per l'ora del delitto, Juan Quiroga non ha alibi: « Sono stato fino all'una in un garage di via Genova — ha detto — poi sono andato a dormire ». Nelida è stata uccisa certamente dopo l'una. Ma la polizia non esclude che il delitto, con tutti i particolari macabri (non ultima la tremenda messinscena del coltello conficcato nell'orecchio) che ne fanno caso unico nella cronaca nera della nostra città, sia frutto di una spietata «guerra» tra opposte gang della prostituzione. E' accertato che gravitano attorno a Genova almeno due organizzazioni. La prima, capeggiata da un non meglio identificato Francois, importerebbe donne dall'Algeria e dalla Francia e le incanalerebbe, con periodiche rotazioni, sui mercati di Milano, Torino e Genova. La seconda, di più recente nascita, importerebbe donne dal SudAmerica. «Uno sconfinamento, un errore o uno sgarro anche banale — dice la polizia — potrebbe essere all'origine della morte di Nelida». Uccisa e poi sfigurata in segno di disprezzo: con un coltello nell'orecchio, come la tradizione degli indios vuole si ammazzino le oche. Alvaro Gili Ana Silvia Deliberto con il figlio di pochi giorni in braccio - L'amico Francesco Rosario Binanti - Juan Quiroga vittima Nelida fusti Due amici della donna uccisa fermati ieri seta: gravi indizi Una svolta nelle indagini per il delitto di via Monti Due amici della donna uccisa fermati ieri seta: gravi indizi Sono Francesco Rosario Binanti catanese, vissuto a lungo in sud America e Ana Silvia Deliberto, argentina - Erano spariti da Torino il 15 agosto: "Siamo stati a Genova" - La polizia sospetta che abbiano avuto contatti con l'organizzazione della prostituzione - Juan Quiroga è andato a casa loro dopo aver scoperto il delitto - Aveva un grosso pacco Due persone sono trattenute in stato di fermo da ieri sera in questura per il delitto di via Monti. Sono un uomo e una donna — lei « entraineuse », lui il suo amico, di non meglio precisata attività — che la polizia ha rintracciato grazie a una fotografia trovata nell'alloggio di via Monti 17 in cui Nelida Justi è stata assassinata (strangolata con un collant e poi colpita con una tremenda coltellata all'orecchio) la notte tra il 14 e il 15 agosto. Il più stretto riserbo circonda ovviamente le indagini su questi due nuovi personaggi. Di certo, per ora, si sa soltanto che erano a conoscenza del delitto fin dalla mattina del 15 agosto. E che, subito dopo il fermo dell'amico dell'uccisa, Juan Quiroga, sono partiti per un weekend. Un fine settimana cui la polizia attribuisce estrema importanza: la meta era Genova. Stranamente proprio la città in cui avrebbe centro la misteriosa organizzazione che « smista » prostitute stra¬ niere sul fiorente mercato del triangolo industriale. Benché ufficialmente non sia stata ancora formulata nei confronti dei due fermati alcuna accusa, su di loro — sostengono gli inquirenti — gravano pesanti indizi. Si parla addirittura di « concorso in omicidio». I due giovani fermati sono Francesco Rosario Binanti, ventottenne, catanese, ma per anni residente in Sud America, e l'amica Ana Silvia Deliberto, ventunenne, argentina anche lei come la prostituta uccisa. Ana è approdata in Italia a Genova qualche tempo fa, e con Rosario Binanti è andata ad abitare in un alloggio di via De Sanctis 63, nella nostra città. Ventiquattro giorni or sono ha dato alla luce un bambino, Alfio. Al fermo dei due giovani si è giunti — come s'è detto — attraverso una fotografia trovata nell'alloggio in cui Nelida Justi sarebbe stata uccisa. Mostrata l'istantanea a Juan Quiroga, questi ha detto: « Si tratta di una coppia d'amici nostri. Luì si chiama Rosario ». Non ha voluto aggiungere di più. Attraverso pazienti indagini, ieri mattina il dottor Fersini della Mobile ha identificato i due. Già fin dalle prime ore delibi giornata, una pattuglia di polizia al comando del dott. Vinci si è recata in via De Sanctis 63. Ma nell'alloggio c'era nessuno. Alcuni agenti sono rimasti a piantonare il caseggiato. Verso le 17 Rosario Binanti, Ana Silvia e il bambino sono arrivati. « Veniamo da Genova — avrebbe spiegato l'uomo — dove abbiamo passato il fine settimana ». Perché proprio il capoluogo ligure? « Sbagliate ad attribuire eccessiva importanza alla località: siamo andati semplicemente al mare in una città che ci piace ». La polizia non è dello stesso avviso: ritiene che il Binanti si sia recato a Genova per parlare con qualcuno. Se per ora appare difficile chiarire con chi il giovane catanese si sia incontrato, meno complicato sarebbe — secondo gli inquirenti — stabilire il motivo della partenza da Torino: a Binanti e la sua amica — dicono gli inquirenti — sapevano del delitto fin dalla mattina del 15 agosto ». Pare sia stato lo stesso Binanti ad ammetterlo. «Erano le otto appena avrebbe detto il giovane — quando abbiamo sentito squillare il campanello. Era Juan Quiroga. Aveva un aspetto stravolto, era disperato. "Hanno ucciso Nelida" ha detto. Gli abbiamo aperto, ci siamo fatti raccontare l'accaduto». Pare che Juan Quiroga avesse con sé un grosso involto: conteneva indumenti e qualche monile d'oro. Il pacco sarebbe stato consegnato al Binanti, che lo avrebbe riposto in un armadio in casa sua. E' questo l'ennesimo particolare misterioso della intricata vicenda. Perché Juan Quiroga ha subito pensato di far sparire indumenti e oggetti in apparenza senza alcuna importanza in merito alle indagini? E perché è andato a raccontare l'accaduto al Binanti prima ancora che alla polizia? A questo punto, soltanto congetture: la polizia ha buone ragioni per ritenere che. Quiroga abbia chiesto a Bi- i nanti di riaccompagnarlo nel-1 l'alloggio di via Monti 17 dove Nelida Justi giaceva assassinata. Se Binanti vi sia andato o meno resta un mistero. Come resta oscuro che cosa sia accaduto nell'appartamento in cui si trovava il cadavere fra le 8 e le 9,30, ora in cui Juan Quiroga ha telefonato alla polizia. Il cadavere è stato rimosso? E, soprattutto, sono state fatte sparire carte compromettenti? Il disordine nei cassetti è stato lasciato veramente dall'assassino? E per quale motivo, mentre Juan Quiroga veniva accompagnato in questura come « teste utile » alle indagini e poi arrestato sotto l'accusa di sfruttamento nei confronti di Nelida Justi, Rosario Binanti è partito tranquillamente per un week-end a Genova? E' quanto le indagini tentano ora di chiarire. L'amico del cuore della prostituta assassinata, intanto, interrogato dal sostituto procuratore della Repubblica dottor Notarbartolo, mantiene la sua versione dei fatti: « Sono entrato nell'appartamento, ho trovato il cadavere di Nelida. Ne sono uscito stravolto, ho telefonato alla polizia. Non l'ho mai sfruttata, anzi ero io a mantenere lei. L'avevo conosciuta in un ufficio postale a Genova, avevamo fatto amicizia. Era una donna sfortunata: al paese nscrsfi1lssd0s non aveva conosciuto che miseria ». Sembra quest'ultimo l'unico particolare attendibile del racconto. Pare che Nelida Justi, sposata e madre di due figli (Leto e Omar di 15 p 13 anni) se ne sia andata dal l'Argentina spinta dalla miseria. Ma pare anche che la sua conoscenza con Quiroga risalga a parecchio tempo fa. I passaporti della donna e del suo amico hano numeri consecutivi (020 quello di lei, 021 quello di lui): segno evidente che sono stati rilasciati contemporaneamente. Poverissimi — secondo Juan Quiroga — sarebbero rimasti anche in Italia. La polizia avrebbe accertato che con la sua attività Nelida guadagnava più di 150 mila lire al giorno. E tuttavia nell'appartamento di via Monti 17 (dove la giovane donna riceveva i clienti) non è stato trovato danaro, e nell'alloggio di via Genova 209 (dove viveva con Quiroga) sono state rinvenute complessivamente 20 mila lire. « Ve l'ho detto — spiega Quiroga — vivevamo miseramente ». Ma gli inquirenti ritengono che il danaro ci sia, nascosto da qualche parte. Potrebbe essere stato fatto sparire subito dopo il delitto. Ma la polizia non esclude che sia ancora nascosto, almeno in parte, in qualche angolo sicuro. Qualcuno ha riferito che, al termine del suo lavoro, Nelida Justi risaliva sempre nell'alloggio di via Monti 17 per qualche minuto, sola. La polizia sospetta che lo facesse per nascondere l'incasso, o almeno parte di esso. E proprio questo danaro potrebbe aprire un nuovo spiraglio sul delitto. Diverse le supposizioni. La prima: « aiutata » a entrare in Italia e a esercitarvi il mestiere dall'h organizzazione », Nelida Justi avrebbe tentato di nascondere parte dei guadagni e quindi non versato l'intera tangente al racket. Scoperta, sarebbe stata « giustiziata ». La seconda: Nelida avrebbe nascosto parte dei guadagni all'amantesfruttatore. Per questo avrebbe litigato con lui e sarebbe stata uccisa. Il fatto che sia stata trovata nuda secondo gli inquirenti non prova nulla: potrebbe essere un facile espediente per sviare le indagini. Per l'ora del delitto, Juan Quiroga non ha alibi: « Sono stato fino all'una in un garage di via Genova — ha detto — poi sono andato a dormire ». Nelida è stata uccisa certamente dopo l'una. Ma la polizia non esclude che il delitto, con tutti i particolari macabri (non ultima la tremenda messinscena del coltello conficcato nell'orecchio) che ne fanno caso unico nella cronaca nera della nostra città, sia frutto di una spietata «guerra» tra opposte gang della prostituzione. E' accertato che gravitano attorno a Genova almeno due organizzazioni. La prima, capeggiata da un non meglio identificato Francois, importerebbe donne dall'Algeria e dalla Francia e le incanalerebbe, con periodiche rotazioni, sui mercati di Milano, Torino e Genova. La seconda, di più recente nascita, importerebbe donne dal SudAmerica. «Uno sconfinamento, un errore o uno sgarro anche banale — dice la polizia — potrebbe essere all'origine della morte di Nelida». Uccisa e poi sfigurata in segno di disprezzo: con un coltello nell'orecchio, come la tradizione degli indios vuole si ammazzino le oche. Alvaro Gili Ana Silvia Deliberto con il figlio di pochi giorni in braccio - L'amico Francesco Rosario Binanti - Juan Quiroga vittima Nelida fusti