Nixon "pensionato,, in California di Vittorio Zucconi

Nixon "pensionato,, in California Prima domenica da borghese del Presidente dimissionario Nixon "pensionato,, in California "Riposa e non ha rimpianti" dicono alla sua villa - Ford è andato in chiesa con la moglie e i figli - Parlerà questa sera al Congresso (Dal nostro corrispondente) Wellington, 11 agosto. «Riposa», dicono i bollettini dalla «Casa Pacifica», la villa californiana dove Nixon si è ritirato, «riposa e non ha rimpianti». L'ex presidente passa la sua prima domenica da «borghese» dormendo, passeggiando, ricordando. Sette giorni fa era a Camp David, nelle colline a Nord di Washington, per preparare la confessione pubblica del lunedì successivo. Oggi è in California, per meditare sulle conseguenze di quella decisione, sognare con gli ultimi amici impossibili rivincite. Leggendo i giornali, stamane, Nixon avrà visto che il 54 per cento degli americani chiedono — in un sondaggio — che gli sia risparmiato il carcere e avrà respirato di sollievo. In sette giorni il salto dalla Casa Bianca a Casa Pacifica è già abbastanza grande, fino ad una casa di pena sarebbe «troppo» grande. Dense, robuste palme circondano la villa californiana, a San Clemente. Intorno, meno sfarzose di «Casa Pacifica» che è costata ai contribuenti quasi 200 milioni di lire, stanno decine di altre ville: è una zona di pensionati ricchi, uno dei ritiri preferiti dagli americani bene¬ stanti e troppo raffinati per finire i loro giorni ne'le cittàospizio, negli alveari per vecchi della più economica Florida. Nixon si stabilirà qui, si chiedono i cittadini di San Clemente, o sceglierà la Florida, per stare accanto al carissimo Bebé Rebozo, l'amico cubano preferito, il «complice» secondo l'accusa? I commercianti di San Clemente sperano che resti: l'ex presidente sarà a lungo un'attrazione turistica. Le mappe con le indicazioni stradali per raggiungere «Casa Pacifica», i lecca-lecca incartati con le immagini di Richard e Pat Nixon, i portacenere con il suo volto pronto a sorridere fra le cicche promettono di vender bene ancora per molti anni, se il primo presidente dimissionario della storia Usa sceglierà la California. Ma i politici locali sono meno entusiasti. Ad esempio: che fare di quel busto in bronzo di Nixon alto due metri e mezzo nell'atrio del municipio di San Clemente, scolpito con una sottoscrizione pubblica? Il governo federale continuerà a mandare i 170 milioni di lire annui stanziati per rafforzare i servizi di polizia locale, necessari quando Nixon frequentava San Clemente come capo dello Sta¬ lo? I repubblicani del posto non sanno come comportarsi, se ignorare Nixon od onorarlo, i democratici vorrebbero sfruttarne le disgrazie, ma temono di apparire «unfair», scorretti. Ora che la sorveglianza del servizio segreto è ridotta a due agenti assegnati «a vita» all'ex presidente, anche i bambini vanno a curiosare intorno a «Casa Pacifica». E possono nascere incidenti spiacevoli: i bambini, soprattutto quelli americani, dicono sempre la verità e al celebre pensionato potrebbe anche non piacere. Nixon tace, per ora, esausto dopo tante bugie che la tenerezza dell'addio non può far dimenticare. Notizie non trapelano, tra le palme della villa. I pochi giornalisti che l'hanno seguito fin lì non sanno a chi rivolgersi, non certo all'addetto stampa Ziegler, che non parlava quando era un uomo pubblico, figuriamoci ora. Non v'è neppure una sala stampa e i cronisti devono pigiarsi nelle cabine dei telefoni e dei motel per trasmettere magri servizi. «Siamo una casa privala», risponde una voce femminile al telefono e cortesemente riattacca. Che farà Nixon? Forse lavorerà alla sua difesa, preparandosi per controbattere eventua¬ li incriminazioni, una delle quali sembra addirittura inevitabile visto che il Gran giurì di Washington sta premendo sul pubblico ministero perché vada fino in fondo. Forse porrà mano alle sue memorie, accettando l'offerta di un editore di New York per quasi un miliardo e mezzo di lire. Forse, come arriva a temere qualcuno, pensa ad una drammatica conclusione della sua vita, ma le fonti dicono che ii presidente è «su di morale» e ipotesi catastrofiche sembrano infondate. Ha promesso di «tornare» nel discorso d'addio, ma è una minaccia a salve. Egli non ha più alcun incarico ufficiale né politico, ormai (il suo seggio di senatore fu lasciato libero nel '68, quando divenne presidente, e coperto da successive elezioni politiche) ed egli dovrebbe ricominciare tutto daccapo. Lavorerà per la pace, ha detto ancora al commiato. Speriamo lavori per la «sua» pace, come gli ha augurato, senza malizia, Gerry Ford. Se due anni di Watergate sono stati abbastanza, ventisei anni di Nixon sono fin troppi, anche se nella sua villa egli è circondalo dal rimpianto dell'agenzia russa Tass (illustrato in un editoriale ieri sera) e dai super-conservatori di tutto il mondo, per una volta singolarmente d'accordo con i sovietici. Ora l'America ama Ford, il presidente «acqua e sapone», che ha celebrato la sua prima domenica da capo dello Stato andando in chiesa, come sempre, con moglie e quattro figli accanto. Il pastore della chiesa di Alexandria, deciso a non lasciarsi sfuggire l'occasione più grossa della sua vita, ha pronunciato un sermone dal tilolo pesantemente allusivo: «La tragedia della sete di potere». Ma anche l'opportunismo del pastore va benissimo, in questo clima di «luna di miele» tra Ford e l'America. Non importa neppure scoprire — come è accaduto oggi — che da ben quattro mesi, da aprile, il fedele, modesto Gerry Ford stava già preparando i suoi piani per prendere la successione di Nixon. In pubblico proclamava fede nell'innocenza del presidente e certezza che questi sarebbe rimasto al suo posto fino in fondo, in privato le cose erano diverse. Ma non stupiamoci, ora, per queste piccole doppiezze: anche Ford, in fondo, è soltanto un uomo. Il neo-presidente si presenterà al Congresso, riunito in seduta plenaria, domani alle 21 (le 3 di martedì in Italia). Vittorio Zucconi Nixon "pensionato,, in California Prima domenica da borghese del Presidente dimissionario Nixon "pensionato,, in California "Riposa e non ha rimpianti" dicono alla sua villa - Ford è andato in chiesa con la moglie e i figli - Parlerà questa sera al Congresso (Dal nostro corrispondente) Wellington, 11 agosto. «Riposa», dicono i bollettini dalla «Casa Pacifica», la villa californiana dove Nixon si è ritirato, «riposa e non ha rimpianti». L'ex presidente passa la sua prima domenica da «borghese» dormendo, passeggiando, ricordando. Sette giorni fa era a Camp David, nelle colline a Nord di Washington, per preparare la confessione pubblica del lunedì successivo. Oggi è in California, per meditare sulle conseguenze di quella decisione, sognare con gli ultimi amici impossibili rivincite. Leggendo i giornali, stamane, Nixon avrà visto che il 54 per cento degli americani chiedono — in un sondaggio — che gli sia risparmiato il carcere e avrà respirato di sollievo. In sette giorni il salto dalla Casa Bianca a Casa Pacifica è già abbastanza grande, fino ad una casa di pena sarebbe «troppo» grande. Dense, robuste palme circondano la villa californiana, a San Clemente. Intorno, meno sfarzose di «Casa Pacifica» che è costata ai contribuenti quasi 200 milioni di lire, stanno decine di altre ville: è una zona di pensionati ricchi, uno dei ritiri preferiti dagli americani bene¬ stanti e troppo raffinati per finire i loro giorni ne'le cittàospizio, negli alveari per vecchi della più economica Florida. Nixon si stabilirà qui, si chiedono i cittadini di San Clemente, o sceglierà la Florida, per stare accanto al carissimo Bebé Rebozo, l'amico cubano preferito, il «complice» secondo l'accusa? I commercianti di San Clemente sperano che resti: l'ex presidente sarà a lungo un'attrazione turistica. Le mappe con le indicazioni stradali per raggiungere «Casa Pacifica», i lecca-lecca incartati con le immagini di Richard e Pat Nixon, i portacenere con il suo volto pronto a sorridere fra le cicche promettono di vender bene ancora per molti anni, se il primo presidente dimissionario della storia Usa sceglierà la California. Ma i politici locali sono meno entusiasti. Ad esempio: che fare di quel busto in bronzo di Nixon alto due metri e mezzo nell'atrio del municipio di San Clemente, scolpito con una sottoscrizione pubblica? Il governo federale continuerà a mandare i 170 milioni di lire annui stanziati per rafforzare i servizi di polizia locale, necessari quando Nixon frequentava San Clemente come capo dello Sta¬ lo? I repubblicani del posto non sanno come comportarsi, se ignorare Nixon od onorarlo, i democratici vorrebbero sfruttarne le disgrazie, ma temono di apparire «unfair», scorretti. Ora che la sorveglianza del servizio segreto è ridotta a due agenti assegnati «a vita» all'ex presidente, anche i bambini vanno a curiosare intorno a «Casa Pacifica». E possono nascere incidenti spiacevoli: i bambini, soprattutto quelli americani, dicono sempre la verità e al celebre pensionato potrebbe anche non piacere. Nixon tace, per ora, esausto dopo tante bugie che la tenerezza dell'addio non può far dimenticare. Notizie non trapelano, tra le palme della villa. I pochi giornalisti che l'hanno seguito fin lì non sanno a chi rivolgersi, non certo all'addetto stampa Ziegler, che non parlava quando era un uomo pubblico, figuriamoci ora. Non v'è neppure una sala stampa e i cronisti devono pigiarsi nelle cabine dei telefoni e dei motel per trasmettere magri servizi. «Siamo una casa privala», risponde una voce femminile al telefono e cortesemente riattacca. Che farà Nixon? Forse lavorerà alla sua difesa, preparandosi per controbattere eventua¬ li incriminazioni, una delle quali sembra addirittura inevitabile visto che il Gran giurì di Washington sta premendo sul pubblico ministero perché vada fino in fondo. Forse porrà mano alle sue memorie, accettando l'offerta di un editore di New York per quasi un miliardo e mezzo di lire. Forse, come arriva a temere qualcuno, pensa ad una drammatica conclusione della sua vita, ma le fonti dicono che ii presidente è «su di morale» e ipotesi catastrofiche sembrano infondate. Ha promesso di «tornare» nel discorso d'addio, ma è una minaccia a salve. Egli non ha più alcun incarico ufficiale né politico, ormai (il suo seggio di senatore fu lasciato libero nel '68, quando divenne presidente, e coperto da successive elezioni politiche) ed egli dovrebbe ricominciare tutto daccapo. Lavorerà per la pace, ha detto ancora al commiato. Speriamo lavori per la «sua» pace, come gli ha augurato, senza malizia, Gerry Ford. Se due anni di Watergate sono stati abbastanza, ventisei anni di Nixon sono fin troppi, anche se nella sua villa egli è circondalo dal rimpianto dell'agenzia russa Tass (illustrato in un editoriale ieri sera) e dai super-conservatori di tutto il mondo, per una volta singolarmente d'accordo con i sovietici. Ora l'America ama Ford, il presidente «acqua e sapone», che ha celebrato la sua prima domenica da capo dello Stato andando in chiesa, come sempre, con moglie e quattro figli accanto. Il pastore della chiesa di Alexandria, deciso a non lasciarsi sfuggire l'occasione più grossa della sua vita, ha pronunciato un sermone dal tilolo pesantemente allusivo: «La tragedia della sete di potere». Ma anche l'opportunismo del pastore va benissimo, in questo clima di «luna di miele» tra Ford e l'America. Non importa neppure scoprire — come è accaduto oggi — che da ben quattro mesi, da aprile, il fedele, modesto Gerry Ford stava già preparando i suoi piani per prendere la successione di Nixon. In pubblico proclamava fede nell'innocenza del presidente e certezza che questi sarebbe rimasto al suo posto fino in fondo, in privato le cose erano diverse. Ma non stupiamoci, ora, per queste piccole doppiezze: anche Ford, in fondo, è soltanto un uomo. Il neo-presidente si presenterà al Congresso, riunito in seduta plenaria, domani alle 21 (le 3 di martedì in Italia). Vittorio Zucconi