Ex combattenti: la legge è approvata dalla Camera di Gianfranco Franci

Ex combattenti: la legge è approvata dalla Camera Il Parlamento ha lavorato anche di domenica Ex combattenti: la legge è approvata dalla Camera Il provvedimento dovrà tornare al Senato per una modifica, sulla quale il governo è stato messo in minoranza (ma il voto definitivo quasi certamente avverrà entro Ferragosto) - Esso frenerà, scaglionandolo nel tempo, l'esodo dall'amministrazione pubblica dei reduci, consentito da una legge di quattro anni fa Era dall'ottobre del '70 che a Montecitorio e a Palazzo Madama non si tenevano sedute domenicali (Nostro servigio particolare) Roma, 11 agosto. La Camera ha approvato oggi, con 258 voti favorevoli (de, psi e psdi) e 235 contrari (pei, pli e msi), il decreto con il quale il governo ha voluto frenare e scaglionare nel tempo l'esodo dall'amministrazione pubblica degli ex combattenti concesso da una legge di quattro anni fa. Si sono astenuti i repubblicani ed un democristiano, Von. Capra. A parte questa divergenza di opinioni che ha indotto ancora una volta il pri a discostarsi dalla maggioranza, anche su questo decreto non è mancato il colpo a sorpresa, essendo stato il governo messo in minoranza dalla coalizione delle opposizioni di sinistra e di destra nella votazione a scrutinio segreto su un emendamento. La modifica apportata al testo già varato dal Senato rende ora necessario il ritorno del provvedimento dinanzi all'assemblea di Palazzo Madama, ma sarà un problema di poco conto e del tutto incapace di mettere in pericolo le ferie che i parlamentari si propongono per Ferragosto. Il Parlamento ha lavorato intensamente in questi mesi ed è anche giusto che i suoi membri se ne vadano in vacanza a raggiungere le proprie famiglie. In genere Camera e Senato di questi tempi sono chiusi, ma stavolta a guastare i programmi, non solo dei parlamentari ma anche degli altri cittadini, è venuto il "pacchetto" dei decreti fiscali e paraflscali che il governo si è visto costretto a emanare per tentare di porre rimedio alla grave situazione economica. Erano anni che a Montecitorio ed a Palazzo Madama non si lavorava anche di domenica. Per due domeniche di seguito, nell'ottobre del 1970, il Senato fu costretto a riunirsi per vincere l'ostruzionismo dei socialproletari sul « decretone », con il quale l'allora governo Colombo tentò di invertire la rotta della sfavorevole congiuntura. Stamane la seduta alla Camera ha avuto inizio alle 10 per cominciare a discutere il decreto con il quale si modifica la legge 24 maggio 1970 n. 336 sull'esodo dei dipendenti statali e di enti pubblici degli ex combattenti che dipendono dallo Stato o da enti pubblici. Erano presenti 472 deputati (il plaenum è di 629), tutti in giacca e cravatta, come vuole la prassi parlamentare anche d'estate (ma in tutto il palazzo esiste un efficiente impianto d'aria condizionata). Il tentativo dell'estrema destra d'insabbiare il provvedimento è fallito con 262 contrari, 57 favorevoli e 153 astenuti (pei). L'aula a questo punto si è rapidamente sfollata. Mentre gli oratori s'avvicendavano ai microfoni, molti deputati si sono trasferiti nel « transatlantico » od hanno preso a visitare la «buvette» o la tavola calda. Altri, pochi in verità, si sono allontanati per andare a tuffarsi nella piscina di qualche circolo. La seduta, salvo una interruzione di venti minuti tra le 15,55 e le 16,15, è andata avanti per tutto il pomeriggio. Dopo la breve sospensione l'aula è tornata a gremirsi per le votazioni: una quarantina su altrettanti emendamenti proposti soprattutto delle destre, su alcuni dei quali si è votato a scrutinio segreto col sistema elettronico. Sono stati tutti respinti tranne uno, presentato nella stessa forma da comunisti e liberali che ha ottenuto, contro il parere del governo, 248 sì e 243 no. Il decreto dispone che il personale collocato a riposo in virtù di queste disposizioni non può essere assunto in altri impieghi statali o pubblici. Le assunzioni avvenute prima dell'8 luglio 1974 (data di emanazione del decreto) di dipendenti collocati a riposo perché ex combattenti cesseranno d'avere efficacia entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. L'emendamento approvato dà la facoltà agli ex combattenti già andati in pensione e poi riassunti da enti pubblici di scegliere fra il mantenimento del nuovo incarico e la rinuncia al pensionamen¬ to agevolato. In caso di mancata rinuncia, il nuovo impiego pubblico dovrà cessare entro sei mesi. Il decreto si propone di rallentare e razionare l'esodo degli ex combattenti (15 mila statali, 47 mila delle aziende autonome e 130 mila delle aziende pubbliche) i quali avrebbero altrimenti potuto chiedere tutti insieme di andare in pensione con gravi conseguenze per la pubblica amministrazione. Ogni anno, a partire dal primo luglio 1975, sarà collocato a riposo un numero di ex combattenti pari al 20 per cento delle domande presentate: il pensionamento avverrà per contingenti semestrali del 10 per cento il primo luglio e il primo gennaio di ogni anno. L'inserimento nei singoli contingenti è sottratto a ogni valutazione dell'amministrazione perché sarà disposto secondo criteri obiettivi: la maggiore età, o a parità di età, la maggiore anzianità di servizio. In ciascun contingente semestrale, il 30 per cento dei posti dev'essere riservato ai mutilati e agl'invalidi. Gianfranco Franci Ex combattenti: la legge è approvata dalla Camera Il Parlamento ha lavorato anche di domenica Ex combattenti: la legge è approvata dalla Camera Il provvedimento dovrà tornare al Senato per una modifica, sulla quale il governo è stato messo in minoranza (ma il voto definitivo quasi certamente avverrà entro Ferragosto) - Esso frenerà, scaglionandolo nel tempo, l'esodo dall'amministrazione pubblica dei reduci, consentito da una legge di quattro anni fa Era dall'ottobre del '70 che a Montecitorio e a Palazzo Madama non si tenevano sedute domenicali (Nostro servigio particolare) Roma, 11 agosto. La Camera ha approvato oggi, con 258 voti favorevoli (de, psi e psdi) e 235 contrari (pei, pli e msi), il decreto con il quale il governo ha voluto frenare e scaglionare nel tempo l'esodo dall'amministrazione pubblica degli ex combattenti concesso da una legge di quattro anni fa. Si sono astenuti i repubblicani ed un democristiano, Von. Capra. A parte questa divergenza di opinioni che ha indotto ancora una volta il pri a discostarsi dalla maggioranza, anche su questo decreto non è mancato il colpo a sorpresa, essendo stato il governo messo in minoranza dalla coalizione delle opposizioni di sinistra e di destra nella votazione a scrutinio segreto su un emendamento. La modifica apportata al testo già varato dal Senato rende ora necessario il ritorno del provvedimento dinanzi all'assemblea di Palazzo Madama, ma sarà un problema di poco conto e del tutto incapace di mettere in pericolo le ferie che i parlamentari si propongono per Ferragosto. Il Parlamento ha lavorato intensamente in questi mesi ed è anche giusto che i suoi membri se ne vadano in vacanza a raggiungere le proprie famiglie. In genere Camera e Senato di questi tempi sono chiusi, ma stavolta a guastare i programmi, non solo dei parlamentari ma anche degli altri cittadini, è venuto il "pacchetto" dei decreti fiscali e paraflscali che il governo si è visto costretto a emanare per tentare di porre rimedio alla grave situazione economica. Erano anni che a Montecitorio ed a Palazzo Madama non si lavorava anche di domenica. Per due domeniche di seguito, nell'ottobre del 1970, il Senato fu costretto a riunirsi per vincere l'ostruzionismo dei socialproletari sul « decretone », con il quale l'allora governo Colombo tentò di invertire la rotta della sfavorevole congiuntura. Stamane la seduta alla Camera ha avuto inizio alle 10 per cominciare a discutere il decreto con il quale si modifica la legge 24 maggio 1970 n. 336 sull'esodo dei dipendenti statali e di enti pubblici degli ex combattenti che dipendono dallo Stato o da enti pubblici. Erano presenti 472 deputati (il plaenum è di 629), tutti in giacca e cravatta, come vuole la prassi parlamentare anche d'estate (ma in tutto il palazzo esiste un efficiente impianto d'aria condizionata). Il tentativo dell'estrema destra d'insabbiare il provvedimento è fallito con 262 contrari, 57 favorevoli e 153 astenuti (pei). L'aula a questo punto si è rapidamente sfollata. Mentre gli oratori s'avvicendavano ai microfoni, molti deputati si sono trasferiti nel « transatlantico » od hanno preso a visitare la «buvette» o la tavola calda. Altri, pochi in verità, si sono allontanati per andare a tuffarsi nella piscina di qualche circolo. La seduta, salvo una interruzione di venti minuti tra le 15,55 e le 16,15, è andata avanti per tutto il pomeriggio. Dopo la breve sospensione l'aula è tornata a gremirsi per le votazioni: una quarantina su altrettanti emendamenti proposti soprattutto delle destre, su alcuni dei quali si è votato a scrutinio segreto col sistema elettronico. Sono stati tutti respinti tranne uno, presentato nella stessa forma da comunisti e liberali che ha ottenuto, contro il parere del governo, 248 sì e 243 no. Il decreto dispone che il personale collocato a riposo in virtù di queste disposizioni non può essere assunto in altri impieghi statali o pubblici. Le assunzioni avvenute prima dell'8 luglio 1974 (data di emanazione del decreto) di dipendenti collocati a riposo perché ex combattenti cesseranno d'avere efficacia entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. L'emendamento approvato dà la facoltà agli ex combattenti già andati in pensione e poi riassunti da enti pubblici di scegliere fra il mantenimento del nuovo incarico e la rinuncia al pensionamen¬ to agevolato. In caso di mancata rinuncia, il nuovo impiego pubblico dovrà cessare entro sei mesi. Il decreto si propone di rallentare e razionare l'esodo degli ex combattenti (15 mila statali, 47 mila delle aziende autonome e 130 mila delle aziende pubbliche) i quali avrebbero altrimenti potuto chiedere tutti insieme di andare in pensione con gravi conseguenze per la pubblica amministrazione. Ogni anno, a partire dal primo luglio 1975, sarà collocato a riposo un numero di ex combattenti pari al 20 per cento delle domande presentate: il pensionamento avverrà per contingenti semestrali del 10 per cento il primo luglio e il primo gennaio di ogni anno. L'inserimento nei singoli contingenti è sottratto a ogni valutazione dell'amministrazione perché sarà disposto secondo criteri obiettivi: la maggiore età, o a parità di età, la maggiore anzianità di servizio. In ciascun contingente semestrale, il 30 per cento dei posti dev'essere riservato ai mutilati e agl'invalidi. Gianfranco Franci

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